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Tolleranza e guerra santa nell'Islam

di Biancamaria Scarcia Amoretti

© 1974-2007 – Biancamaria Scarcia Amoretti


DOCUMENTAZIONE

2. La guerra santa
4. L'evoluzione storica

La documentazione che abbiamo scelto per illustrare la differenza tra gihād e regressione è costituita da alcuni brani filosofici. I filosofi, intendendo con ciò coloro che mediarono la cultura greca all'Europa attraverso l'interpretazione islamica della medesima, nel rappresentare la città perfetta segnalano il gihād come necessità primaria per l'esistenza stessa dello stato. È evidente, che non si tratta della normale attività poliziesca e repressiva, inattuale nell'utopia dello stato perfetto, bensì di un concetto difensivo-espansivo più complesso, non intimamente contraddittorio, e non oppressivo nei confronti degli altri. I primi due brani sono di al-Farābī (cfr. Fusūl al-madanī, ed. D. M. Duniop, Cambridge, 1961, aforisma 54 e 74-75). Il terzo brano è di Averroè; è molto simile ai primi a cui evidentemente si ispira ed. è tratto dal Commentary on Plato's Republic (ed. e trad. E. Rosenthal, Cambridge, 1966, III trattato, cap. VIII, pp. 207-208).


I. I capi e i sovrani della città ideale sono di quattro tipi:

A. - II re effettivo. È il capo per eccellenza, e in lui si combinano sei condizioni: 1) sapienza; 2) perfetta saggezza pratica; 3) capacità assoluta di persuasione; 4) inventiva; 5) capacità di guidare di persona la guerra legale; 6) assenza in lui di quanto potrebbe impedirgli di assolvere il punto precedente. Colui che raccoglie in sé tutto questo è il modello da imitarsi in tutti i suoi comportamenti e azioni, e ne vanno accettati parole e consigli. Tocca a lui governare come pensa giusto e come desidera.

B. - II secondo caso è quello in cui non si trova una persona con tali qualità, che invece si riscontrano in un gruppo dove uno provvede al fine, un secondo a ciò che al fine conduce, un terzo possiede l'eccellenza della persuasione e l'inventiva, un altro ancora la capacità di guidare la guerra santa. Questo gruppo prende allora il posto del re. Essi sono chiamati i capi migliori e gli uomini virtuosi. Il loro si chiamerà regime dei più virtuosi.

C. - II terzo caso è quello che esclude i precedenti. Capo della città è allora colui che raduna in sé: 1) conoscenza delle leggi antiche e delle tradizioni che la prima generazione di sovrani possedeva e in base alle quali governò la città; 2) capacità di discernere tempi e luoghi quando queste tradizioni devono essere applicate secondo le intenzioni delle generazioni precedenti; 3) potere di estrapolare quello che non è esplicito nelle vecchie tradizioni, orali e scritte, a imitazione del modello degli antichi; 4) ricchezza di idee e saggezza pratica negli eventi, così come essi capitano uno per uno, in modo da preservare la prosperità della città; 5) abilità retorica e capacità di persuasione; 6) capacità di condurre la guerra santa. Tale persona si chiama re per legge, e il suo regime si chiamerà legale.

D. - II quarto caso si presenta quando nessuno preso singolarmente possiede le caratteristiche previste dal terzo caso, ma le possiede unitariamente un gruppo, il quale prende il posto del re per legge. Il gruppo in questione chiamerà i suoi componenti capi per legge.


II. Quando il santo guerriero rischia la vita, non lo fa pensando che forse non morirà, che sarebbe cosa sciocca, e neppure lo fa restando indifferente al fatto se vivrà o morrà, che questo sarebbe temerarietà. Egli pensa piuttosto che c'è una possibilità di morire, e una di sopravvivere, quindi non è ansioso di morire, né angosciato se il fato lo coglie, ma non rischia la vita pensando o supponendo che otterrà ciò che desidera senza pericolo. Rischierà la vita, piuttosto, sapendo che può perdere o non ottenere ciò che desidera se non si espone; penserà cioè che, agendo in un dato modo, otterrà quanto vuole, o che la gente della sua città lo otterrà senza dubbio, come conseguenza della sua azione, sia ch'egli muoia o che viva: in un caso egli condividerà quanto auspicato con gli altri, nel caso opposto lo otterranno gli altri, ed egli avrà la felicità per i suoi meriti e per il suo sacrificio.

Quando l'uomo virtuoso muore, o viene ucciso, non lo si deve piangere, ma compiangere piuttosto la gente della città nella misura in cui egli era ad essi indispensabile, e ammirarlo per lo stato che ha raggiunto, secondo il grado della sua felicità. Speciale privilegio del santo guerriero morto in battaglia è quello di essere lodato per il sacrificio compiuto a favore della popolazione della città, e per il suo essersi esposto alla morte.


III. Platone è dell'opinione che le costituzioni semplici, attraverso le quali uno stato viene in essere, sono in genere di cinque specie: la prima è quella ideale di cui si è già parlato; la seconda è basata sull'onore, la terza sull'oligarchia (e un tale regime si fonda sul denaro, e si può anche chiamare la sovranità del vizio); la quarta è la repubblica; la quinta la tirannide. Se poi si scinde la sovranità ideale dalla sovranità del re, nel migliore dei casi si danno sei tipi di sovranità.

Per cui, se si è posti sotto l'amministrazione di chi combina in sé le cinque condizioni – saggezza, perfetta intelligenza, abilità retorica, inventiva, e capacità di condurre la guerra santa senza impedimenti fisici che siano di ostacolo in proposito – costui è re in senso assoluto, e il suo sarà un governo veramente regale.

Ma quando queste qualità esistono solo separatamente in un gruppo di persone, cosicché il primo contribuisce alle finalità dello stato con la sapienza, il secondo con l'intelligenza, il terzo con l'abilità retorica, il quarto con l'inventiva e il quinto con la capacità di condurre la guerra santa, ed essi si aiutano l'un l'altro a portare avanti lo stato e preservarne la costituzione, allora queste persone saranno chiamate principi eletti e il loro regime verrà detto aristocratico d'elezione.

Può capitare talvolta che il principe non raggiunga lo status della vera dignità regale, pur essendo esperto nelle leggi promulgate dal primo legislatore, e pur possedendo capacità di congettura tali da consentirgli di esplicitare dalle leggi quello che il primo legislatore non ha codificato per ogni singolo caso legale e giurisdizionale. A questa categoria di conoscenza appartiene la scienza che noi chiamiamo arte della giurisprudenza. Ma si deve sempre tener conto anche della capacità di condurre la guerra santa. Il re in questione sarà tale per legge.

Può capitare comunque anche in questo caso che le due caratteristiche, capacità di condurre la guerra santa e perizia legale, non si riscontrino in uno stesso individuo. Allora entrambe le persone che posseggono le due qualità isolate dovranno di necessità dividersi il potere; ed è il caso di molti sovrani musulmani.

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Ultimo aggiornamento: 14/02/07