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Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione II – La borghesia e la chiesa

1. I borghesi ed il potere temporale della Chiesa

Con la nascita del comune i vescovi avevano perso ogni giurisdizione politica sulla città e sulla sua circoscrizione, ma non avevano cessato di ingerirsi, più o meno velatamente, nella vita cittadina. Questo spiega l'opposizione del ceto borghese, ancora nei secoli XII e XIII, alle pretese giurisdizionali del vescovo e della Chiesa.

Nell'ambito di queste rivendicazioni comunali possiamo collocare gli statuti iniqui di Vercelli del 1235, a cui rispose la dura bolla di Gregorio IX (per questo argomento cfr. P. G. CARON, I limiti della giurisdizione ecclesiastica negli statuti medievali del comune di Vercelli, Milano, Giuffré 1954).

Fonte: R. ORDANO, I Biscioni, to. I, vol. III, in «Biblioteca Storica Subalpina» CLXXVIII, Deputazione Subalpina di Storia Patria, Torino, 1956, pp. 154-156, doc. DLXXI.


Gregorio (IX) vescovo, servo dei servi di Dio, al venerabile fratello vescovo e diletto figlio arcidiacono di Vercelli salute e la nostra apostolica benedizione.

Il nostro venerabile fratello vescovo di Novara ci informò che alcuni cittadini vercellesi, consoli della società di detta città, con la stessa società e con i suoi membri, in opposizione alla dovuta fedeltà a cui sono tenuti verso la chiesa di Vercelli ed in opposizione agli statuti riguardanti la libertà ecclesiastica da poco emanati per volontà del comune di Vercelli da frate Enrico dell'ordine dei frati minori, osarono stabilire alcune costituzioni ingiuste contro il clero e la chiesa, loro sottraendo indebitamente diritti e giurisdizioni e uomini del vescovo e della sua chiesa e di altre chiese e del loro clero, esigendo da loro il fodro ed i banni e aggravandoli di altre indebite esazioni.

Per il qual motivo il medesimo vescovo promulgò per la città, già sottoposta all'interdetto, una sentenza di scomunica tanto contro gli stessi consoli, quanto contro Alberto di Boniperto, cittadino novarese che, divenuto da poco podestà di Vercelli, non esitò a giurare di osservare le predette costituzioni, in quanto tutti costoro si rifiutarono di correggerle, nonostante le sue precise ammonizioni, cosicché essi vengano considerati reietti a motivo del loro pertinace disprezzo dei diritti di Dio e della Chiesa.

Con il proposito che, dopo essere stati percossi, si rivolgano al loro percotitore e siano costretti a ritornare sui propri passi per la salvezza della propria anima, con questa apostolica lettera affidiamo alla vostra discrezione il compito di far solennemente rendere note queste stesse sentenze di interdetto e di scomunica nelle città e nei luoghi vicini, durante i giorni domenicali e quelli festivi, dopo di aver suonato le campane ed acceso le candele e di far osservare questa sentenza inviolabilmente sino ad una degna soddisfazione, eliminato ogni impedimento di una qualsiasi contraddizione o di un qualsiasi appello…

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05