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Didattica > Fonti > L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale > II, 3

Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione II – La borghesia e la chiesa

3. I borghesi contro l'eresia

Dalla seconda metà del Trecento la borghesia divenne manifestamente ostile ai movimenti ereticali popolari perché questi avevano assunto ormai anche un chiaro significato politico-economico a sfondo sociale. Di conseguenza in molti statuti comunali del Trecento e del Quattrocento si ritrovano aperte condanne di ogni forma di eresia, in piena acquiescenza con le misure prese dalla Chiesa secondo il diritto canonico, e quasi sempre gli organi giudiziari del comune divennero il braccio secolare delle condanne del tribunale dell'inquisizione.

Fonte: G. PISTARINO, Testi per lo studio del Medio Evo in Liguria, Genova, Bozzi, s.d., p. 253.


[Dagli statuti di Oneglia (sec. XV)]

Gli eretici debbano essere espulsi e banditi.

Ugualmente statuirono ed ordinarono che tutti i catari ed i patarini ed altri eretici, sotto qualunque nome siano conosciuti, siano espulsi e debbano essere espulsi dalla detta valle e dai loro possedimenti e giurisdizione: e che tutti i predetti e gli altri ribelli alla fede cattolica e alla sacrosanta madre Chiesa di Roma siano e vengano considerati banniti dai detti signori e dalla detta valle e sin da ora siano posti sotto il loro banno e diritto di espulsione, imponendo loro ogni pena imposta e determinata dal diritto civile e canonico.

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05