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Tolleranza e guerra santa nell'Islam

di Biancamaria Scarcia Amoretti

© 1974-2007 – Biancamaria Scarcia Amoretti


DOCUMENTAZIONE

1. L'Islam e l'Occidente
7. Persecuzione e iconoclastismo

Diamo di seguito tre brani, il primo preso da una fonte del X secolo (cfr. P. Peeters, La passion de Saint Michel le Sabaite, «Analecta Bollandiana», XLVII, pp. 67-74) a proposito di un martirio dell'epoca di ‘Abd al-Malik b. Marwān (685-705). L'interesse sta nel fatto che comincia a delinearsi come urgente il problema del riconoscimento positivo di Maometto come profeta. Il testo segna in qualche modo l'inizio della discriminazione religiosa, ad opera dei cristiani, nei confronti dell'Islam. Il secondo testo, di Ghevond (VIII secolo, cfr. Histoire des invasions arabes en Arménie, trad. Chahnazarian, Paris, 1956, pp. 98-99) offre un puntuale riferimento ad alcune forme di resistenza locale alla conquista araba. Essendo la fonte contemporanea ai fatti narrati, la discrasia tra accettazione della realtà islamica e opposizione ad essa non esiste. Che l'Islam appaia sotto veste iconoclasta al cristianesimo orientale è fatto plausibile: la rigidezza formale del monoteismo islamico non poteva essere sentita altrimenti. Il terzo brano è il resoconto della profezia di Teofane (IX secolo, cfr. Migne CVIII, col. 684-685). A questo testo faranno spesso riferimento i commentatori medievali dell'Islam. La mistificazione sulla figura del Profeta ha qui il suo inizio ufficiale. Ci sembra importante dare questo brano in riferimento al primo qui citato, il quale documenta la denuncia dell'incomprensione, mentre il secondo documenta il lavoro compiuto per motivare con i fatti l'impossibilità di comprensione.


I. Al tempo di ‘Abd al-Malik b. Marwān, Principe dei Credenti, la pace e la tranquillità erano perfette. Non c'erano né ostilità né guerre. Al contrario, l'intero genere umano, si trattasse di fedeli o di infedeli di ogni razza, pagani, ebrei o saraceni, era preso dal desiderio di visitare Gerusalemme… E ‘Abd al-Malik, il Principe dei Credenti, non faceva male o torto a nessuno. Cercava un cristiano che fosse edotto nella legge… E il Principe dei Credenti era sapiente nelle cose di questo mondo e saggio davanti a Dio… Allora egli disse al monaco: sottomettiti a me, giovane, ricrediti, e ti considererò come un mio figlio… Ammetti soltanto che Maometto è un apostolo… Ma quegli, ripieno di Spirito Santo, disse: o Principe dei Credenti, Maometto non è né un profeta né un apostolo, è un mentitore. Al che i Saraceni si sentirono pieni di vergogna, di collera e di indignazione, mentre gli scribi e i dottori cristiani furono inondati di gioia perché il monaco, per la potenza del Cristo, aveva vinto il Principe dei Credenti. Questi disse: o ti converti, o ti farò mettere a morte. Il monaco rispose: o mi rimandi dal mio vecchio maestro, o mi fai raggiungere il mio Cristo, o diventi cristiano come me. Allora il Principe dei Credenti ordinò di portare un bacile infuocato, e di istallarci il santo, dopo avergli tolto i sandali…


II. Dopo la morte di ‘Umar, Yazīd II [720-724] salì al trono e regnò per sei anni. Quest'uomo dal carattere crudele e di temperamento fanatico segnò il suo avvento al trono sollevando una deplorevole persecuzione contro i cristiani. Per suo ordine, in cui si vedeva l'impronta di una diabolica frenesia, si ruppero e si distrussero le immagini che rappresentavano l'incarnazione veridica del nostro Maestro e Salvatore e le effigi dei suoi discepoli, così come la Croce, eretta in alcuni luoghi perché i fedeli potessero adorare in sua presenza la Santa Trinità consustanziale… Arrivato al culmine del suo furore, dichiarò guerra ai porci, erbivori e impuri, e ne fece scannare un gran numero in tutti i suoi stati. Era la perdizione di Satana che lo trascinava in quest'opera di sterminio.


III. In quell'anno morì Mouamed, capo e falso profeta dei saraceni, dopo aver designato suo successore Aboubachar, suo parente. E tutti furono presi dal timore. Quanto agli ebrei, si erano sbagliati all'inizio della sua azione pubblica e l'avevano preso per il Cristo che attendevano, tanto che alcuni tra loro, e dei più importanti, si erano legati a lui e avevano adottato il suo credo abbandonando quello di Mosè che ha visto Dio. Quelli che agirono in questo modo erano dieci, e restarono con lui fino al giorno in cui lo videro mangiare. Infatti, quando lo videro mangiare carne di cammello, capirono che non era colui che credevano; si domandarono che cosa fare, ma temendo, i disgraziati, di abbandonare la sua fede, gli insegnarono a commettere azioni abominevoli contro di noi, cristiani, e restarono con lui. Ma credo sia necessario dire qualche parola sull'origine di quest'uomo. Discendeva da una nobilissima tribù d'Ismaele, figlio di Abramo. Infatti si dice che sia Nizar, discendente di Ismaele, il progenitore di tutto questo popolo. Questi aveva generato due figli, Moundaros e Arabias. Il primo generò Kourasos, Isos, Themines e Asados, e altri il cui nome rimase sconosciuto. Abitavano tutti il deserto madianita, dove andavano a pascolare e vivevano sotto le tende… Ora, quel Mouamed già menzionato essendo senza risorse, e orfano, prese partito di andare a stare presso una donna ricca sua parente, di nome Chadiga, in qualità di salariato e incaricato di condurre i cammelli e di trafficare in Egitto e in Palestina. Poco dopo, si insinuò, senza ambagi, nelle grazie della donna, che era vedova, e la prese in moglie. Così entrò in possesso dei cammelli e della fortuna di lei. Durante un viaggio in Palestina, entrò in contatto con ebrei e cristiani; spigolò da loro qualche briciola delle Scritture, poi fu colto dal mal d'epilessia. Quando sua moglie lo venne a sapere, si rammaricò d'essersi unita, lei nobile, a un uomo siffatto, non solo povero, ma per di più epilettico. Allora questi tentò di calmarla dicendole: io ricevo la visione di un angelo chiamato Gabriele, e siccome non posso sostenerne la vista, mi sento venir meno e cado. Poiché nei paraggi abitava un certo monaco che era stato esiliato per eresia, ella gli raccontò la storia e gli nominò l'angelo. Il monaco, volendola convincere, le disse: ha detto la verità, quello è l'angelo che viene inviato presso tutti i profeti. Avendo sentito per prima le parole del falso monaco, la donna gli credette e proclamò il fatto presso tutte le donne della sua tribù, dicendo che quell'uomo era un profeta. In questo modo la notizia passò dalle donne agli uomini e in primo luogo a Aboubachar, colui che egli lasciò come suo successore. Allora l'eresia sommerse il paese di Aithribos, ricorrendo egli, come ultimo mezzo, alle armi. Vi presiedette dapprima restando nascosto dieci anni, poi ancora per dieci anni di guerra, infine in modo aperto per nove anni.

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Ultimo aggiornamento: 14/02/07