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Didattica > Strumenti > Tolleranza e guerra santa nell'Islam > Documentazione 3, 8

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Tolleranza e guerra santa nell'Islam

di Biancamaria Scarcia Amoretti

© 1974-2007 – Biancamaria Scarcia Amoretti


DOCUMENTAZIONE

3. Mediazione e fanatismo in seno alla comunità islamica
8. La questione palestinese

Concludiamo con qualche breve saggio di poesia palestinese. Il legame con la propria terra (poesie di Mahmūd Darwīsh, testi I e II), l'amore e la necessità di riaverla libera (Mahmud Darwīsh, testi III e IV) e la mancanza di odio di razza o di religione (Samīb al-Qāsim, testo V e Rashīd Husayn, testo VI) cercano una loro espressione programmatica e politica nelle parole d'ordine del movimento palestinese. Il processo è avviato, come dimostra l'estratto di alcuni punti della Risoluzione del Consiglio Nazionale Palestinese del 1969, che costituisce il testo VII.


I. Aquila, no, non serve alle tue ali / ch'io mi scelga una corona / intrecciata di fuoco. / Siamo nati e cresciuti / in ferite di patria / assaporando ghiande / testimoni d'un nascere di patria / mattutina incatenata / senza motivo alcuno. / Morte leggenda amata / becco rosso negli occhi / lama rossa di fuoco. / Disadatto alle ali / d'un'aquila è quel solo che posseggo, / morte fronte furore.


II. Rosso sangue antenato / scorre sempre scorre ancora, / sento sempre il nitrire / dei destrieri, lo scontro / delle spade. Un rosso sole / nella mia mano destra, / e la notte io ripeto, / ma nelle more solo, / io ripeto il dolore / io canto con dolore.


III. Collera sì ma triste. / II villaggio in rovina, uno spauracchio / e la terra squartata / e i tronchi degli ulivi / nostri, nidi di gufi / e di corvi. Quest'anno / chi preparò l'aratro, / sollecito alla terra? / Tuo fratello, un miraggio, / un miraggio tuo padre… / Da dove vieni? È un muro / o scendi dalle nuvole? / Ma vegli forse, vegli / la dignità dei morti, / chiudi forse al calare / della notte una porta. / Perché non ti ribelli / d'un padre crocefisso / sugli stivali della notte? L'ami? / Io l'ho amata già prima / sulle sue rive oscure, / sulle rive ho tremato. / Era bella, ha ballato / sulla mia tomba. Ed ora / domandiamo ragione alla storia, / domandiamo tu ed io / al vessillo afflosciato / chi siamo poi tu ed io. / Lasciar la frivolezza delle strade, / abbeverarsi dell'indegnità / di quel nostro vessillo assassinato. / Perché non ti ribelli / quando ad altri rivolge le sue labbra, / ad altri volge il seno? / Abbiamo sopportato / la tristezza per anni / senza un'alba di sole. / E la tristezza è un fuoco /che il tempo l'esaurisce, / ma lo risveglia il vento. /
Come domare il vento? / Non armi: nella terra / violata, vento e fuoco.

IV. Venite, voi compagni, / compagni di catene e di tristezza, / camminiamo alla riva più bella, / non ci sottomettiamo, / non abbiamo da perdere che tombe. / Fronti speranze canzoni, / ma anche la potenza / di tanti crocifissi / nel tempo, a fabbricare / una casa per domani. / C'insultano i nemici: / salve, selvaggi, dicono. / Sì certo, noi sappiamo / – ne siamo molto fieri – / maneggiare una falce, / sappiamo anche resistere, / resistere senz'armi, / sappiamo costruire / officine moderne persino, / ospedali bombe scuole / i missili e la musica / qualche verso e una casa.


V. Ho imparato a non odiare / per secoli. M'hanno costretto / a tener sempre una freccia / pronta contro il pitone, / a brandire una spada di fuoco, / contro un idolo demente, / Elia di questo secolo ma a forza. / Per secoli ho imparato / a stare attento alle eresie; / oggi sferzo gli dei / che mi stavano a cuore. / Gli dei m'hanno venduto: / un popolo venduto / nel ventesimo secolo. / Avevo poi per secoli imparato / a non chiudere la porta / quando un ospite bussa. / Ma un giorno ho aperto gli occhi: / devastati i raccolti, / la compagna della vita, / e sul dorso di mio figlio / i solchi delle piaghe. / Tradimento d'un ospite, ed allora / solo allora ho seminato / la mia soglia di mine e di coltelli / ed a forza ho giurato / di non far più  passare / la soglia a nessun ospite / nel ventesimo secolo. / Per tanti vecchi secoli un poeta, / un amico dei circoli mistici: / nel ventesimo secolo un vulcano.


VI. Odiare forse un popolo / la cui carne fu cenere / sotto una mano iniqua? / Odiare anche i bambini / — l'età dei miei fratelli— / se hanno un padre che beve / vino sulle mie lagrime? / Pure l'odio al carnefice, / e il perdono ai suoi figli, / sarà sempre, sarà ancora / nonostante la miseria?


VII. 3) La lotta in favore di una soluzione democratica e popolare della questione palestinese e della questione israeliana mira ad abolire l'entità sionista espressa nell'insieme delle istituzioni del suo stato — esercito, amministrazione, polizia — e nell'insieme delle istituzioni politiche e sindacali, sioniste e scioviniste. Essa mira a fondare uno stato palestinese di democrazia popolare, dove vivranno senza discriminazione ebrei e arabi: uno stato chiuso a ogni predominio d'una classe o nazionalità, avendo tutti, arabi e ebrei, diritto ad accrescere e a sviluppare le loro rispettive culture nazionali…
5) La soluzione democratica proposta assicurerà la liberazione dell'uomo arabo e dell'uomo ebreo dalla morsa di ogni specie di cultura sciovinista e razzista: l'uomo arabo sarà liberato dalla sua cultura reazionaria, e l'ebreo da quella sionista.

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Ultimo aggiornamento: 14/02/07