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Tolleranza e guerra santa nell'Islam

di Biancamaria Scarcia Amoretti

© 1974-2007 – Biancamaria Scarcia Amoretti


DOCUMENTAZIONE

3. Mediazione e fanatismo in seno alla comunità islamica
1. Lo spirito di clan e il fanatismo

II punto centrale rimane il concetto di fanatismo, così come è usato funzionalmente all'interno del mondo islamico. Diamo in proposito due brani. Il primo è tratto dalla Muqaddima di Ibn Khaldūn (m. 1406) e riguarda lo spirito di clan, cioè quel sentimento che, secondo lo storico arabo, è l'unico capace di spingere un popolo a riconoscersi in nazione e quindi a organizzarsi in stato. Tale spirito viene chiamato ‘asabiyya e ad esso si fa spesso riferimento parlando di nazionalismo. Ma la connessione che qui ci interessa sta nel fatto che dalla stessa radice viene coniato il termine moderno, ignoto all'Islam coranico, di fanatismo, ta‘assub. Sulla definizione a posteriori del fanatismo islamico, diamo alcuni passi di al-Afghānī, presi da un suo lungo articolo sull'argomento, pubblicato (1879) nel già citato giornale del modernisti egiziani in esilio a Parigi, «al-‘Urwat al-Wuthqā».


I. Dio ha fatto la natura umana un misto di bene e di male. Non ha forse detto nel Corano: «Noi l'abbiamo condotto per due vie»? (XC, 10) e non ha forse «ispirato all'anima la sua depravazione e il timor di Dio»? (XCI, 8). Il male è la tendenza umana più naturale, se l'uomo si abbandona alle sue abitudini e non prende la religione come modello. Gran parte dell'umanità è votata al male, ad esclusione degli eletti di Dio. Il male è rappresentato negli uomini dall'ingiustizia e dall'aggressività. Chi getta lo sguardo sui beni del fratello, allungherà la mano se nessun freno lo trattiene. Come ha detto il poeta al-Mutanabbī: «L'ingiustizia è umana. Se trovi un uomo giusto è perché in fondo c'è un motivo». Il potere impedisce agli uomini e alle masse, nelle città e nelle campagne, di abbandonarsi a reciproci atti d'ostilità. Essi ne sono stornati dalla forza e dall'autorità del governo, che li preserva dall'ingiustizia, eccezion fatta per quella che viene dal potere stesso…

Presso i beduini, gli anziani servono da moderatori, a causa del rispetto e della venerazione di cui sono oggetto. I loro accampamenti sono difesi contro il nemico esterno da una guardia composta da nobili della tribù, stimati per il loro coraggio; tale guardia è all'altezza del suo compito solo se forma un gruppo unito dallo spirito di clan (‘asabiyya) dovuto a una comune ascendenza. Questo spirito rinforza il loro ardore e li rende temibili, perché ognuno di loro lo fa passare in prima linea. Dio ha messo nel cuore degli uomini un'affezione naturale per il proprio sangue; essa genera una mutua assistenza, e accresce il timore presso il nemico. È quello che insegna nel Corano la storia di Giuseppe e dei suoi fratelli, quando questi dissero al padre: «Se il lupo lo mangia, siamo perduti» (XII, 14). Infatti nessuno saprebbe immaginare un'aggressione quando ha il suo clan intorno… Tutto ciò si applica alla necessità di mantenere in stato di difesa il luogo dove si vive, ma vale anche per ogni attività umana: missione profetica, potere regale, o propaganda missionaria che sia.

