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Didattica > Fonti > Istruzione e educazione nel Medioevo > IV, 6

Fonti

Istruzione e educazione nel Medioevo

a cura di Carla Frova

© 1973-2005 – Carla Frova


Sezione IV – Pedagogia e vita scolastica

6. Un maestro del secolo XII

Pierre de Blois, vissuto tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo, letterato e uomo politico, fra i più versatili del suo tempo (compì gli studi liberali e di diritto in Francia e in Italia, e fu un personaggio di primo piano alle corti di Sicilia e di Inghilterra) si dedicò anche, in vari momenti della sua vita, all'insegnamento. In questa lettera espone le sue esperienze di studente, la sua visione pedagogica, e il suo punto di vista sul valore che hanno le varie discipline scolastiche nella formazione dello studioso e dell'uomo. Riportiamo qui i brani che riguardano più da vicino la pedagogia: la parte restante si trova nella sezione dedicata alle materie di insegnamento.

Fonte: PIERRE DE BLOIS, Epistola 101, ed. J. P. Migne, Patrologiae cursus completus, Series Latina, CCVII, coll. 312, 314.


Ti saluto, mio carissimo signore ed amico [1], e ti auguro quanto di meglio puoi desiderare. L'altro ieri mi hai mandato, per affidarli alle mie cure di maestro, due tuoi nipoti: uno fanciullo, l'altro nel pieno della pubertà. Ecco: nella tua lettera tu esalti e lodi entusiasticamente l'ingegno del maggiore; assicuri di non aver mai trovato persona di intelligenza più sottile, e concludi con una fervida esortazione: che la cura del maestro si mostri nei suoi confronti più attenta e sollecita: con mano leggera – tu pensi – io dovrei compiere la costruzione dell'edificio che altri si è adoperato ad innalzare. Le cose, a dire il vero, non stanno esattamente a questo modo. Il primo, quello che è venuto da me ancora da dirozzare, mi da a sperar meglio dell'altro, la cui personalità è già in gran parte formata, e che, oserei dire, mi si presenta con l'immagine di un maestro.

L'argilla e la cera, e in generale i materiali atti ad essere modellati, più facilmente e fedelmente riproducono la forma che si vuoi loro dare, se non sono stati prima in alcun modo plasmati. Narra Quintiliano, nel De institutione oratoris, che Timoteo, celebre maestro di flauto, chiedeva un compenso doppio agli alunni che già avessero preso lezioni da altri. Per costoro infatti doppia è la fatica del maestro: prima dovrà cancellare le tracce dell'insegnamento sbagliato che hanno ricevuto, poi indicherà la via della vera scienza, quella che da al tempo stesso vantaggio e onore. Con più fatica si disimpara quello che si è appreso in tenera età, poiché, come dice Orazio, «l'orcio nuovo serba a lungo l'odore di ciò che ha contenuto per la prima volta». Anche nel diritto civile, per disposizione degli edili, gli schiavi di vecchia data, già formati ad abitudini diverse, erano poco valutati, e talora si è discusso se potessero essere oggetto di azione redibitoria [2]. Più vantaggiosi furono considerati gli schiavi nuovi, perché suscettibili di essere addestrati e più atti al servizio.

Non mi venire dunque a magnificare il sottile ingegno di tuo nipote Guglielmo; e non dare a me la colpa, se impiegherà del tempo a far progressi. Si purga il malato, prima di curarlo, e per ritornare a Timoteo, il maestro che esigeva un compenso doppio dagli scolari che già fossero stati a scuola da altri, bisogna estirpare le erbacce, prima di seminare le piante buone. Così nel De nuptiis la filologia vomita i libri inutili prima di meritare di essere assunta alla dignità cui ambisce. E ho proprio paura che l'asserzione di Timoteo sia esatta. Giovanni ha fatto passi da gigante nell'apprendere, e già precede Guglielmo: la testa è diventata coda; e se Giovanni continuerà, con buona voglia, il minore soppianterà il primogenito, Giacobbe Esaù.

[1] La lettera è indirizzata ad un arcidiacono di Nantes.

[2] Procedimento giudiziario volto ad ottenere l'annullamento del contratto di compravendita o comunque un risarcimento del danno nel caso che la cosa comprata manifesti difetti che la rendono non idonea all'uso.

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05