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Didattica > Strumenti > Tolleranza e guerra santa nell'Islam > Documentazione 1, 11

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Tolleranza e guerra santa nell'Islam

di Biancamaria Scarcia Amoretti

© 1974-2007 – Biancamaria Scarcia Amoretti


DOCUMENTAZIONE

1. L'Islam e l'Occidente
11. Gli obiettivi di una riforma islamica

Forse il migliore approccio a una teoria del potere nell'Islam può essere il brano autobiografico di Muhammad ‘Abduh (m. 1905), il modernista più incisivo che l'Egitto abbia avuto. Oltre che riformista in campo religioso, egli è l'ispiratore del nazionalismo egiziano, e le pagine che seguono possono essere considerate un programma religioso-politico di ampio respiro. A parte l'evidente moderazione del linguaggio e l'equilibrio dei concetti espressi – il che non implica un giudizio positivo, in senso politico, sul programma stesso – l'interesse del brano nel nostro contesto sta nella puntualizzazione fatta del patto tra sovrano e popolo, e dei conseguenti doveri e diritti, nella tradizionale visione dell'autorità divina a cui tutto va rapportato. Per il testo cfr. Rashīd Ridā, Ta’rīkh al-ustādh al-Imām al-Shaykh Muhammad ‘Abduh, Cairo, 1931, I vol., pp. 11-12).


Parlo per sostenere due grandi cause. La prima consiste nella liberazione del pensiero dalle catene della pedestre imitazione scolastica, in modo che la comprensione della fede religiosa avvenga come per i membri della primitiva comunità islamica, avanti che sorgessero dissensi al suo interno. Di qui il necessario ritorno dell'insegnamento religioso alle sue fonti originali, e la considerazione della religione fatta a misura dell'umana intelligenza, che Dio ha creato per respingere gli eccessi della fede, e diminuire gli errori in modo da assicurare l'ordine sociale su questa terra, prescritto dalla saggezza di Dio stesso. In questo senso la religione può essere considerata vera amica della scienza, stimolo a investigare i segreti dell'universo, appello a rispettare le verità stabilite, conforto in noi per coltivare lo spirito e riformare l'azione. Tutto questo è per me un problema unico. Lavorando in questo senso, mi sono trovato in opposizione a due gruppi che formano la comunità islamica: i devoti delle scienze religiose e quelli del loro tipo, e i devoti delle moderne tecniche insieme ai loro partigiani.

La seconda causa per cui mi sono adoperato è quella della lingua araba… Ho anche lanciato un appello per un'altra riforma, che la gente ignorava e la cui importanza non sembra essere stata recepita: eppure questa riforma sta alla base della vita sociale, e gli Egiziani sono decaduti e sono stati umiliati dai popoli vicini per averla trascurata. Essa consiste nel tracciare limiti chiari tra il diritto che il governo ha all'obbedienza del popolo e il diritto del popolo alla giustizia da parte del governo. Sono stato fra coloro che hanno chiamato gli Egiziani a riconoscere i loro diritti sui propri dirigenti, nozione che non si è affacciata alla loro mente per oltre venti secoli. Predichiamo la teoria che un sovrano, anche se gli si deve obbedienza, è solo un essere umano, soggetto a errori e a passioni, da cui può essere distolto solo per intervento della comunità, che si deve esprimere in parole e azioni. Ho però abbandonato in seguito il problema dell'autorità politica, determinata dalle circostanze e da rimettere nelle mani di Dio, perché mi sono reso conto che in ciò le nazioni raccolgono i frutti di quello che hanno seminato e coltivato per un lungo periodo d'anni, e che noi, in questo momento, dobbiamo occuparci di seminare, con l'aiuto di Dio…

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Ultimo aggiornamento: 14/02/07