Una casata regale mutua la sua nobiltà dallo spirito di clan e dalle qualità personali. Sedentarizzandosi, i beduini perdono spirito di clan e nobiltà, e si mescolano al volgo. Tuttavia mantengono preciso il ricordo del loro antico prestigio e si considerano per questo appartenenti alle più nobili casate. La realtà può ben essere diversa…


II. Il fanatismo o ta‘assub è fondato sullo spirito di gruppo, che è composto da elementi di relazione. La relazione per quanto riguarda lo spirito di gruppo consiste nell'associazione di uomini che consolidano la propria forza e si difendono dall'iniquità e dall'ingiustizia. Il fanatismo è quindi un attributo del’anima umana, da cui deriva il risveglio nazionale come garanzia per chi in suo nome si unisce a proteggere il proprio diritto; e le forme di tale unione sono conseguenza dei principi dell'anima secondo le sue conoscenze e cognizioni. È l'attributo per mezzo del quale Dio coniò i popoli e rese possibile la costruzione delle nazioni; è un patto che lega all'interno di ognuna di queste; diremo di più: è la vera natura che unifica, sotto un solo nome, ciò che è separato, o dà vita, col volere di Dio, a una creazione sola. Così un corpo è composto di membra e di arti, ma è diretto da un'anima sola, come persona che si distingua dalle altre nei modi, negli affari, nella felicità e nei desideri.

Quest'unità è fattore di competizione tra nazione e nazione, fra tribù e tribù. L'orgoglio di ognuna delle due nazioni che si affrontano sta nel migliorare le proprie condizioni di agiatezza e il benessere di vita, nel condensare la propria forza in strumenti di potenza e di supremazia, nell'esaltare il proprio ruolo e realizzare la propria influenza. Infatti la rivalità tra nazioni è come quella tra persone: l'incentivo più grande per raggiungere i massimi gradi della perfezione in ogni congiuntura della vita, nella misura in cui l'abilità e la capacità lo permettono. Il fanatismo è uno spirito universale la cui culla è l'organizzazione e il prender forma della nazione, mentre il resto, cioè le singole individualità, sono i sensi e le sensazioni: quando uno dei sensi percepisce dall'esterno ciò che non gli conviene, lo spirito universale viene influenzato, e la sua natura lo porta a combattere per rigettare la cosa non gradita: stimolo ancora alla difesa comune, ed elemento che attizza l'orgoglio razziale. Questo è ancora quanto, nella nazione, allontana i singoli dal commettere turpitudini e perfidie che si ritorcerebbero a danno della comunità, o che comunque provocherebbero ad essa spiacevoli conseguenze. Rettitudine e profondità di virtù, invece, sono in una nazione proporzionali al grado di fanatismo in essa presente e all'unità tra i suoi membri.

Per quanto riguarda la gente che professa l'Islam, essa ha conosciuto nel passato gruppi che hanno varcato i limiti del fanatismo, senza però che il loro eccesso giungesse al punto di strappare ed espropriare le terre dei loro avversari religiosi. Anzi, nella storia dei musulmani dopo che si furono lasciati indietro i confini della penisola araba c'è per noi la prova più valida di quanto stiamo dicendo: l'esistenza di fedi diverse all'interno dei loro territori, fedi che si sono conservate fino a oggi con le loro convinzioni e le loro usanze dal giorno in cui i musulmani, nel pieno della loro forza, presero il potere su di esse, allora prostrate nella più grande debolezza. Sì, è vero, i musulmani avevano un estremo desiderio di espandere i loro domini e di estendere le loro conquiste, e avevano dalla loro la forza di contrastare tutti gli antagonisti. Nonostante ciò rispettavano le loro religioni, ne garantivano l'immunità e riconoscevano pieni diritti a chi, appartenendo ad altra fede, si sottoponesse, astenendosi dal distruggere i nemici e le convinzioni, radicate negli animi di quelli…

Il fanatismo di coloro che aderiscono a una stessa religione e sono concordi sui principi del credo si esprime in un accordo di equilibrio che evita l'ingiustizia nelle azioni che riguardano la comunità, non offende chi è diverso e non ne mina la protezione. Il che è una delle maggiori caratteristiche umane…

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Ultimo aggiornamento: 14/02/07