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Didattica > Strumenti > Il movimento crociato > Testi, 13

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Il movimento crociato

di Franco Cardini

© 1972-2006 – Franco Cardini


TESTI

13. Una bolla pontificia

La bolla Audita tremendi fu emanata il 29 ottobre 1187 da Ferrara da parte di papa Gregorio VIII, alla notizia che l'esercito del re di Gerusalemme era stato sbaragliato dalle truppe del Saladino ai corni di Hattin, presso il lago di Tiberiade (4 luglio 1187). Va detto che, nel momento in cui la cancelleria papale promulgava questo documento, anche Gerusalemme era caduta (2 ottobre): ma ciò ancora non si sapeva in occidente. Questa è una tipica bolla di crociata: narrazione stringata ma efficace degli avvenimenti, esortazione a partire, promulgazione delle tradizionali indulgenze. (Da Magnum Bullarium Romanum, III, Augustae Taurinorum, 1859, p. 49 sgg.).


Avendo udito la notizia del tremendo giudizio divino con cui la mano del Signore si è abbattuta sulla terra di Gerusalemme, noi e i nostri fratelli siamo confusi da tanto orrore e afflitti da tanto grandi dolori da non sapere che cos'altro fare se non piangere col Salmista: «Dio, i gentili sono entrati nel tuo retaggio, hanno profanato il tuo sacro tempio; hanno rovinato Gerusalemme, hanno dato le carni dei tuoi santi in pasto alle belve della terra e agli uccelli dell'aria» [1]; poiché il Saladino, approfittando della discordia scoppiata in quella terra a causa della malvagità degli uomini istigata dal Demonio, è giunto là con gran quantità di uomini. Gli sono andati incontro il re [2], i vescovi, i Templari, gli Ospedalieri, i baroni e i cavalieri col popolo tutto e la [reliquia della] croce del Signore (attraverso la quale, per le memorie e la fede nella passione di Cristo che su di essa fu crocifisso e riscattò il genere umano, soleva esservi un sicuro baluardo e un'insostituibile difesa contro le incursioni pagane). Ci fu battaglia e i nostri furono sbaragliati; perduta la croce del Signore, trucidati i vescovi, catturato il re e quasi tutti o passati per le armi o trucidati, salvo pochissimi salvatisi con la fuga; i Templari e gli Ospedalieri furono tutti decapitati sotto gli stessi occhi del re. Una volta disperso l'esercito riteniamo inutile riferire come [i saraceni] abbiano tutto invaso e saccheggiato, tanto che pochi sono restati i luoghi non ancor in mano loro…

Ma certamente noi… dobbiamo con sincero pentimento [per quanto è accaduto a] quella terra considerare non solo i peccati dei suoi abitanti, ma anche i nostri e quelli di tutto il popolo cristiano, affinché non vada perduto anche quanto ci è di quella terra rimasto, e il loro [dei saraceni] potere imperversi anche in altre regioni. Poiché da ogni parte fra re e principi, fra città e città udiamo discordie e scandali, tanto da farci piangere e dire col Profeta: «Non c'è verità, non c'è conoscenza di Dio sulla terra; dilagano la menzogna, l'omicidio e l'adulterio; e il sangue si sparge sul sangue» [3]. Per cui è necessario, col pensiero e con l'azione, correggerci con una volontaria penitenza e con pie opere convertirci al Signore, e prima rimediare al male che abbiamo fatto, poi assalire i feroci e malvagi nemici e non esitare in alcun modo a fare in pro di Dio ciò che essi non temono di osare contro di Lui…

E non vi diciamo di abbandonare ciò che avete, ma al contrario di depositarlo anzi tempo nel granaio celeste,… impegnandovi nel recupero di quella Terra nella quale per la nostra salvezza sorse la Verità, e non disdegnò di sopportare per noi il patibolo; né vogliate preoccuparvi di guadagno o di gloria temporale, ma solo della volontà di quel Dio che ha insegnato a riporre in Lui l'anima a vantaggio dei fratelli: e affidate a Lui le ricchezze che volontariamente o no state per abbandonare a non si sa quale erede. Non è infatti nuovo che quella terra sia percossa dal giudizio divino, ma non è neppure insolito che, dopo essere stata flagellata e castigata, sia toccata dalla misericordia. Dio avrebbe potuto salvarla con un solo atto della Sua volontà: ma non sta a noi chiedere perché non l'abbia fatto…

Ma a quelli che, con cuore contrito e in umiltà di spirito, avranno accettato la prova di questo iter [4] e saranno morti facendo penitenza dei loro peccati e nella retta fede, promettiamo l'indulgenza plenaria e la vita eterna. Sia che sopravvivano sia che muoiano, sappiano che saranno esentati dalla pena per la misericordia e per l'autorità degli apostoli Pietro e Paolo e nostra.

I loro beni e le loro famiglie poi, da quando avranno preso la croce, saranno sotto la protezione della Santa Romana Chiesa e dei suoi arcivescovi, vescovi e prelati; e non dovrà esser loro contestata alcuna delle cose che abbiano posseduto senza contrasti all'atto in cui hanno preso la croce, purché non si abbia notizia certa del loro ritorno o della loro morte, ma fino ad allora i loro beni restino intatti e intangibili; né, inoltre, siano obbligati a restituire a nessuno prestiti a usura. Non vadano però [alla crociata] con vesti preziose, cani, uccelli o con altre cose che non sono indispensabili, ma che servono piuttosto all'ostentazione e al piacere; bensì con un modesto apparato e con un abito col quale sembrino far penitenza piuttosto che ostentare inutile gloria.

Dato a Ferrara il quarto giorno dalle calende di novembre [1187], indizione sesta.

[1] Psalm., 78, 1.

[2] Guido di Lusignano.

[3] Osea, 4, 2.

[4] Termine tecnico per designare la crociata.

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UpUltimo aggiornamento: 20/06/06