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Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione V – L'etica borghese

2. Meriti e difetti di un podestà

Salimbene da Parma, fedele descrittore dei costumi del suo tempo, offre due vividi ritratti di podestà, che possiamo quasi ritenere esemplari dei costumi del secolo XIII.

Il primo, attento alle esigenze della città, pronto ad abbellirla e fortificarla, sensibile alle esigenze urbanistiche cittadine, può essere considerato il modello del perfetto podestà: la sua vita privata, non molto ineccepibile, non interessa al nostro cronista, anche in questo fedele interprete della morale lassista del Medio Evo (cfr. lettura a).

Il secondo podestà viene dipinto a tinte fosche essenzialmente per il suo desiderio di divenire signore di Parma e per la sua sfrenata sete di denaro e di potenza (cfr. lettura b).

Sono queste due figure sufficientemente emblematiche dell'operato e delle azioni dei magistrati comunali.

Fonti: a) Fra SALIMBENE Da Parma, Cronica, ed. G. SCALIA cit., p. 95; b) Ivi, p. 649.


a/ Nell'anno 1229 il signor Nazaro Ghirardini di Lucca fu podestà di Reggio [Emilia] e vi fece costruire il ponte e il portale di Porta Bernone. E in quel tempo per la prima volta si incominciarono a costruire le mura di Reggio. E fece cingere di mura cento braccia della detta porta, in giù verso la porta di S. Stefano. E così in seguito ogni anno i podestà facevano costruire cento braccia di mura, finché tutta la città fu cinta di mura. Invero per la frequenza delle guerre vi fu talvolta un intervallo nella costruzione delle mura della città.

Codesto signor Nazzaro ha una sua statua marmorea equestre sulla porta Bernone, quella che egli ha fatto costruire nella città di Reggio.

Egli fu valente soldato e fu molto ricco; io lo conobbi e divenni suo amico quando abitavo nella città di Lucca nell'ordine dei Frati Minori.

La signora Flosoliva, sua moglie, fu una donna bella, pingue e formosa, molto cordiale con me e devota. Era di Trento, moglie di un certo notaio del luogo, dal quale aveva avuto due figlie, ambedue bellissime donne. Il signor Nazzaro la prese a suo marito, quando era podestà di Trento e, lei consenziente, se la portò con sé nella città di Lucca; la sua prima moglie legittima, che in quel tempo era ancora viva, venne relegata in un certo suo castello e là rimase finché morì.


b/ Gli errori del [podestà] Giovanni di Gente furono i seguenti.

Primo, non era molto fedele agli interessi della Chiesa.

Secondo, fu un uomo avido ed avaro oltre misura… Infatti costui era avido a tal punto che quando un certo cavaliere della curia gli richiese di concedergli un qualche favore, gli rispose chiedendogli in cambio un bolognino per comprarsi i fichi.

Il suo terzo errore fu di costruirsi grandi ed alti palazzi tanto in campagna, quanto in Parma con il denaro dei suoi concittadini, mentre prima era soltanto un modesto cavaliere. In tal modo provocò tanto livore che glieli discussero. Il quinto errore di tal uomo fu di emettere condanne ingiuste contro taluni… infatti assolveva quelli da cui riceveva denaro ma, se non glielo volevano dare, li condannava.

Il sesto errore di codesto fu di rivolgersi al popolo di Parma, raccolto nella piazza della città, richiedendo di essere fatto signore di Parma in perpetuo, lui ed i suoi eredi.

Il settimo errore fu quello di mutare la moneta di Parma e di ridurne il valore… e si noti che il popolo di solito si contrista specialmente per due cose, cioè la carestia di grano… in primo luogo… e in secondo luogo quando è falsificata la moneta, tanto che … chi falsifica la moneta è giudicato dal popolo meritevole del rogo.

L'ottavo errore di costui fu che, volendo aumentare la sua magnificenza ed il suo potere, pensò bene di fare quattro cose: per prima istituì in Parma una società di cinquecento uomini, sempre pronti ad unirsi con lui, armi in pugno …come conseguenza della sua ambizione, del suo desiderio di pompa e di onore, della sua iattanza; in secondo luogo brigò per far vescovo un suo fratello germano che già era abate in un monastero…; in terzo e quarto luogo desiderò sottoporre alla sua signoria due città vicine a Parma, cioè Reggio e Modena.

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05