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Fonti

Istruzione e educazione nel Medioevo

a cura di Carla Frova

© 1973-2005 – Carla Frova


Sezione V – Libri e biblioteche

5. I canali della cultura letteraria

Riportiamo al termine di questa sezione un passo della Dissertatio XLIII delle Antiquitates Italicae del Muratori. Non è evidentemente un documento, ma un brano di storiografia, che ci sembra interessante, nonostante che alcune osservazioni possano parere ovvie, ed altre criticamente insostenibili, per come sottolinea l'importanza dei veicoli materiali della cultura letteraria e delle loro vicende nella storia dell'istruzione.

Fonte: L. A. MURATORI, Antiquitates Italicae Medii Aevi, t. III, Dissertatio XLIII, coll. 833-836.


Confronta ora il valore della nostra carta comune, fatta di stracci macerati, con le pergamene dei tempi antichi. Potrai facilmente comprendere come esse scarseggiassero alla maggior parte dei cultori delle lettere, e specialmente ai monaci, i quali di ben poco disponevano fuorché del vitto e del vestito…

Farsi una biblioteca, o trovarne una fatta da altri, era a quei tempi difficilissimo e raro. Noi, resi superbi da questi nostri secoli fortunati, ci stupiamo forse della trascuratezza e dell'ignoranza degli antichi; li deridiamo addirittura, perché avevano così scarsi strumenti per l'attività letteraria. Ma sarebbe giusto ricordare anche che solo più tardi è stata inventata la carta, quella carta che ora si acquista a prezzo irrisorio; così come soltanto dopo l'invenzione della stampa nel secolo quindicesimo si possono comperare con pochissimo libri voluminosi, che contengono ampie e numerose opere di uno scrittore, e che un tempo sarebbero costate centinaia e migliaia di monete d'oro. È noto inoltre che, a parte il prezzo della pergamena, fino all'inizio della stampa i codici erano eseguiti a mano dai copisti, soprattutto dai monaci, che furono i primi a dedicarsi alla trascrizione dei codici. Tutti capiscono quanta fatica e tempo richiedesse un lavoro di questo genere, e perciò quanto venisse a costare un solo codice.

Non credo di sbagliare quando affermo che ad aumentare questa povertà di libri in Italia contribuirono anche le rovinose invasioni dei barbari, Longobardi, Ungari, Saraceni, per tacere di altri. Questi popoli scatenati non mietevano soltanto vite umane, ma infierivano anche con incendi contro tutto ciò che si trovava sul loro cammino, o costituiva per loro ostacolo. E poiché essi non avevano in nessun onore le lettere, a causa della loro ignoranza non meno che della loro crudeltà, andò fatalmente distrutta una grande quantità di libri, soprattutto nei monasteri, che, come sappiamo, furono in gran numero dati alle fiamme…

I codici, poi, oltre che rarissimi, (erano) soggetti a mille pericoli nei viaggi di andata e di ritorno.

Da tutto questo dobbiamo trarre una conclusione: grandissima riconoscenza si deve a quei monaci, poiché soltanto grazie alla loro opera noi abbiamo oggi quanto sopravvive degli antichi libri; questi nostri predecessori sono ben degni di scusa, se non si distinsero maggiormente nel coltivare le lettere, mentre noi sì che non meritiamo attenuanti, se con tanta abbondanza di libri continuiamo ad essere ignoranti ed inattivi…

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05