Logo di Reti Medievali 

Didattica

spaceleftMappaCalendarioDidatticaE-BookMemoriaOpen ArchiveRepertorioRivistaspaceright

Didattica > Strumenti > Il movimento crociato > Testi, 14

Strumenti

Il movimento crociato

di Franco Cardini

© 1972-2006 – Franco Cardini


TESTI

14. Hierusalem capta est

Sulla riconquista musulmana, di Gerusalemme campeggia la figura nobilissima del Saladino, cui offre il suo tributo di ammirazione anche il cronista cristiano dal quale abbiamo scelto le pagine che seguono. Le doti cavalleresche di mitezza e di generosità che il grande sultano dimostra qui giustificano in pieno la leggenda così profondamente encomiastica che gli occidentali ben presto cominciarono a tessere attorno al suo nome e che s'impose allo stesso Dante, il quale pose fra gli «Spiriti Magni» – senza osare dannarlo – colui che aveva strappato ai cristiani la Città Santa. È noto che in periodo illuministico la leggenda saladiniana conobbe una brillante ma arbitraria evoluzione, tanto che il suo protagonista divenne uno degli eroi della tolleranza religiosa e della lotta contro la «superstizione». Ben diverso – e certo più aderente alla realtà – il Saladino dei cronisti musulmani, parecchi saggi dei quali ci offre al riguardo il Gabrieli nel suo Storici arabi delle crociate: in questa più fedele versione rimangono le caratteristiche cavalleresche, ma accompagnate da un concreto senno politico e da una profonda fede coranica. Si noti comunque, nel brano che segue, quale differenza vi sia stata tra la presa musulmana di Gerusalemme nel 1187 e quella crociata di circa un secolo prima, e come l'opera di purificazione islamica sia stata condotta soprattutto contro i simboli esteriori della fede cristiana, senza però che i vincitori si siano concesse facili vendette sui vinti. Ciò fa risaltare, per contrasto, la grettezza dei marinai «cristiani» d'Alessandria, che debbono addirittura gestire costretti con la forza da un saraceno a soccorrere i loro correligionari profughi. Per chi volesse avvicinare la figura del Saladino in tua biografia di facile e suggestiva lettura ma storicamente fondata (a parte una simpatia a tratti un po' troppo scoperta), suggeriamo: A. CHAMPDOR, Saladino, Milano, 1959. (Da L'estoire de Eracles Empereur, in Recueil des Hist. des Crois., Occ., II, pp. 96-104).


Vi dirò come il Saladino fece guardare la città di Gerusalemme affinché i saraceni non facessero né torto né danno né prepotenze ai cristiani che erano in città. In ogni strada mise due cavalieri e dieci armigeri per guardare la città: ed essi la guardarono così bene che non si udì mai parlare di alcuna soperchieria fatta ai cristiani. A mano a mano che i cristiani uscivano dalla città, si disponevano dinanzi ai saraceni, in modo che tra gli uni e gli altri c'era giusto la distanza di un tiro d'arco. E il Saladino faceva custodire i cristiani giorno e notte, in modo che non si facesse loro danno né fossero derubati. Quando tutti coloro che si erano potuti riscattare furono fuori di Gerusalemme, vi restava ancora dentro parecchia povera gente. Venne dunque dal Saladino suo fratello Saif-Eddin Adil, e gli disse: «Signore, io vi ho aiutato a conquistare la terra e la città: vi prego ora che mi doniate cento schiavi presi fra i cristiani poveri della città». Il Saladino gli domandò che cosa ne avrebbe fatto, e questi rispose che ne avrebbe fatto secondo la sua volontà. Allora egli glieli donò e comandò ai suoi luogotenenti che liberassero mille schiavi: cosa che essi fecero; e Saif-Eddin da parte sua, quando ebbe mille poveri, li liberò…


(Così il Saladino, prima indirettamente, poi direttamente, interviene e fa liberare tutti i poveri cristiani che non hanno potuto pagarsi il riscatto; ma la sua generosità va oltre):


…Vi narrerò adesso una grande cortesia che il Saladino fece allora. Le dame e le donne e le figlie dei cavalieri che erano stati presi prigionieri o uccisi in battaglia, non appena furono riscattate e uscite da Gerusalemme, si presentarono al Saladino e presero a gridargli mercé. Quand'egli le vide, chiese loro chi fossero e che cosa volessero; ed esse risposero che per l'amor di Dio avesse pietà di loro, che egli teneva alcuni tra i loro mariti prigionieri, che avevano perduto la terra, ch'egli le consigliasse e le aiutasse. Vedendole piangere, il Saladino ne ebbe gran pietà e disse alle dame che gli facessero sapere se i loro signori erano vivi nelle sue prigioni, ed egli li avrebbe fatti liberare: quanti furono trovati, furono difatti liberati. Poi ordinò che alle donne e alle damigelle, i cui padri o mariti fossero stati uccisi, venissero offerti dal suo patrimonio personale doni proporzionati al rango di ciascuna. E donò loro tanto che esse si allietarono dinanzi a Dio e agli uomini per il bene e l'onore ch'era stato loro fatto.


