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Francesco Cognasso (1886-1986)

di Patrizia Cancian

© 2003 - Patrizia Cancian per "Reti Medievali"


Francesco Cognasso si era laureato nel 1909 con Pietro Fedele; dopo circa vent'anni di insegnamento nella scuola media superiore, secondo nella terna per la cattedra di Storia moderna della Facoltà di Lettere di Torino, accettò l'insegnamento di Storia presso l'Istituto superiore di Magistero. Quando questo fu trasformato in Facoltà ne divenne il primo preside, carica ricoperta per quattro anni sino al suo trasferimento a Lettere. L'insegnamento critico-filologico di Fedele lo accompagnò per tutta la sua vita di studioso, come si riscontra in tutta la sua produzione che lo vede sempre impegnato nello studio dei più diversi documenti medievali per frugare nel passato, narrare, descrivere e discutere e rende chiaro il possesso che egli aveva di tutti gli strumenti paleografici, diplomatistici, giuridico-istituzionali, linguistici necessari per interpretare e commentare le fonti medievali.

L'anno successivo all'espulsione di Giorgio Falco dall'Università torinese, in seguito all'applicazione delle leggi razziali, Francesco Cognasso, ordinario di Storia nella Facoltà di Magistero, presentò domanda per essere chiamato a coprire la cattedra di Storia medievale della Facoltà di Lettere, rimasta vacante. Il 15 novembre 1939 il consiglio di Facoltà accolse la sua domanda con decorrenza dal giorno successivo.

Cognasso colse senza indugi l'occasione di ritornare nella Facoltà, in cui aveva svolto gli studi: con il suo arrivo il Piemonte e la dinastia sabauda ritornarono a essere il centro degli dell’insegnamento universitario di Storia medievale. La costruzione dello stato sabaudo, lo sviluppo della signoria alpina attraverso le imprese di alcuni principi, ritenuti precorritori di un'esperienza statale destinata a cementare politicamente l'unità nazionale italiana, furono fra i temi più costanti della sua produzione, affidati pure alle ricerche dei suoi numerosi allievi. Tuttavia Cognasso rimase sempre un lavoratore solitario e non divenne mai il coordinatore di un gruppo, anche perché fu uno studioso di difficile comprensione per “la sua multilateralità” (G. Tabacco). Non fu soltanto un tenace sostenitore della monarchia sabauda: la sua partecipazione al programma fascista fu certamente convinta, solo in parte per fedeltà verso il suo maestro (che di tale regime era divenuto anche ministro), in quanto da alcuni suoi scritti trapela un'allineamento al fascismo che non può essere solo attribuito allo 'spirito dei tempi', ma deve essere attribuito a una personale adesione alla politica culturale e scolastica del regime.

Dopo l’iniziale attività di editore di documenti, con la pubblicazione nel 1908, nella collana della Società storica subalpina di Ferdinando Gabotto, del Cartario dell'abazia di S. Solutore di Torino, e tre anni dopo dei Documenti inediti e sparsi sulla storia di Torino, concentrò i suoi studi soprattutto sul Piemonte e sui Savoia (I Savoia nella politica europea, Milano 1941; Novara e il suo territorio, Novara 1952; Il Piemonte nell’età sveva, Torino 1968), attraverso i quali entrò nel vivo dei grandi conflitti europei e, sempre seguendo il “multiforme movimento sabaudo” (G. Tabacco), si interessò alla maggior potenza politica cresciuta all’interno del mondo comunale italiano, quella viscontea: lo studio del processo di formazione dello Stato visconteo fu senza dubbio il suo lavoro migliore (I Visconti, Milano 1966). Era stato affascinato, particolarmente in questo caso, dalla forte capacità costruttiva di una linea politica provvista delle energie necessarie per imporre ordine e disciplina alla società: ordine e disciplina che Cognasso riteneva sempre indispensabili per gli apparati statali e la vita civile delle collettività.

L’ampiezza della sua curiosità era tale che incominciò a interessarsi di Bisanzio e dell'Oriente, ambito sino allora trascurato in Italia: nelle molte pagine dedicate all’Oltremare, tra le quali un saggio su Partiti politici e lotte dinastiche in Bisanzio alla morte di Manuele Comneno, pubblicato nel 1912 nelle Memorie dell'Accademia delle Scienze di Torino, affiora la vera vocazione di Cognasso, quella di raccontare i grandi eventi politici condizionanti lo sviluppo della civiltà europea (Storia della questione d’Oriente, Torino 1948). Ciò non lo distolse dal suo modo di procedere nei confronti della ricerca storica: la regione subalpina rimase centrale, come luogo d’incontro di esperienze.

Nel 1945, nonostante il ritorno di Falco, Cognasso mantenne la cattedra e continuò a comportarsi come l'unico e legittimo docente di Storia medievale, preoccupandosi di chiedere aumenti della dotazione per incrementare lo scarso patrimonio bibliografico dell’l'Istituto intitolato al suo maestro, Pietro Fedele, presso il quale ottenne la collaborazione di alcuni suoi allievi, Giovanni Tabacco, Dina Segato, Mario Abrate, Rosaldo Ordano e Anna Maria Patrone, che diverrà nel 1957 assistente straordinaria. Dovette poi attendere il 1968, dopo che l'insegnamento di Storia medievale era stato affidato a Giovanni Tabacco, suo primo assistente volontario, per vedersi iscritto fra i professori emeriti della Facoltà.

