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Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione III – La borghesia e la vita economica

3. Consigli per il successo negli affari

Paolo da Certaldo, interprete della saggezza spicciola dei suoi tempi, fu un borghese del secolo XIV di mediocre levatura. Figlio di un giudice, dedito alla mercatura, nel suo Libro di buoni costumi non scrisse nulla di originale o di personale, ma fu interprete della mentalità della sua epoca, ripetendo molti luoghi comuni e offrendo consigli pratici caratteristici di uno spirito prettamente mercantile.

Profitto, prudenza, misura sono i tre capisaldi su cui poggia l'attività umana per Paolo da Certaldo. Profondamente ed intimamente pervaso dall'etica mercantile, Paolo da Certaldo insegna ai suoi lettori che non deve esserci sosta nell'ammassare denaro, perché il domani non è mai sicuro; si potrebbe quasi dire che è uno dei primi teorici del capitalismo nascente nella sua affermazione «se tu hai denari, non ti stare e nolgli tenere nella casa morti che melglio è indarno fare che indarno stare; ché faciendo, s'altro non guadagnassi, non ti svierà tu da la merchantantia».

I suoi consigli sulla conduzione degli affari (cfr. lettura b e c) e sulla spregiudicatezza di fronte ai concorrenti (cfr. lettura a) sono insegnamenti più negativi che positivi, più restrittivi che costruttivi. Le proibizioni che egli esprime rivelano l'acuto e continuo senso del pericolo, dell'incertezza del futuro, propri del ceto medio ed insieme l'esasperato senso dell'interesse individuale, caratteristico del mercante-borghese.

Fonti: a) PAOLO DI MESSER PACE DA CERTALDO, Il libro di buoni costumi, a cura di S. MORPURGO, Firenze, Le Monnier, 1921, p. CVII, n. 251; b) ivi, p. LXXXVIII, n. 151; c) ivi, p. LXXIV, n. 115.


a/ Se fai merchatantia e co' le tue lettere vengano legate altre lettere [1], sempre abi a mente di legere prima le tue lettere che dare l'altrui. E se le tue lettere contasoro [2] che tu comperassi o vendessi alcuna merchatantia per farne tuo utile, subito abi il sensale e fa ciò che le tue lettere contano [3] e poi da le lettere che sono venute co' le tue. Ma non le dare prima che tu abi forniti i fatti tuoi [4], in però che potreboro contare quelle lettere cose che ti sconciereboro [5] i fatti tuoi e il servigio ch'avresti fatto de la lettera a l'amico o vicino o straniero ti tornerebbe in grande danno: e tu non dei servire altrui per diservire te e i fatti tuoi.


b/ Fa sempre, se vuoli fare bottegha o fondacho ne la tua terra o in terra forestiera, di torre la chasa nel milgliore luogho de la terra o vero de l'arte, s'avere la puoi; e simile i fattori fa senpre d'avere i milgliori e più sufficienti che sono ne l'arte che vuoli fare. E non guardare a chosto chè «pigione buona né salario di buoni fattori non furono mai chari».


c/ Se vuoli che mai non ti manchi d'avere danari da vivere, fa ch'abi una bottegha di qualche mestiere che sia…; e non tenere mai l'altrui a merito [6]: innazi fa' chol tuo pocho che cho l'altrui assai, in però che tu dei sapere che niuna merchatantia non può avanzare [7] l'usura; sì che non tenere danari a usura, chome detto è di sopra.

[1] Se i tuoi messi postali vengono incaricati di portare lettere anche per conto terzi.

[2] Conterranno il consiglio.

[3] Contengono.

[4] Abbia provvisto ai fatti tuoi.

[5] Guasterebbero.

[6] Non richiedere mai denaro in prestito.

[7] Non può permettere un guadagno maggiore delle spese per soddisfare i prestiti usurai.

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05