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Il movimento crociato

di Franco Cardini

© 1972-2006 – Franco Cardini


BIBLIOGRAFIA SOMMARIA

1. Repertori

Un sussidio agile e di facile consultazione è quello di A. S. ATIYA, The Crusade, Historiography and bibliography, Bloomington-London, 1962. L’unica bibliografia condotta però con rigore del tutto scientifico è quella di H. E. MAYER, Bibliographie zur Geschichte der Kreuzzüge, Hannover, 1960 (nuova ed. anastatica 1965); poiché essa si arresta alle opere edite entro il 1958, il Mayer stesso ne ha pubblicato un supplemento per il decennio ’58-’68 in «Historische Zeitschrift», Sonderheft 3 (1969), pp. 641-731.

2. Opere «classiche »

L’interesse per le crociate è stato assai vivo fra gli storici moderni a partire già dagli umanisti e dal Rinascimento, cosa facilmente comprensibile quando si pensi a ciò che fino al secolo XVIII ha rappresentato per l’Europa la minaccia ottomana. È tuttavia solo nella Francia del Grand Siècle che appare il primo tentativo di trattare esaurientemente e specificamente il nostro tema: si tratta di L. MAIMBOURG, Histoire des croisades pour la delivrance de la Terre Sainte, voll. 3, Paris, 1675-1676. Il Maimbourg, gesuita ma gallicano – il che gli costò l’espulsione dall’ordine nel 1682 –, scrisse un’opera gradita aVersailles, superficiale e enfatica secondo il gusto del tempo. Al tema crociato si mostrarono più tardi interessati gli illuministi, né senza motivo: quale miglior tema, per stigmatizzare la pratica dell’intolleranza del fanatismo? Questi propositi – sulla cui intrinseca antistoricità è inutile dilungarsi – si riflettono soprattutto nei due massimi scritti dell’epoca sull’argomento: l’Histoire des croisades del VOLTAIRE, edita nel 1753, e la voce Croisades compilata dal DIDEROT – sulla scorta del Fleury e dello stesso Voltaire – nella celebre Encyclopédie. Il saggio voltairiano non si può avvicinare se non si tiene presente che la sua redazione è contemporanea a quella del più celebre Essai sur l’histoire générale et sur les moeurs des nations, da cui mutua significato e colore. In esso le crociate sono trattate con l’amabile consueta leggerezza, senza tuttavia che ne siano taciuti i difetti peggiori o quelli che il Settecento illuminista riteneva tali: la ignoranza delle plebi e il furbo sfruttamento della superstizione da parte del clero, la religiosità cieca e ottusa. Per il Voltaire, come per il Montesquieu, le crociate furono soprattutto il veicolo della lebbra in occidente; e la Encyclopédie riprendeva con più pesantezza queste idee. Ma sul nascere del secolo XIX la storiografia mutava prospettive. Nella Parigi napoleonica un luterano illuministicamente formato pubblicava un saggio sulle crociate (A. H. L. HAAREN, Essai sur l’influence des croisades, Paris, 1808) nel quale erano messi da parte gli scritti dei philosophes e utilizzati piuttosto il Mosheim, il Robertson, il Gibbon. Il suo lavoro tendeva a dimostrare l’utilità del movimento crociato nell’ambito del progresso europeo. Né si fece attendere la rivalutazione spirituale, favorita dal clima della Restaurazione che riportava o cercava di riportar in auge i valori cristiani «tradizionali»: ne era stato fautore, già sotto Napoleone, J. F. MICHAUD, Histoire des croisades, Paris, 1808, la cui opera divenne uno dei livres de chevet dei romantici sotto qualsiasi cielo. Mentre la nuova sensibilità invadeva l’Europa, si veniva pubblicando anche F. WILKEN, Geschichte der Kreuzzüge, voll. 7, Leipzig, 1807-1822, che aveva il merito di riesaminare criticamente tutto il problema e di fare attenzione anche alle spedizioni crociate posteriori al secolo XIII. Dal Wilken riprese molte idee un geniale allievo del Ranke, il Von Sybel, che in un suo studio sulla prima crociata rivoluzionava il problema delle fonti e dimostrava quanto secondaria e poco attendibile fosse la cronaca di Guglielmo di Tiro – allora considerata fondamentale – rispetto ad altri testi (H. VON SYBEL, Geschichte des ersten Kreuzzuges, Leipzig, 1841). Al Von Sybel era dedicato il libro di B. KUGLER, Geschichte der Kreuzzüge, Berlin, 1880, che svolgeva il tema in chiave positivista: sulla medesima linea si possono considerare anche i molti lavori di R. Röhricht, la cui sterminata erudizione fa perdonare l’aridità e la freddezza critica.