(Dopo ciò i cristiani liberati dai saraceni si avviano, col permesso del Saladino, verso le città ancora in mano ai crociati: ma ben diversamente dal sultano si comportano questi nei confronti dei disgraziati correligionari):


… quando giunsero dinanzi a Tripoli, il conte di Tripoli fece chiudere le porte e non ne fece entrare neppure uno: al contrario, inviò dei cavalieri a catturare i ricchi borghesi e a togliere loro quanto il Saladino aveva donato… Quelli d'Ascalona e dei castelli intorno (non trovando ospitalità presso i cristiani) se ne andarono a svernare in Alessandria. Il governatore d'Alessandria li fece alloggiare, li curò e li protesse, e là essi rimasero fino al marzo successivo.

E vi dirò che cosa facevano ogni giorno i saraceni di Alessandria. La buona gente della città veniva quotidianamente dai cristiani e faceva grandi doni ai poveri in pane e in denaro. I ricchi, che avevano soldi, li impiegavano in merci che poi misero sulle navi quando s'imbarcarono e fecero così un grande guadagno.

E vi dirò che cosa avvenne loro. Svernavano nel porto di Alessandria navi tra genovesi, pisane, veneziane e d'altra gente, perché in marzo c'era un grande mercato. Quando si giunse al marzo, quelli si raccolsero intorno alle navi. Allora i piloti delle navi andarono dal governatore di Alessandria, gli dettero quanto gli dovevano e chiesero che venissero loro riconsegnati corde e timoni giacché, essendo venuto il tempo, se ne volevano andare. Il governatore rispose che non avrebbe riconsegnato loro né corde né timoni fino a quando i poveri [cioè i profughi da Gerusalemme] non fossero saliti sulle navi; al che essi ribatterono che non li avrebbero fatti salire, dal momento che non avevano né pagato il nolo né fatto le provviste per il viaggio. «Che cosa volete dunque farne?», chiese il governatore; e quelli risposero: «Li lasceremo a terra». Allora il governatore domandò loro se erano cristiani, ed essi risposero di sì. «E ciò nonostante li volete lasciare al loro destino, e farli vendere schiavi, rendendo così vano il dono della libertà che il Saladino ha fatto loro? Ciò non può essere: è necessario che li conduciate con voi. Vi dirò io che cosa farò per rispettare il volere del Saladino: donerò loro pane ed acqua bastanti, e voi li farete salire sulle navi; altrimenti non potrete avere né timoni né corde».

Quando i marinai videro che non c'era scelta, promisero che li avrebbero trasportati. «Venite dunque avanti – disse il governatore – e giurate che li porterete bene e lealmente in salvo in terra cristiana; e che, per quanto io vi abbia costretto a prenderli con voi, nondimeno li condurrete in salvo come i ricchi e non farete loro alcun male. E se saprò che avrete fatto loro ingiuria o villania, me ne vendicherò con i mercanti vostri compatrioti che verranno in questo paese». Così i cristiani che attraverso le terre dei saraceni erano venuti a svernare in Alessandria poterono andarsene sani e salvi.


(Ma torniamo a Gerusalemme, dove i musulmani si apprestano a purificare i Luoghi Santi profanati da un secolo di dominio cristiano):


Quando il Saladino ebbe preso Gerusalemme… non se ne volle andare finché non ebbe pregato nel Tempio e finché tutti i cristiani non furono fuori dalla città. Egli mandò a prendere a Damasco dell'acqua di rose per lavare il Tempio prima di entrarvi: così come aveva disposto, ne ebbe cinque cammelli carichi e fece lavare bene il Tempio con questa acqua di rose prima di entrarvi. E fece abbattere una grande croce dorata che stava sul Tempio, e che i saraceni poi legarono con delle corde e trascinarono fino alla torre di David. Là, i saraceni miscredenti si dettero a spezzarla e le fecero gravi oltraggi: ma non posso dire se ciò sia avvenuto per comando del Saladino. Questi fece lavare il Tempio, vi entrò e rese grazie a Dio.

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 20/06/06