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Didattica > Fonti > L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale > III, 1

Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione III – La borghesia e la vita economica

1. La dignità cavalleresca nei comuni

L'aspirazione alla dignità cavalleresca (che aveva incominciato a «democratizzarsi», secondo il Salvemini, verso la metà del Duecento), divenne più viva nel celo medio durante il secolo XIV. I mercanti erano infatti lusingati nella loro vanità dagli onori del cavalierato; inoltre il loro spirito calcolatore li spingeva ad aspirare a tale onore perché il titolo cavalleresco era necessario a chi volesse esercitare, nei paesi forestieri, l'ufficio lucroso di podestà e di capitano del popolo.

La cerimonia dell'addobbamento del neo-cavaliere era celebrata da un rappresentante del comune sulla ringhiera del Palazzo della Signoria, così come prima il candidato alla cavalleria si faceva addobbare dal suo signore diretto.

Fonte: BARTOLLOMEO DEL CORAZZA, Diario Fiorentino, a cura di G . CORAZZINI, in «Archivio Storico Italiano», serie V, to. 14 (1894), p. 244 segg.


Questa medesima mattina [28 ottobre 1406] si fece cavaliere in sulla piazza de' Signori Piero Gaetani pisano e fecelo cavalier messer Vanni Castellani, ch'era gonfaloniere di giustizia. Donògli il comune uno bello e ricco pennone e una targa de l'arma del populo di Firenze.

Poi dirieto a lui la mattina medesima si fece cavaliere il Signore di Cortona [Francesco de Casali] in sul palco che si fece in piazza del Lione della ringhiera. Quando Pietro Gaetani andò incontro al Signore di Cortona a Santa Maria Novella, dove tornava con tutti i cavalieri di Firenze e cavalieri pisani, e una grande cittadinanza: e vennono con lui in sulla piazza. Quando furono giunti, il Signore iscavalcò, andò a sedere co' signori di Firenze in sulla ringhiera; e stando un poco, si partì da sedere. Il gonfaloniere della giustizia, che era messer Vanni, e il detto Signore andarono sul palco deputato a ciò: quivi, con quella solennità che far si debbe un cavaliere, si' l'fece; e cinseli la cintola d'oro con la daga e poi gli cinse la spada, poi li cavò fuori la spada e posegliela in mano, poi gli cavò la grillanda [1] dello ulivo inarientato e messegli quella dell'oro [2]. Messer Cristoforo Spini e messer Niccolò Guasconi gli messeno gli sproni d'oro. Poi fatto questo montò a cavallo con quella compagnia ch'era venuta e andarono a offerire insieme, egli e Pietro Gaetani, a Santo Giovanni; e innanzi a loro andarono quegli armeggiatori, verdi e bianchi, e azzurri e bianchi, che è detto di sopra, che furono venti; e giunti a Santo Giovanni iscavalcarono e andarono all'altare a offerire e poi montarono a cavallo e andarono a Santa Maria Novella e il Signore rimase e gli altri si partirono per allora.

Questo dì medesimo il detto Signore fece bandire una ricca giostra in su la piazza di Santa Maria Novella. E a dì 31 d'ottobre si giostrò in su la piazza di Santa Maria Novella e fu assai bella giostra.

[1] Ghirlanda.

[2] Esistevano nel Trecento due forme principali di addobbamento dei cavalieri: quella con il bagno (direttamente collegata con quella del periodo signorile) e quella con le armi, la più diffusa in Italia: il neo-cavaliere veniva cinto con la spada e gli si calzavano gli sproni sulla sua testa veniva posta una corona d'oro, o più precisamente un elmetto dorato.

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05