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Didattica > Strumenti > Tolleranza e guerra santa nell'Islam > Documentazione 1, 12

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Tolleranza e guerra santa nell'Islam

di Biancamaria Scarcia Amoretti

© 1974-2007 – Biancamaria Scarcia Amoretti


DOCUMENTAZIONE

1. L'Islam e l'Occidente
12. Dio e il bene sociale

In senso tecnico, il discorso si fa più preciso in questo brano di Mustafā Zayd, autore moderno, nella sua Maslaha fi’l-Tashrī’ al'Islām, («II bene sociale nella legislazione islamica», Cairo, 1954, Appendice, pp. 21-22). L'autore parte, come è ovvio, dalla considerazione di quello che compete a Dio nei confronti dell'uomo. In base a tale considerazione, Dio è autosufficiente, e il concetto di bene sociale (maslaha) e fatto non condizionante per Lui (di qui la differenza in un possibile confronto con la Provvidenza cristiana), mentre è pur sempre un favore che Egli accorda agli uomini per il loro progresso.


Un atto privo di motivazione sarebbe un controsenso, e il Corano dà continui accenni a motivazioni di vario genere… Ma, se ammettiamo questo, dobbiamo concedere che chi compie un'azione per un particolare motivo cerca con questa di acquisire qualche cosa che non aveva prima che venisse fuori la motivazione data; per cui sarebbe imperfetto in sé, e perfetto soltanto con l'aggiunta di un che proveniente da di fuori di sé. Ora, l'imperfezione è impossibile in Dio. Si può rispondere, smentendo l'argomentazione, che quello che si è detto vale solo per le creature, mentre la verità è che le azioni divine sono motivate da un giudizio estremo che va a beneficio dei credenti e gioca in favore della loro perfezione, non a interesse e perfezionamento di Dio stesso, in quanto Egli è autosufficiente di per sé.

Considerando la maslaha, essa è grazia divina verso le creature, secondo l'opinione della gente della Sunna, e costringe Dio secondo la Mu’tazila (i tradizionalisti e i razionalisti). I primi sostengono che, siccome Dio ha sovranità sulle sue creature, nulla può essere obbligatorio per Lui. I secondi sostengono che Dio impone alle sue creature di adorarlo e quindi deve considerare il loro benessere, in modo da rimuovere la loro inabilità ad assolvere il proprio dovere. In caso contrario si avrebbe dovere di compiere l'impossibile. A questo si può rispondere che il ragionamento è basato sul giudizio umano di ciò che è buono o cattivo, e che esso non è considerato valido dalla grande maggioranza. La verità è che la considerazione dei masālih (elementi di benessere sociale) è necessaria da parte di Dio, non obbligatoria. E in questo senso abbiamo altrove interpretato il versetto che dice «il perdono deve venire da Dio», perché, allo stesso modo, il perdono è necessario, non obbligatorio per Dio.

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Ultimo aggiornamento: 14/02/07