3. Storie generali

Nel famoso scritto di L. BRÉHIER, L’Eglise et l’Orient au moyen-âge. Les Croisades, Paris, 1907, i fatti venivano lasciati in sottordine rispetto alle idee, e in particolare luce veniva posta l’opera dei pontefici per il recupero e il mantenimento della Terrasanta. Gli avvenimenti venivano invece trattati analiticamente, con un gusto del particolare di sapore positivista, nella grande storia di R. GROUSSET, Histoire des croisades et du royaume franc de Jérusalem, voll. 3, Paris, 1934-1936. Il Grousset, noto per i suoi molti studi sulle civiltà dell’Asia centrale e orientale, può dirsi l’erede diretto dei crociatisti della Société de l’Orient Latin dai quali riprende l’amore per la «France d’Outremer» – cioè per la Siria dei principati crociati nei secoli XII e XIII – e la vena nazionalistica che vedeva nei destini mediterranei e in genere afro-asiatici della Francia uno dei segni più indubbi della sua grandezza. Il Grousset considera la «colonizzazione» della Siria franca uno dei precedenti – remoto ma diretto – di quello che sarebbe stato il moderno colonialismo e scorge nella storia interna del movimento crociato e del regno di Gerusalemme l’alternarsi e più spesso l’affrontarsi di due opposte tendenze: da un lato l’ésprit colonial, cioè la mentalità dei feudatari che ormai avevano trovato oltremare una nuova patria e dei mercanti che avevano interesse a vivere d’accordo con indigeni e saraceni per meglio accudire ai commerci; dall’altro l’ésprit de croisade, che caratterizzava i pellegrini che ogni nuova spedizione riversava sulla Terrasanta e che giungevano affatto ignari delle condizioni del luogo, assetati solo di guerra santa e di martirio. Sulla linea del Grousset un altro vasto lavoro essenzialmente dedicato ai fatti: quello del bizantinista inglese S. RUNCIMAN, A History of the Crusades, voll. 3, Cambridge, 1951-1954 (trad. italiana di E. Bianchi, A. e F. Comba, voll. 2, Torino, 1966) che ha sul Grousset il vantaggio della recenziorità e del taglio più moderno, anche se vi si notano maggiori concessioni a un certo dilettantismo. Finalmente, una monumentale opera d’equipe si sta preparando fino dal 1935 grazie all’iniziativa di D. C. Munro e di J. Lamonte, caldeggiatori di un comitato internazionale di studiosi per la pubblicazione di A History of the Crusades presso la Pennsylvania University Press di Filadelfia, attualmente sotto la coordinazione generale di K. M. SETTON. Sono usciti i voll. I (The First Hundred Years, diretto da M. W. BALDWIN, Madison, 1962²) e II (The Later Crusades 1189-1311, diretto da R. L. WOLFF e H. W. HAZARD, Madison, 1969²); restano da pubblicare i voll. III (The Fourteenth and Fifteenth Centuries, diretto da H. W. HAZARD), IV (Civilization and Institution, diretto da J. O’SULLIVAN) e V (Influence and Consequences, diretto da G. C. BOYES).