L'attività di studioso di Cognasso non si svolse esclusivamente all'interno del mondo accademico. Dopo Ferdinando Gabotto fu il nuovo mediatore fra ricerca professionale e studiosi locali. Il modo tradizionale di condurre i suoi studi e la sua attenzione per il Piemonte e i Savoia lo misero in sintonia con la cultura regionale attenta alle proprie radici e diffidente verso gli accademici. Tra il 1930 e il 1934 diresse la “Rivista storica italiana”, nel dopoguerra divenne prima direttore del “Bollettino storico-bibliografico subalpino” e, poco dopo, presidente della nuova Deputazione, nata dalla fusione imposta nel 1936 dal fascismo fra la Deputazione carloalbertina e la gabottiana Società storica subalpina: in questa veste si assunse il compito di restituire il posto che avevano avuto in ambito torinese le due istituzioni da cui procedeva, con opportuni aggiornamenti culturali nell'edizione di fonti medievali, di memorie ed epistolari moderni, nella pubblicazione di saggi di storia politica ed economica, e soprattutto nell'espansione della tematica del Bollettino (Storia di Torino, Milano 1959). Riprese anche la tradizione gabottiana dei Congressi storici subalpini, coniugando la migliore erudizione locale e l'indagine severa, prevalentemente universitaria, e collegando il centro culturale torinese e l'operosità erudita delle province piemontesi.

Figura emblematica di questo orientamento fu Maria Daviso di Charvensod con minuziose indagini su catasti, contratti agrari, conti amministrativi sabaudi, che le permisero di individuare alcuni grandi problemi del medioevo europeo (I più antichi catasti del Comune di Chieri, Pinerolo 1939, Biblioteca della Società storica subalpina, 151); il progetto sotteso a quell'orientamento fu poi in parte attuato per opera di Anna Maria Patrone, diletta scolara di Cognasso, con uno studio sull'arte del fustagno a Chieri (Recenti studi sulla storia economica subalpina nel basso medioevo, in “Bollettino storico-bibliografico subalpino”, LXII, 1964, pp. 144-160) e proseguito ad opera di Renata Allio, allieva di un altro suo operoso scolaro, Mario Abrate, con il volume sull'attività economica delle società di mutuo soccorso.

Entrò nel consiglio del Centro italiano di studi sull'alto medioevo, sin dall'anno della sua fondazione, perché era “un medievista di tutto rispetto” (G. Tabacco), e nel 1957 gli venne affidata la prolusione della Settimana sui Caratteri del VII secolo. Cognasso, non più docente universitario, continuò alacremente la sua attività di ricercatore del passato piemontese, mantenendo vive, con le sue letture, le sue ricerche d'archivio e nel modo di fare storia dalle origini dei Savoia al Risorgimento italiano, curiosità e forme espressive sul passato che cominciavano ad apparire datate.

La sua produzione storiografica, quindi, non si limitò al solo medioevo: il fascino che esercitavano su di lui le grandi età della storia e le società capaci di attrazione e di irradiazione universali lo portarono a occuparsi di Rinascimento. Curò l'edizione di due grossi volumi sulla società e il costume del Rinascimento italiano: si tratta, è vero, di una smisurata raccolta di schede, che informano sugli argomenti più diversi, dalle acconciature al modo di viaggiare per terra e per acqua, ma ancora una volta mettono in luce la necessità vitale di Cognasso di frugare nel passato per narrare, per descrivere, per far conoscere anche agli altri.


L'autrice di questo Profilo ha dedicato a Francesco Cognasso anche parte del contributo La medievistica, nel volume La città, la storia, il secolo. Cento anni di storiografia a Torino, a cura di A. d’Orsi, Bologna 2001, pp. 135-214 ; il saggio di P. Cancian è distribuito in formato digitale nella sezione Biblioteca di Reti Medievali (download)

 


  • Studi su Francesco Cognasso


  • Principali scritti di Francesco Cognasso

    • Cartario dell’Abazia di San Solutore di Torino (1006-1303), Pinerolo 1908 (Biblioteca della Società storica subalpina, 44)

    • Partiti politici e lotte dinastiche in Bisanzio alla morte di Manuele Comneno, in “Memorie dell'Accademia delle Scienze di Torino”, 1912, pp. 213-317

    • Un imperatore bizantino della decadenza, in “Bessarione”, 19 (1915), pp. 29-60

    • L’influsso francese nella storia sabauda durante la minore età di Amedeo VIII, “Mélanges d’Archéologie et d’Histoire”, XXV (1916), pp. 258-326

    • Per la storia economica di Chieri nel XIII secolo, “Bollettino storico-bibliografico subalpino”, XVI (1921), pp. 16-78

    • Documenti inediti e sparsi sulla storia di Torino, Pinerolo 1914-31 (Biblioteca della Società storica subalpina, 65)

    • Statuti civili del Comune di Chieri (1313), Pinerolo 1924-31 (Biblioteca della Società storica subalpina, 76/2)

    • Umberto Biancamano, Torino 1937

    • Tommaso I e Amedeo IV, Torino 1940

    • I Savoia nella politica europea, Milano 1941

    • Storia della questione d’Oriente, Torino 1948

    • Novara e il suo territorio, Novara 1952

    • L'unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 1-567

    • Storia di Torino, Milano 1959

    • I Visconti, Milano 1966

    • Il Piemonte nell’età sveva, Torino 1968 (Miscellanea di storia italiana, s. 4a, X)

    • Vita e cultura in Piemonte dal medioevo ai giorni nostri, Torino 1969

    • I Savoia, Milano 1971


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Ultima modifica: 31/1/04

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