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Tolleranza e guerra santa nell'Islam

di Biancamaria Scarcia Amoretti

© 1974-2007 – Biancamaria Scarcia Amoretti


DOCUMENTAZIONE

3. Mediazione e fanatismo in seno alla comunità islamica
2. La via della moderazione

I testi che seguono sono espressione della teorizzazione dei mistici sulla moderazione. Nell'abbondanza di materiale a disposizione abbiamo scelto i passi nei quali i mistici commentano la teoria del gihād. Guerra interiore per loro, contro il proprio io, ma guerra da condurre nel pieno rispetto della legge e della propria peculiare situazione di uomini. È evidente che il linguaggio è molto diverso, e più «estremistico» di quanto si poteva trovare presso i filosofi o presso i giuristi. L'elemento più radicale non è tanto, secondo noi, nella rigidità della regola da seguire o nell'«aberrazione» come strumento per arrivare a Dio, quanto piuttosto in una sete di abbandono a Dio unico fattore della vita umana, intesa in senso più fatalistico di quanto l'Islam ortodosso consenta. Il che non vuoi dire che i mistici non siano essi stessi musulmani ortodossi, ma l'espressione del loro sentimento religioso passa per forme più congestionate. Il primo brano è tratto dal Kashf al-Mahgiūb di Hugvīrī (m. 1064-1065) (trad. Nicholson in «Gibb Memorial Series», vol. XVII, London-Leiden, 1911, pp. 200-201). Il secondo è tratto da The life, personality and writings of al-Giunayd (London, 1962, paginazione araba, 58 e segg.), mistico di scuola irachena morto nel 910.


I. Discorso sulla mortificazione dell'anima inferiore.

Dio ha detto: «Guideremo sulle nostre vie coloro che combatteranno per amor nostro» (Cor., XXIX, 69). E il Profeta ha detto: «II combattente è colui che lotta con tutti i suoi mezzi contro se stesso, per amor di Dio». E ha detto anche: «Noi ci siamo rivolti dalla piccola guerra alla grande guerra santa». Qualcuno gli domandò: «Che cos'è la grande guerra santa?»; ed egli rispose: «È la lotta contro il proprio io». Così l'apostolo di Dio ha giudicato la mortificazione dell'anima superiore alla guerra santa contro gli infedeli, perché più gravosa. Ma devi sapere che la via della mortificazione è chiara e palese: è stata infatti approvata da uomini di tutte le religioni e di ogni setta. È osservata in particolare dai mistici, e anche il termine è corrente tra ogni categoria di sūfī, e i maestri hanno espresso osservazioni notevoli su questo argomento… Il mistico Sahi ibn'Abdallāh Tustarī porta questo principio a un limite estremo… Commentando il versetto coranico suddetto, egli dice che chiunque mortifichi se stesso arriva alla contemplazione… Tra i suoi oppositori c'è chi sostiene che il versetto citato da Sahi abbia un altro significato: «Coloro che noi guidiamo per le nostre vie combattono al colmo delle loro forze per amor nostro», e che l'apostolo di Dio abbia detto «Nessuno di voi sarà salvato dalle sue azioni». «Neppure tu?» gli fu chiesto. «Neppure io, a meno che Dio non mi conceda la Sua grazia».

Ora, siccome anche la mortificazione è un'azione umana, il realizzarla non potrebbe diventare causa di salvezza, se essa dipende solo dal volere di Dio, secondo il detto: «Chi Dio vuole guidare rettamente, a quelli aprirà il petto perché ricevano l'Islam, ma chi vuole perdere, a quelli renderà il petto stretto e chiuso». Affermando così il suo volere, Egli negherebbe l'effetto delle prescrizioni religiose ordinate agli uomini. Ma se la mortificazione fosse causa di unione con Dio, Lucifero non sarebbe stato dannato, e se il trascurarla fosse causa di dannazione, Adamo non sarebbe mai stato benedetto. Ciò che conta è la grazia concessa, non l'abbondanza di mortificazione… se dunque la mortificazione non è causa del più nobile dei doni, nessuna causa è necessaria per tutto ciò che è inferiore…


II. Sulla condotta del bisogno di Dio, nel nome di Dio, clemente, misericordioso.

Venne chiesto allo shaykh Giunayd qual è la condotta del bisognoso di Dio, ed egli rispose: «Devi essere in stato di soddisfazione nei confronti di Dio, e non devi chiamare nessuno se non Lui». Gli si chiese del concetto di bontà, se esso possa riferirsi a una o più cose. Rispose: «II concetto si richiama all'obbedienza divina, ma ha tre aspetti: quello che viene dal demonio ed è suggerito dal demonio; quello che viene dall'anima inferiore, causato dal desiderio e dalla voluttà; quello che viene dal divino, la cui causa è la grazia di Dio…».

Ognuno di questi concetti ha un segno, per cui si distingue dagli altri… Così quello creato dall'anima inferiore, causato dal desiderio e dalla voluttà, si può suddividere in aspetto mentale, come può essere il desiderio di avanzare nella reputazione, di soddisfare la propria ira con la vendetta, di umiliare gli antagonisti e così via, e in un aspetto fisico, come il desiderio di cibo, di bevanda, di donne, abiti, piaceri e cose del genere. L'animo umano ha bisogno di questi piaceri nella misura in cui essi sono distanti dai soggetti, e secondo la forza d'attrazione che ogni classe o categoria prova verso di essi.

Per il concetto che deriva dall'anima inferiore, vi sono due segni che funzionano come spie veritiere, atte a identificarlo nell'aspetto che gli è proprio.

Uno di questi segni è la presenza del concetto insieme alla necessità della cosa desiderata, come la presenza, nella mente, del matrimonio insieme a un forte desiderio sessuale, il che può essere frainteso come volontà di eseguire il precetto del Profeta: «Sposati e sii fecondo, vi moltipilcherò fino al giorno della resurrezione» o come volontà di non trasgredire il detto profetico: «Non c'è monachesimo nell'Islam». Così per quanto riguarda il mangiare; se c'è bisogno di cibo qualche volta ci si può lasciar ingannare, e abbandonare il digiuno per procurarsi una cosa desiderata, l'anima inferiore suggerendo che, ostinandosi nel digiuno, la mente si indebolisce e non è capace di assolvere i precetti obbligatori in ubbidienza a Dio. Così, anche, si può essere tratti in inganno dall'idea giusta che, se si invita un amico musulmano, e ci si astiene in sua presenza da quello che si desidera, si rende triste il cuore di un musulmano, come può essere rattristato il cuore della famiglia a cui si porta del cibo che poi non si divide con essa…

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Ultimo aggiornamento: 14/02/07