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Didattica > Fonti > Istruzione e educazione nel Medioevo > I, 3

Fonti

Istruzione e educazione nel Medioevo

a cura di Carla Frova

© 1973-2005 – Carla Frova


Sezione I – Disposizioni dell'autorità laica

3. L' «Encyclica de litteris colendis»

È il documento più celebre della politica culturale di Carlomagno. Indirizzata a Baugulfo, abate di Fulda tra il 780 e l’800, ha però il carattere di una lettera circolare, e detta norme che devono essere applicate da tutti i vescovi ed abati del regno. Come l’Encyclica de emendatione librorum, che riportiamo nella sezione dedicata ai libri e biblioteche, anche questa lettera non contiene provvedimenti particolareggiati riguardo alla scuola, ma illustra i motivi ispiratori delle iniziative di Carlomagno, e i mezzi di cui intende servirsi per portarle a compimento. Vi si ritrova la descrizione della decadenza culturale del clero e l’affermazione dello stretto rapporto tra formazione letteraria e formazione morale, motivo che ispira gran parte della cultura carolingia e in particolare gli scritti di Alcuino.

Fonte: Encyclica de litteris colendis, in Monumenta Germaniae Historica, Leges, I, pagg. 52-53.


Carlo, per grazia di Dio re dei Franchi e dei Longobardi, patrizio dei Romani abate Baugulfo e a tutta la sua comunità, così come ai nostri fedeli a te affidati, a nome dell’onnipotente Dio, salute. Sappia la vostra devozione, a Dio gradita, che, insieme con i nostri fedeli, abbiamo ritenuto opportuno che siano osservate le seguenti disposizioni.

I vescovadi e i monasteri che, per volere di Dio, sono stati affidati alla nostra guida, oltre all’osservanza della regola e alla pratica della santa religione, devono preoccuparsi che sia insegnato, a coloro che per dono di Dio sono in grado di apprendere, e secondo la capacità di ciascuno, l’esercizio delle lettere; affinché, come la regola dà ordine e ornamento ai costumi, altrettanto l’impegno di insegnare e di apprendere le lettere faccia per la lingua; e coloro che vogliono piacere a Dio vivendo rettamente, non trascurino di piacergli anche rettamente parlando. Poiché sta scritto: «Dalle tue parole sarai giustificato, dalle tue parole sarai condannato». Benché infatti sia meglio agire bene che sapere, è pur vero che il sapere precede l’agire. Ciascuno pertanto deve imparare ciò che vuoi mettere in pratica; così che tanto più pienamente l’anima comprenda ciò che deve fare, quanto più correttamente la lingua si sarà mossa alle lodi del Signore. Poiché, se è vero che tutti gli uomini devono evitare gli errori, quanto più debbono guardarsene, in proporzione alle loro possibilità, coloro che proprio a questo sono stati chiamati, a servire in modo speciale la verità!

In questi anni da molti monasteri ci sono state indirizzate a più riprese lettere per comunicarci che coloro che li abitano fanno a gara nell’elevare sante e devote preghiere per noi: ebbene, in più d’uno di questi scritti noi abbiamo trovato espressioni incolte: e questo perché ciò che una pia devozione rettamente dettava all’animo, il linguaggio, non esercitato, non era in grado di esprimere senza errori, a causa dell’abbandono in cui sono stati lasciati gli studi. Di qui l’origine del nostro timore che, insieme con l’abilità nello scrivere, vada diminuendo la capacità di intelligenza delle Sacre Scritture. Sappiamo tutti benissimo, che, per quanto pericolosi possano essere gli errori di parole, molto più pericolosi sono gli errori di senso. Perciò vi esortiamo non solo a non trascurare gli studi, ma al contrario a fare a gara nel coltivarli, s’intende con umiltà e con l’intento di piacere a Dio, in modo che possiate penetrare più facilmente e rettamente i misteri delle Sacre Scritture.

E poiché nelle sacre pagine si trovano metafore, tropi ed altre figure, è chiaro ad ognuno che qualunque lettore potrà tanto più rapidamente coglierne il senso spirituale, quanto meglio sarà stato precedentemente istruito dall’insegnamento delle lettere.

A questo compito siano scelti uomini che uniscano alla volontà e capacità di imparare il desiderio di istruire gli altri. E ciò sia fatto con l’intenzione pia che ispira questi nostri ordini. Noi infatti vi vogliamo, come si conviene a soldati della Chiesa, devoti interiormente ed esteriormente dotti; desideriamo che con la vita onesta diate prova della santità, con il linguaggio corretto della vostra istruzione. In tal modo chiunque venga a voi per amor di Dio, attratto dalla santità e dall’eccellenza della vostra condotta di vita, potrà essere al tempo stesso edificato dalla vostra vita e istruito dalla sapienza di cui darete prova nel canto e nella lettura, e se ne ritornerà lieto, rendendo grazie al Signore onnipotente.

Procura di inviare copia di questa lettera a tutti i vescovi tuoi suffraganei e a tutti i monasteri, se vuoi avere grazia presso di noi.

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/09/05