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Didattica > Strumenti > Tolleranza e guerra santa nell'Islam > Documentazione 1, 13

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Tolleranza e guerra santa nell'Islam

di Biancamaria Scarcia Amoretti

© 1974-2007 – Biancamaria Scarcia Amoretti


DOCUMENTAZIONE

1. L'Islam e l'Occidente
13. Il bene sociale

Se il bene sociale viene considerato favore divino, le norme legali sono l'espressione esplicita e positiva attraverso la quale tale favore deve operare. Un altro autore moderno, Khallāf ‘Abd al-Wahhāb (cfr. Masādir al-Tashrī’ al-Islāmī fīmā lā nass fīh = «Le origini della legislazione islamica al di fuori del testo rivelato», Cairo, 1955, pp. 74-76), dà una rapida sistematizzazione del concetto di legge e di bene sociale, l'una relativamente all'altro. Ci interessa segnalare l'importanza attribuita a quanto la ragione definisce buono, come fattore vincolante persino nei confronti di Dio.


1) Le norme della legge divina sono state emesse per il bene dell'uomo, per assicurare i suoi interessi ed evitare danni. Perciò, se un caso particolare è verificato nei testi e confermato dal consensus, la legge viene seguita e abbiamo una verifica in seconda istanza della maslaha. Se così non è, deve essere comunque addotta la linea dominante che porta alla maslaha, perché essa può godere dello status legale se segue lo spirito e la traccia delle norme esplicite di Dio, tra cui è anche: «Dovunque si trova la maslaha, là c'è la legge di Dio».

2) I tempi cambiano e nuovi problemi sorgono: quello che un tempo era maslaha può essere diventato un male. Se gli esperti di legge non avessero la possibilità di far uso del principio del bene sociale, la legge si troverebbe a fallire, non provvedendo agli interessi della gente, il che è chiaramente contro i suoi intenti.

3) Gli interessi sociali sui quali i precetti legali sono basati possono essere ricondotti alla ragione, cioè l'intelligenza umana può capire la bontà di quanto la legge pretende e la negatività di ciò che essa proibisce. Dio ci impone di fare ciò che la nostra intelligenza ci dice positivo e ci proibisce quello che troviamo dannoso. Cosicché, se si verifica una situazione per cui la legge non ha previsto già una norma, e il dottore basa la sua decisione sul dettato della propria intelligenza, tale decisione verrà con ogni probabilità approvata dal Legislatore divino.

Chi segue i dettami di questa scuola segue generalmente il principio della determinazione razionale del bene o del male, per cui ciò che l'intelligenza ci dice essere buono deve essere buono di fronte a Dio e deve essere seguito. Ma egli segue anche, in linea di principio, «la scuola dell'utilità», per cui il bene è quanto produce il massimo di utilità per il maggior numero possibile di persone. Chi sostiene tale principio (istislāh) non è però un puro razionalista, perché crede che dare norme in nome di tale principio sia non già un fatto squisitamente razionale, bensì un fatto «di legge, a cui l'intelligenza è guidata dalla luce delle norme divine, dai principi generali e dai propositi che Dio ha espresso emanando la sua legge».

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Ultimo aggiornamento: 14/02/07