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Tolleranza e guerra santa nell'Islam

di Biancamaria Scarcia Amoretti

© 1974-2007 – Biancamaria Scarcia Amoretti


DOCUMENTAZIONE

1. L'Islam e l'Occidente
9. La scientificità europea

Se pure con un notevole salto cronologico, la vicenda dell'incomprensione, che si trascina in epoca anche contemporanea, trova una conferma nel brano che segue di Diderot. Si tratta di una lettera a M.lle Volland (cfr. Malvezzi, op. cit., p. 318), in cui il filosofo esalta il dominio della ragione, che l'Occidente ha accettato, a differenza dell'Oriente islamico. Ma il fatto interessante non è questo. Per le sue osservazioni, Diderot continua a usare fonti ecclesiastiche, che altrove contesta, ma che rimangono valide quando si tratta di Islam. Abbiamo detto che questo atteggiamento è tipico. Infatti la critica della fonte non viene affrontata per questo problema nemmeno oggi, si tratti pure di storici inseriti in un preciso movimento politico, per cui la «gestione» scientifica del fenomeno Islam rimane nelle mani dei tradizionali nemici.


30 ottobre 1759. Ebbene, filosofo, a che punto siete dell'impresa? Agli Arabi e ai Saraceni. A Maometto, al miglior amico delle donne? Sì, cioè al più grande nemico della ragione. Che impertinenza!… No, signora, non è un'osservazione, è un fatto…

L'Alcorano fu il solo libro della nazione durante molti secoli; gli altri vennero bruciati o in quanto superflui perché non contenevano che quanto detto nel Corano, o in quanto dannosi contenendo ciò che là non era…

È in seguito a questo ragionamento che si scaldarono per sei mesi i bagni di Alessandria, grazie alle opere dei secoli passati… Un certo Mocamere inventò l'alfabeto arabo, e la nazione si divise in eruditi, o gente che sapeva leggere e scrivere, e idioti. Il santo profeta non sapeva né leggere né scrivere. Di qui l'odio dei primi musulmani contro ogni specie di sapere, il disprezzo perpetuatesi fino ai giorni nostri, è la possibilità di durata garantita alle sue imposture.

© 2000
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Ultimo aggiornamento: 14/02/07