Didattica

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Agricoltura e società nel Medioevo

di Giovanni Cherubini

© 1972-2006 – Giovanni Cherubini

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12. Difesa dei pascoli comuni da parte del vescovo di Liegi (1287)

Dietro questa preoccupazione di proteggere i pascoli comuni da parte del prelato è forse possibile intravedere alcuni segni dell'evoluzione sociale e della pressione demografica, giunta verso la fine del XIII secolo ai suoi più alti livelli medievali. Anche altrove – per esempio in molte delle zone più evolute e più popolate dell'Italia centrale – i pascoli comuni subiscono una profonda crisi e un notevole processo di appropriazione da parte dei privati per essere destinati alla coltivazione. Il fenomeno, se rispondeva a impellenti necessità alimentari, finiva naturalmente per danneggiare soprattutto i contadini più poveri e più sforniti di terra, che dallo sfruttamento dei pascoli comuni traevano il nutrimento per il loro misero bestiame. (Da R. GRAND-R. DELATOUCHE, Storia agraria, cit., p. 302).

Noi scomunichiamo coloro che si sono appropriati dei pascoli comuni, in pianura o in palude, nelle foreste o nelle terre, che si trovano nei possedimenti o negli allodi delle chiese della nostra diocesi, o che appartengono agli uomini delle nostre chiese, così pure coloro che vi sono penetrati con la violenza o se ne sono impadroniti; a meno che, nei sette giorni che seguiranno la pubblicazione di questi decreti, che dovrà essere fatta la seconda domenica dopo la chiusura del sinodo, essi non abbiano restituito questi beni alla comunità. Se essi non lo fanno, essi siano denunziati ogni domenica e festa, con i ceri illuminati, al suono delle campane, e scomunicati come ladri della cosa pubblica e invasori del bene altrui. Se essi non si emendano nel periodo di quindici giorni, dopo che essi saranno stati avvertiti tre volte, anche le loro mogli e i loro servitori siano esclusi dall'entrare in chiesa… Lo stesso decreto colpirà tutti quelli che abbiano agito contro ogni pascolo comune e beni simili.