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Agricoltura e società nel Medioevo

di Giovanni Cherubini

© 1972-2006 – Giovanni Cherubini


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22. Un contratto toscano di mezzadria

Il contratto si riferisce al territorio fiorentino. La Badia di Passignano era un monastero della Vaidipesa. Intorno agli anni in cui il contratto fu steso sia l'«appoderamento», cioè l'organizzazione degli appezzamenti sparsi nel tipico podere toscano a cultura promiscua e con abitazione per i contadini, sia il contratto mezzadrile si erano ormai decisamente affermati. Ciò risulta chiaramente dai dati relativi a dodici «zone-campione» studiate da Elio Conti, senza dubbio significativi per l'intero contado. Verso la fine del secolo il contratto mezzadrile appare ancora più diffuso. Nelle terre di proprietà cittadina esso interessa ormai percentuali oscillanti tra l'80 e il 100% del valore delle terre, con prevalenza di percentuali intorno al 90-95. Mentre all'inizio del secolo le proprietà ecclesiastiche e delle opere pie sono in ritardo rispetto alle proprietà dei cittadini nell'adottare la mezzadria, alla fine del secolo appaiono ormai sostanzialmente sulla stessa linea (cfr. E. CONTI, La formazione della struttura agraria moderna nel contado fiorentino, vol. III, Parte 2a, Roma, 1965, pp. 27, 45, 65, 83-84, 101-102, 112, 129, 150-151, 166-167, 185-186, 202, 222 per l'anno 1427; pp. 30, 51-52, 69-70, 91, 104, 115, 136-137, 155, 171, 191-192, 207-208, 229 per l'anno 1498).


MCCCCXVII [1] Sia manifesto a qualunque persona leggerà o udirà leggere la presente scrita, come oggi questo dì primo di marzo anno 1417 io Piero di Giovanni fattore della Badia di Pasignano, con volontà di messer l'abate e di Giovanni Gianfigl[i]azzi [2] alluogho a Bartolo di Miglorato et a Giovanni et Berto suo' figluoli un podere posto nel popolo di [Sant'Andrea a] Poggialvento, luogho detto Campo a sSole, co' suoi veri e usati confini, per tempo e termine d'anni cinque. E essi debbono incominciare a llavorare il detto podere o tornarvi su ora al presente, e finisce come seguita. E promettono di lavorare il detto podere bene et diligentemente e a uso di buoni lavoratori. Et nnoi gli doviamo dare ogn'anno, per seme sul detto podere, di grano staia otto et fave staia quattro. Et essi debbono dare a mezzo quello e quanto vi si ricoglerà su. Et debbono dare ogn'anno de' detti cinque anni i vantaggi soscritti. In prima:
Per la festa di san Giovanni Ghualberti paia due di chapponi.
Nella detta festa serque sei d'uova.
Dare ogn'anno chasci marzolini coppie sette.
Dare ogn'anno, a volontà del fattore, opere tre.
Ogn'anno, del mese d'agosto, due some di pagla.
Tenere i porci a mezzo e paghare la metà de' temporili. Andare a macinare al mulino della Badia quanto esso lo grano e lla famiglia sua [sic].
Fare l'ulive al fattoio della Badia e lasciare l'usata mulenda. Venire alli traini quando fosse richiesto.
Ancora ànno tolto il poderuzzo al Pozzo a sSole colli sopradetti patti, come lavorava Martino di Zanobi.
Fatta la detta alloghagione im presenza di don Michele da Poggialvento e di frate Jachopo converso della Badia.

Ricondussono Berto e Giovanni figluoli del sopradetto Bartolo da messer l'abate, oggi questo dì 15 di novembre anno 1421, il sopradetto podere con quelli medesimi patti e chondizioni l'avevano im prima, per tempo e termine d'anni cinque, chominciando addì primo d'agosto prossimo passato e finendo chome seguita. Sì veramente che messer l'abate debba acrescere loro lavorio, per modo essi si possino conducere. E per chiarezza di ciò io dom Pace chamarlingho di Passignano ò fatto questa memoria di mia propia mano, in presenza di Stefano di Donato detto Fagiano e di Fruosino di Checcho da Pasignano.

[1] La data, in stile fiorentino (inizio dell'anno al 25 di marzo), va posticipata di un anno.

[2] Parente e forse procuratore dell'abate messer Niccolò dei Gianfigliazzi.

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UpUltimo aggiornamento: 26/06/06