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Agricoltura e società nel Medioevo

di Giovanni Cherubini

© 1972-2006 – Giovanni Cherubini


Documenti

6. Un prelato dissodatore: Sigieri abate di Saint-Denis (morto nel 1151)

Forse in passato, e qualche volta anche ora, non senza un più o meno sottinteso intento apologetico, si è un po' esagerato nel sottolineare il merito dei monasteri nel campo dei dissodamenti e delle bonifiche medievali. Può darsi che per questo aspetto il solco tra signori laici e signori ecclesiastici fosse meno profondo di quanto comunemente si crede. Soprattutto, abbastanza costantemente, si sottovaluta il ruolo delle masse rurali, il fatto che nell'opera di dissodamento il contadino rischiava il proprio lavoro, i suoi miseri beni mobili e, qualche volta, come nelle terre a ridosso del Po, la vita stessa (Cfr. su questi problemi V. FUMAGALLI, Storia agraria e luoghi comuni, «Studi medievali», 3a Serie, anno IX (1968), pp. 958-959). Ciò non vuol dire che il ruolo delle chiese e dei monasteri nell'opera di riduzione a coltura delle terre incolte non sia stato notevole e che sia anche il meglio documentato. Qui riportiamo un documento relativo ad una grande figura di abate, Sigieri, capo del monastero di Saint-Denis, presso Parigi. La traduzione è stata condotta su quella di G. FOURQUIN, Histoire économique, cit., pp. 281-282.


A Vaucresson abbiamo fondato un villaggio [1], costruito una chiesa e una domus, dissodato con l'aratro la terra incolta. Coloro che si occuperanno di questa fondazione sapranno meglio ciò che se ne ricaverà, dal momento che vi sono già quasi sessanta «ospiti» e molti altri ancora desiderano venirvi, se solamente qualcuno se ne incarica. Il luogo, in effetti, era in passato come una caverna di ladroni, deserto per più di due miglia e di nessun utile per la nostra chiesa, rifugio di briganti e di vagabondi a causa della vicinanza dei boschi. È per questa ragione che abbiamo deciso che i nostri fratelli vi serviranno Dio, come nelle solitudini, dove una volta abitavano i dragoni, cresce il verde della canna e del giunco…

La signoria di Saint-Denis chiamata Guillerval, presso Saclas in Beauce, donata a Saint-Denis dal re Dagoberto con il suo diploma, aveva da lungo tempo e forse da sempre una così scarsa dotazione che in tutta la villa non c'era né domus in cui l'abate potesse riposarsi, né granaio, né terra dominica (dominicum). I contadini non versavano annualmente che 25 piccole misure (modiolos), le quali non superano quattro dei nostri moggi, come censo per le loro terre a coltura, unitamente a un modesto censo annuo per le loro abitazioni. Allo scopo di migliorarla per amore dei beati Martiri nostri signori, abbiamo acquistato una terra di tre carrucae situata in questo villaggio (villa), che era da quarant'anni e più l'oggetto di una lotta accanita tra Giovanni d'Etampes, figlio di Pagano, uomo nobile ed energico, e un certo altro, cavaliere di Pithiviers. Noi abbiamo pagato loro una grossa somma, all'uno come all'altro e… abbiamo fatto stendere una carta che riserva a noi questa terra e pone fine al loro contrasto. Su questa nuova terra, vale a dire al centro del territorio (villa), in un luogo ameno vicino a vive sorgenti e rapidi ruscelli, abbiamo fatto recingere con muri una corte (curia) conveniente e costruire una casa forte e difendibile nella corte, con granai e tutto il necessario, non senza grandi spese. E per rimediare alla siccità dell'altipiano della Beauce, abbiamo costruito un vivaio quasi circolare e ricchissimo di pesci. Abbiamo assegnato due carrucae a questa terra: una sul terreno dissodato (in nova terra), l'altra sulla parte già coltivata del territorio (in antiqua terra). Il luogo, in passato di scarso reddito, vide la nostra entrata annua salire a cinquanta moggi di grano e più. Rimettendo ai contadini il censo minimo che essi pagavano, ci siamo infatti riservati lo champart [2] di tutta la terra, a eccezione della carruca del feudo del maior. In cambio quest'ultimo si impegnò a far tacere i mormorii dei contadini e le opposizioni contro il mutamento della consuetudine…

Noi intraprendemmo la riorganizzazione del nostro possesso di Rouvray Saint-Denis, interamente rovinato a causa delle corvées del castello di Le Puiset. Siccome un giorno, dopo la distruzione del castello, Ugo signore di Le Puiset, ci proponeva di associarci insieme per mettere a cultura delle terre incolte, divenute deserte… e di dividere il ricavato, noi rifiutammo, sebbene qualcuno abbia giudicato vantaggiosa la proposta. E ciò che noi non volemmo fare insieme a lui, cominciammo a realizzare con le nostre forze a vantaggio della chiesa. Noi non accettammo come associato nella riorganizzazione di questa terra quel distruttore che, al pari dei suoi antenati, ci aveva così gravemente provati. Come loro, egli aveva rubato su questa terra le medesime consuetudini (del castellano di Méréville) … a Monnerville, e precisamente la taglia e la prestazione (annona) di porci, agnelli, oche, polli, capponi, legna, ed era giunto al risultato che essa giaceva improduttiva, per lui come per noi… Così, considerando la miseria di questa terra e il danno subito dalla nostra chiesa, abbiamo edificato su questa terra sterile una corte (curtis) ed alzata una torre al di sopra della porta per respingere i briganti, e abbiamo assegnato alla corte tre carrucae. E abbiamo ristabilito il villaggio (villa) di Villaines, riorganizzato il territorio (terra) in disordine, migliorandolo a tal punto che le 20 lire annue ch'esso rendeva in passato sono diventate in seguito 100 lire, anzi più spesso 120. Per noi, giustamente riconoscenti verso i santi Martiri per tanti benefici, abbiamo con carta contrassegnata da sigillo destinato, di questo prodotto del nostro lavoro, 80 lire annue alla costruzione della loro chiesa fino al compimento dell'opera.

[1] La carta di fondazione di Vaucresson (Vallis Crisonis) da parte di Sigieri è del 31 marzo 1146.

[2] Con il patto di champart (da campi pars) il concedente ricava dal concessionario della terra non un versamento fisso, ma una quota proporzionale del raccolto.

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UpUltimo aggiornamento: 26/06/06