4. Vita sociale nel regno di Gerusalemme

L’interesse per la vita interna dei principati crociati fu aperto dal BEUGNOT, che tra 1841 e 1843 pubblicava il loro intero corpus giuridico (Recueil des historiens des croisades-Lois); ma il capitale lavoro sintetico su questo piano fu quello di R. ROHRICHT, Geschichte des Königsreiches Jerusalem 1100-1291, Innsbruck, 1898 (rist. Amsterdam, 1966). Ricordiamo altre tre storie generali: D. C. MUNRO, The Kingdom of the Crusaders, New York, 1935; J. RICHARD, Le royaume latin de Jérusalem, Paris, 1953; J. PRAWER, Histoire du royaume latin de Jérusalem, voll. 2, Paris, 1969-1971 (trad. francese di G. Mahon dall’originale in lingua ebraica). Si tratta di tre nomi illustri nella crociatistica internazionale: il Munro fu l’iniziatore dei vasti interessi che oggi l’argomento riscuote negli U.S.A., il Richard è con il Mayer uno dei promotori del progetto di far risorgere la gloriosa Società de l’Orient Latin, mentre infine abbiamo nel Prawer uno specialista dei problemi siriaco-palestinesi e un iniziatore di ricerche in loco dal taglio estremamente moderno (alludiamo soprattutto ai suoi lavori sull’organizzazione fondiaria e sulle strutture agrarie dei feudi franchi, da porsi sulla linea degli studi il cui metodo è stato inaugurato da M. Bloch). Naturalmente questi libri di sintesi nascono da una fitta selva di monografie e di ricostruzioni genealogiche relative alle singole signorie, talvolta minuscole, in cui erano frazionati il regno di Gerusalemme e poi quello di Cipro, nonché i grandi feudi edessano, antiocheno, tripolitano: in questi studi si sono distinti S. RUNCIMAN (del quale ricordiamo il fondamentale The Families of Outremer: the Feudal Nobility in the Crusader Kingdom of Jerusalem 1099-1291, London, 1960), C. CAHEN (specialista anche dei problemi della Siria musulmana: il suo studio La féodalité et les institutions politiques de l’Orient latin, in Convegno di scienze morali, storiche e filologiche, Roma, 1957, pp. 167-191, sta per importanza alla pari di quello precedente), W. H. Rudt de Collenberg e così via. Quanto a Cipro in particolare – la cui storia, fondamentalmente diversa da quella del regno gerosolimitano, a esso si affianca grazie alle pretese che i Lusignano vantavano sulle due corone – basti il rinvio a G. HILL, A History of Cyprus, voll. 4, London, 1940-1948, e alla bibliografia Cyprus in History a cura di D. ALASTOS, London, 1955. Un discorso a parte meriterebbero gli ordini monastico-militari. Rimandiamo per i Templari a M. DESSUBRÉ, Bibliographie de l’ordre des Templiers, Paris, 1928, nuova ed., Nieuwkoop, 1966, continuata da H. NEU, Bibliographie des Templer-Ordens, Bonn, 1965; per gli Ospedalieri a J. RILEY-SMITH, The Knights of St. John in Jerusalem and Cyprus, c. 1050-1310, London, 1967, e ai vecchi ma non sempre superati studi di J. Delaville Le Roulx; per i Teutonici infine a M. TUMLER, Der Deutsche Orden im Werden, Wachsen und Wirken bis 1400, Montreal-Wien, 1955 e a K. GÓRSKI, L’Ordine Teutonico alle origini dello stato prussiano, Torino 1971. Naturalmente la storia delle crociate è piena di ordini cavallereschi minori, taluni anche illustri: ma ci limitiamo ai tre che ebbero importanza storica autonoma.

