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Fonti

Istruzione e educazione nel Medioevo

a cura di Carla Frova

© 1973-2005 – Carla Frova


Sezione IV – Pedagogia e vita scolastica

2. Pedagogia monastica

La regola di san Benedetto, redatta intorno al 540, forma un tutto organico, pur traendo numerosi elementi da parti di regole più antiche, i rapporti con le quali sono molto controversi. Proprio a causa della sopravvivenza delle regole precedenti non ebbe immediatamente una vasta diffusione, ma dalla fine del secolo VII è ormai universalmente adottata in tutto il mondo occidentale.

Nella regola di san Benedetto sono numerosi i passi contenenti consigli pedagogici, sia di carattere generale, sia per quanto riguarda in particolare l'educazione dei fanciulli che entravano fin da piccoli nel monastero. Per loro, come si è già detto, non furono inizialmente previste vere e proprie scuole, poiché la loro istruzione si compiva, insieme con la formazione morale e religiosa, attraverso la partecipazione alla vita della comunità e con l'aiuto dei monaci più anziani. Ma naturalmente i principi pedagogici della regola ebbero nei secoli successivi un'enorme influenza sulla scuola monastica e sull'educazione in generale.

Fonte: S. BENEDICTI, Regula, Introduzione, testo, apparati, traduzione e commento a cura di G. Penco, O.S.B., Firenze 1958.


L’educatore deve operare le sue scelte pedagogiche adattandosi all'indole dei discepoli.


Nel suo regime poi l'abbate deve sempre custodire quella norma con cui l’Apostolo dice: «Correggi, riprendi, rimprovera»; tenendo cioè conto dei diversi momenti, avvicendando rimproveri ad elogi, mostri il severo atteggiamento del maestro e quello affettuoso del padre; e precisamente deve correggere con energia gli indisciplinati e gli irrequieti; gli obbedienti, invece, i più miti e pazienti deve esortarli a maggiori progressi; i negligenti e gli abituali trasgressori vogliamo però che li rimproveri e li castighi…; quanto agli ostinati, testardi, superbi o disobbedienti li tengano a freno al principio stesso del fallo le percosse o altri castighi materiali, sapendo che sta scritto: «L'insensato non si corregge con parole», e ancora: «Percuoti tuo figlio con la verga e libererai la sua anima dalla morte». (cap. II)

Ogni età ed ogni intelligenza devono essere trattate in una maniera speciale. Perciò i fanciulli e gli adolescenti o anche quelli che non possono rendersi conto della gravità della scomunica, quando commettono qualche colpa, o siano puniti con digiuni prolungati o con gravi battiture, dimodoché si correggano. (cap. XXX)

I fanciulli, così come gli anziani, meritano riguardi particolari, anche se, proprio in ragione della debolezza della loro natura, devono essere seguiti con speciale vigilanza.

Benché la stessa natura umana sia portata alla compassione verso queste età, cioè verso i vecchi ed i fanciulli, tuttavia anche per loro si faccia sentire l'autorità della Regola. Si abbia sempre presente la loro debolezza e non siano tenuti alla severità della Regola quanto all'alimentazione, ma si trattino con benevola discrezione e anticipino le ore dei pasti. (cap. XXXVII)

I fanciulli e i giovinetti in chiesa e a tavola conservino con ordine il proprio posto; fuori di lì invece e altrove stiano sotto sorveglianza e disciplina, fino a quando non siano giunti ad un'età più comprensiva. (cap. LXIII)

Quanto ai fanciulli fino all'età di quindici anni, tutti li trattino con oculata disciplina e con vigilanza, ma anche in questo moderatamente e prudentemente. Chi poi si credesse in qualche modo autorizzato ad avere potere sui più avanzati in età senza il comando dell'abbate o infierisse sui fanciulli stessi senza moderazione, sia sottoposto alla disciplina della Regola, perché sta scritto: «Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te».

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05