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Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione IV – La cultura borghese

2. L'educazione dei fanciulli e delle fanciulle

Paolo da Certaldo suggerisce, oltre alle più elementari norme per accudire e crescere i figli, anche un criterio differenziato per maschi e femmine, tenendo ben presente quale sarà il loro futuro: sarà bene che il figlio maschio abbia una discreta istruzione, in quanto dovrà entrare nella bottega paterna o nel commercio; la figlia femmina imparerà i lavori domestici e femminili e apprenderà a leggere e scrivere soltanto nel caso sia destinata alla vita religiosa, perché se invece la si vuoi far sposare, sarà bene che non sappia leggere… A queste norme di pretto sapore borghese il trattatista aggiunge due note di fine psicologia: il maschio sarà ben nutrito, ma non sarà vestito in modo particolarmente accurato; la femmina non si preoccuperà del nutrimento, ma piuttosto degli abiti (cfr. letture a, b, c, d, e).

Il medico Giacomo Albini di Moncalieri nel suo De sanitatis custodia composto nella prima metà del secolo XIV offre invece norme pseudo-scientifiche, ma con un'innegabile base di buon senso per l'istruzione del fanciullo (cfr. lettura f).

Fonti: a) PAOLO DA CERTALDO, Il libro di buoni costumi, cit., p. XC, n. 155; b) Ivi, p. CVIII, n. 252; c) Ivi, p. CXVI, n. 282; d) Ivi, p. CXVI, n. 284; e) Ivi, p. CXXII, n. 301; i) G. CARBONELLI, II «de sanitatis custodia» di Maestro Giacomo Albini di Moncalieri, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1906, p. 36.


a/ Lo fanciullo si vuole tenere bene netto e chaldo e spesso ciercharlo e provederlo tutto a menbro a menbro e no gli si vuole dare il primo anno altro che la poppa e poi chominciargli a dare chon la poppa insieme de l'altre chose a mangiare a pocho a pocho e poi, ne' sei o ne' sette anni, porlo a legiere e poi o fallo studiare o pollo a quella arte che più gli diletta: e verane buon maestro. E s'el' è fanciulla femina, polla a chuscire e none a legiere, chè non istà troppo bene a una femina sapere legiere, se già no la volessi fare monacha. Se la vuoti fare monacha, mettila nel munistero anzi ch'abia la malizia di chonosciere le vanità del mondo e là entro inparerà a legiere. Il fanciullo maschio pasci bene chome puoi, intendo a giusto modo e onesto, sì fia forte e atante, e se'1 vestirai bene, userà cho' buoni. La fanciulla femina vesti bene e chome la pasci non le chale, pur ch'abia sua vita [1]: no la tenere troppo grassa. È nsengniale fare tutti i fatti de la maserizia di chasa, cioè il pane, lavare il chapone, aburattare e chuociere e far buchato e fare i' letto e filare e tesere borse franciesche [2] o rechamare seta chon ago' e tagliare pannilini e lane e rinpedulare le chalze e tutte simili chose, sì che quando la mariti non paia una decima [3] e non sia detto che vengha del boscho. E non sarai bestemiato tu che l'avrai alevata.


b/ I tuoi figlioli poni da piccoli a quella arte che tu vuoi che sieno buoni maestri, però che ciò che inpareranno e useranno da fanciulli, riterranno e ameranno da grandi. Simile ti dico che di quella terra, villa o città che tu vuoli che tuoi figlioli, sieno cittadini o terrazani [4], ivi li manda a crescere e ad allevare e a fare mestiere d'arte o merchatantia. E non dire: «io il mando da fanciullo in Francia e là cresce e allevasi e usasi a fare le merchatantie di Francia perché quando ei fia di XXX anni o così, ei torni a stare a Firenze» che non sarà mai buon maestro, ne usante [5], né saputo mercante in Firenze come in Francia, però ch'è allevato e cresciuto là e avi presi molti amici e sempre a l'animo pure in Francia e ogni contrario [6] che gli viene in Firenze dice: «pure, s'io fossi in Francia, non avrei io questo!». E simile intendi degli altri paesi.


c/ Abi a mente di leggiere molti libri e imparerai molte cose; e poi che le à imparate, ritielle e metti in opera con effetto, le buone cose, dico.


d/ Ama il tuo maestro e temilo e onoralo quanto puoi il più.


e/ L'uomo che non castiga lo suo figliolo, non l'ama e però, se ai figlioli, sempre li castiga e amonisci temperatamente e a modo, secondo il fallo suo, che vo' che tu sappi che chi non castiga il suo figliolo non l'ama, anzi gli da materia che faccia mala fine.


f/ Poiché nella bontà dei costumi consiste la custodia della salute dell'anima e del corpo secondo la dottrina di Galeno e di Avicenna, il conservatore della salute deve orientare i suoi sforzi a migliorare i costumi dei ragazzi ed a correggerli, infatti come i cattivi costumi seguono una specie di anomalia di costituzione, così, quando siano diventati un'abitudine, è la cattiva costituzione a seguire i cattivi costumi, infatti l'ira surriscalda violentemente, la tristezza essica e così capita per gli altri vizi dell'anima che alterano la costituzione…

Quando il ragazzo giunga a sei o sette anni lo si deve avviare allo studio, specialmente se lo si veda disposto alle scienze, e, se non sia ad esso inclinato, lo si indirizzi all'apprendimento di qualche arte meccanica pratica a cui appare più disposto per natura.

Tuttavia non lo si deve costringere a rimanere continuamente a scuola e neppure bisogna incutergli molto timore, eccetto che sia per natura perverso, ma bisogna trattarlo con dolcezza affinché apprenda più volentieri e con piacere, infatti, secondo quanto dice Aristotele (Etica, X), il piacere aumenta la capacità operativa ed all'opposto la tristezza la sminuisce e la guasta.

In ogni modo bisogna provvedere e fare in modo che i figli dei liberi e dei nobili non abbiano un'educazione come quelli che sono servi per natura…

E perché bisogna estirpare il fatto del turpiloquo, bisogna allo stesso modo proibire, secondo la dottrina di Aristotele, che i bambini vedano o sentano cose disoneste o che provochino la dissolutezza, per cui non si deve loro permettere di vedere figure, pitture o atti disonesti e provocanti…

Bisogna poi indirizzarli a svaghi e giochi onesti, al fine di dar loro riposo, però tutte queste cose devono essere imitazione di quelle che dovranno in seguito imparare, infatti gli svaghi onesti portano all'onestà come quelli turpi alla disonestà.

[1] Ciò che è necessario per vivere, con particolare riguardo al vitto.

[2] Alla maniera, alla moda francese.

[3] Decima in forma toscana = sciocca, ottusa.

[4] Abitanti.

[5] Attivo.

[6] Contrarietà.

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05