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Didattica > Fonti > Istruzione e educazione nel Medioevo > I, 8

Fonti

Istruzione e educazione nel Medioevo

a cura di Carla Frova

© 1973-2005 – Carla Frova


Sezione I – Disposizioni dell'autorità laica

8. Enrico III e l’istruzione dei laici

Wipo, poeta e cronista nato forse in Borgogna alla fine del secolo X, fu in stretto contatto con la corte tedesca sotto Corrado II, di cui scrisse una biografia, la sua opera principale, e sotto Enrico III. A Enrico, di cui fu precettore, dedicò i Proverbia, un programma di educazione laica, e il poema Tetralogus. In un celebre brano del carme egli si rivolge all’Imperatore, vestendo i panni della raffigurazione allegorica della legge, per esortarlo a far risorgere le scuole laiche in Germania. Egli porta a modello l’Italia «dove tutta la gioventù è costretta a sudar nelle scuole» e perciò il brano è stato più volte addotto a prova della presenza in Italia di scuole frequentate da un gran numero di laici agli inizi del secolo XI: bisogna tuttavia ricordare che Wipo, assumendo le vesti della legge deve riferirsi in particolare alla tradizione italiana degli studi giuridici, e inoltre non si può non tener conto dell’esagerazione retorica. Questi versi sono comunque importanti perché dimostrano l’interesse che nell’ambiente vicino all’Imperatore si nutriva per questo problema, e per quali fini si avvertiva la necessità dell’istruzione dei laici.

Fonte: Wipo, Tetralogus, versi 185-202, in Wiponis Opera, ed. H. Bresslau, in Scriptores Rerum germanicarum in usum scholarum, Hannover – Lipsia 1915 3, rist. anast. 1956, pp. 75-86.


Ora, che Dio Onnipotente ha messo ai tuoi piedi tutta la terra, mentre nessuno oserebbe scuotere il giogo della tua legge, e il mondo tace pacificato nell’ordine che hai stabilito; ora, che in tutto l’Impero volano i tuoi comandi, confermati dall’autorità del tuo augusto nome: emana dunque un editto nella terra di Germania, affinché chiunque sia di elevata condizione faccia istruire i propri figli nelle lettere e insegni loro la legge nella quale è nato, affinché, quando debbano sedere a fianco dei principi, possano trarre per loro modelli dai propri libri. Così visse un tempo gloriosa Roma; con questa formazione i suoi figli poterono tener a freno i più temibili tiranni. A questa disciplina fin dalla prima fanciullezza crescono gli Italiani, là dove tutta la gioventù è costretta a sudar nelle scuole. Ai Tedeschi soltanto par vergognoso, o vano, insegnare a colui che non sia chiamato alla vita ecclesiastica. Ma tu, dottissimo re, comanda che tutti i giovani nel tuo regno siano istruiti: con loro, accanto a te, regnerà la sapienza.

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05