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Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione V – L'etica borghese

6. Il retto uso del denaro

Il rispetto per il denaro (da non confondersi con la gretta avarizia) fu una delle migliori qualità della classe borghese medievale che riuscì ad ammassare ingenti capitali in conseguenza di questa gestione oculata e precisa del proprio patrimonio. Paolo da Certaldo si fa qui interprete di questa saggezza parsimoniosa ed indica con chiarezza e minuzia la strada per non intaccare i beni ottenuti in eredità (cfr. lettura a) e per poter affrontare con una certa tranquillità le spese impreviste (cfr. lettura b, c, d).

Dai passi seguenti si noterà come i borghesi del Medio Evo non avessero affatto la concezione moderna del denaro. Essi, che pure costituivano una élite, con tutte le disinvolture morali delle élites, trattavano generalmente il denaro con dei complessi da uomini vecchi, come testimoniano questi consigli di Paolo da Certaldo: non è questa la posizione intellettuale di un solo autore, ma è il segno di una coscienza collettiva, perché Paolo non fa altro, come già si è detto, se non riprendere ciò che una raccolta di proverbi e di detti aveva già consacrato come saggezza popolare.

Fonti: a) PAOLO DA CERTALDO, Il libro di buoni costumi cit., pp. LXI, n. 81; b) Ivi, p. LXXXV, n. 149; c) Ivi, p. CLV, n. 352; d) Ivi, p. CLVI, n. 356.


a/ Molto è bella chosa e grande sapere guadagniare il danaio, ma più bella chosa e magiore è saperlo spendere chon misura e dove si conviene. E sapere ritenere e guardare quello che t'è lasciato dal tuo patrimonio o da altri parenti è sopra le dette virtudi, però che quello che l'uomo non guadangnia è più agevole a spendere che quello che guadagna con sua faticha e con suo sudore e sollecitudine.


b/ Molto ti guarda di non ispendere più ch'abi il podere [1]; sempre volgli ongni anno avanzare il quarto… in, però che lo spendere ch'ai, non fallare mai di fare ragione [2] di spese non usate che posono venire altrui a dosso e per quelle spese serbare ongni anno il quarto, sì che quando venghono tu abi di che farle, sanza tocchare le posesioni o 'l tuo patrimonio o 'l mobile che tti fu lasciato. Le dette spese non usate ne la chasa e non continue sono queste: chondanagioni, spese di brighe, malarie; e anche fanciulle a maritare. E anche perché la familglia sempre crescie, però si vuole avanzare e mettere inanzi quanto puoi con giusto modo.

Guardati molto de le spese minute di fuori di chasa, ch'elle sono quella chosa cha votano la borsa e rodono le richeze però che si fanno di continuo. E però ti guarda da le taverne e anche non chomperare tutte le buone derate che vedi «la chasa è fatta chome la lupa: chi più vi recha, più vi si manucha».


c/ Procacciati sempre di guadagnare e d'acquistare di buoni in diritto e non istare mai a speranza di tuo parente o di altra persona che ti lasci sua reda [3] che di sei cinque se ne trovano ingannati [4]. Sì che affatica e guadagna, mentre che tu puoi, con lealtà.


d/ Se tu ài denari non ti stare e non li tenere nella casa morti che «meglio è indarno fare che indarno stare», che faciendo, s'altro non guadagnassi, non ti svierà tu dalla merchatantia; e assai guadagni se non perdi del capitale e non ti svii da merchatantia.

[1] Più delle tue possibilità.

[2] Non mancare mai di prevedere.

[3] La sua eredità.

[4] Su sei almeno cinque vanno incontro a sicura disillusione.

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05