5. Economia e commercio

Quando si parla dei rapporti fra crociate e mondo economico, bisogna sempre fare i conti con W. HEYD, Histoire du commerce du Levant au Moyen Age, voll. 2, Leipzig, 1885-1886 (ristampa a c. di F. Raymond, Amsterdam, 1959; ed. anastatica, Bologna, 1968). Partendo dal dato di fatto della contemporaneità fra la ripresa dell’economia europea e il movimento crociato, lo Heyd stabiliva tra i due fenomeni non un corretto rapporto d’interdipendenza, bensì uno di dipendenza del primo dal secondo. Gli studi ulteriori hanno ampiamente dimostrato sia che l’incontro fra occidente cristiano e Islam avrebbe; condotto a risultati ugualmente importanti anche senza la crociata (vi erano contatti fra le due civiltà in Spagna, in Sicilia, in Africa, nelle isole mediterraneo-occidentali), sia che i porti e gli empori della Terrasanta non ebbero mai nel commercio internazionale un ruolo di primo piano, che fu giocato semmai da Costantinopoli e dai porti egiziani di Alessandria e di Damietta. Con tutto ciò, l’opera dello Heyd resta preziosa per la raccolta di infiniti dati di fatto che la rendono ancor oggi un indispensabile strumento di lavoro. Lo stesso può dirsi di A. SCHAUBE, Storia del commercio dei popoli latini nel Mediterraneo sino alla fine delle crociate (trad. it. dal tedesco di P. Bonfante), Torino, 1915, più sicuro nelle conclusioni critiche e altrettanto ricco di dati. I progressi compiuti in questo senso dagli studi degli ultimi decenni si possono vedere consultando la densa rassegna di R.-H. BAUTIER, Sources pour l’histoire du commerce maritime en Méditerranée du XII.e au XV.e siecle, in Les sources de l’histoire maritime en Europe du Moyen Age au XVIII.e siecle, Paris, 1962, pp. 137-177. Letteratura immensa, ma per molti aspetti non del tutto esauriente, è quella dedicata alle colonie mercantili italiane di Terrasanta; segnaliamo in linea generale: H. LAMMENS, Le commerce maritime de la Syrie au moyen age, «Al Machriq», IX (1966); R. CESSI, Le colonie e i commerci dell’Europa occidentale in Oriente dal medio evo all’età moderna, Padova, 1922; C. N. JOHNS, The Crusaders Attempts to Colonize Palestine and Syria, «Journal of the Royal Central Asian Society», XXI (1934); J. PRAWER, Colonization Activities in the Latin Kingdom of Jerusalem, «Revue Belge de Philosophie et d’Histoire», XXIX (1951); G. LUZZATTO, Relazioni economiche tra Oriente e Occidente dal sec. X al XV, in Oriente e Occidente nel Medio Evo, Roma, 1957. In particolare per l’Italia: B. MITROVIC, Il commercio medioevale dell’Italia col Levante, voll. 2, Trieste, 1881-1882, e C. MANFRONI, Storia della marina italiana, voll. 2, Livorno, 1899-1902.

Quanto alle tre nostre grandi repubbliche marinare, rimandiamo essenzialmente alle storie cittadine e alle pubblicazioni specializzate. Segnaliamo tuttavia, per Genova: E. HEYCK, Genua und seine Marine im Zeitalter der Kreuzzüge, Innsbruck, 1886; R. S. LOPEZ, Studi sull’economia genovese nel medio evo, Torino, 1936; V. VITALE, Economia e commercio a Genova nei secoli XII e XIII, «Rivista Storica Italiana», LIV (1937). Per Pisa: L. NALDINI, La politica coloniale di Pisa nel medio evo, «Bollettino Storico Pisano», N.S., VIII (1939). Per Venezia: G. LUZZATTO, Studi di storia economica veneziana, Padova, 1954; IDEM, Storia economica di Venezia dall’XI al XVI secolo, Venezia, 1961. Strettamente connessi con questi problemi sarebbero altresì quelli degli stanziamenti latini nell’impero di Costantinopoli e soprattutto nell’Egeo all’indomani della quarta crociata, nel Mar Nero, a Cipro, in Egitto, così come i rapporti economici e diplomatici con i potentati tartari. Ci asteniamo dallo scendere in particolari su questi argomenti: sia sufficiente l’aver ricordato in quali e quante direzioni dovrebbe muoversi una ricerca completa.

6. Qualche lavoro divulgativo

Segnaliamo qui alcuni recenti libri a carattere generale, scritti o tradotti in italiano: opere sintetiche, consigliabili agli studenti e alle persone colte in genere. R. GROUSSET, L’epopea delle crociate, tr. it., Novara, 1968, ha sintetizzato e rielaborato in forma efficace la sua grande storia. Una prova della sua competenza in materia ha fornito F. COGNASSO, Storia delle crociate, Milano, 1967, dopo il suo Genesi delle crociate del 1934. Dello stesso problema si sono marginalmente occupati A. Cutolo, G. Fasoli, P. F. Palumbo. Un tentativo di lumeggiare i rapporti fra la storia dei fatti e la presenza del mito crociato nella mentalità medievale è in F. CARDINI, Le crociate tra il mito e la storia, Roma, 1971. Consigliabile, infine, la lettura di una bella antologia di fonti: Storici arabi delle crociate, a cura di F. GABRIELI, Torino, 1963.

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UpUltimo aggiornamento: 20/06/06