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Fonti

Istruzione e educazione nel Medioevo

a cura di Carla Frova

© 1973-2005 – Carla Frova


Sezione II – La scuola cristiana

3. La lettura nella regola di san Ferréol

Oltre ai brani della regola di san Benedetto, riportiamo alcuni capitoli di una regola monastica francese del secolo VI, quella di san Ferréol. Riguardano l'importanza della lettura nella vita del monaco, e la loro presenza in un discorso incentrato più specificamente sulla scuola monastica si giustifica con le stesse considerazioni che adduciamo a questo proposito per la regola di san Benedetto.

Fonte: S. FERRÉOL, Regula ad Monachos, ed. J. P. Migne, in Patrologiae cursus completus, Series Latina, LXVI, coll. 963-964, 966, 968.


Nessun monaco ignori le lettere.

Chiunque voglia meritare il nome di monaco, non gli sia lecito ignorare le lettere. Anzi, deve conoscere a memoria tutti i salmi, e non avanzi scuse, per esimersi da questo santo studio. Similmente anche coloro che, secondo la consuetudine, sono incaricati della cura delle greggi, curino di recitare i salmi come gli altri: affinché non si rivelino manchevoli proprio in ciò che è più importante, e non debba applicarsi a loro confusione la parola dell'apostolo: l'uomo animale non intende ciò che viene dallo spirito di Dio. (cap. XI)

II monaco si tenga frequentemente occupato con la lettura.

Molti hanno un animo pigro, che ha bisogno di essere stimolato: essi hanno a noia la lettura divina e preferiscono perder tempo nell'ozio che attingere la salvezza delle sacre scritture: affinché costoro si infiammino spiritualmente, ci piacque disporre che ogni monaco, comunque sia impegnato all'interno o fuori del monastero, non lasci trascorrere neppure un giorno senza cibarsi della lettura divina. Non appena la mano deporrà il lavoro, si coltivi l'anima con la lettura. Prestino tutti orecchie al monito del beato Paolo al suo discepolo Timoteo, che dice: «Applicati alla lettura, all'esortazione, all'insegnamento». E ancora: «Ogni scrittura ispirata da Dio è utile per insegnare, per convincere, per ammonire, per ammaestrare nella giustizia: affinché l'uomo di Dio sia perfetto, e disposto al bene». (cap. XIX)

I monaci leggano ogni giorno fino all'ora terza.

In ogni stagione ogni monaco procuri di attendere alla lettura fino all'ora terza, per dedicarsi poi nella restante parte del giorno al compito affidatogli. Da quest'obbligo sono esclusi soltanto i malati: ad essi non può essere imposto contro la loro volontà, o per dir meglio virtù. Sono pure esclusi coloro che, nel tempo del raccolto, devono lavorare nelle ore mattutine per ordine dell'abate: essi non contravvengono alla regola, perché lavorano a vantaggio della comunità. I lavori agricoli si iniziano infatti di buon mattino… (cap. XXV)

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05