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Agricoltura e società nel Medioevo

di Giovanni Cherubini

© 1972-2006 – Giovanni Cherubini


2. Gli uomini e lo spazio coltivato

2. L’«età dell’espansione» (XI-XIII secolo)

Nella storia del continente i secoli XI-XIII sono l’«età dell’espansione». Difficile dire quanta parte di questa espansione sia stata preparata nel mondo oscuro della vita rurale dei secoli immediatamente precedenti. Difficile altresì misurare la parte da attribuire alla penisola italiana, anche questa volta in anticipo nel preparare, attraverso l’attività delle sue città marinare (Amalfi, Venezia) e i suoi mai interrotti legami con l’Oriente, la successiva espansione mercantile del continente. Non c’è alcun dubbio tuttavia che in questi tre secoli «l’Occidente si anima e diventa conquistatore» (G. Fourquin).

Il mondo cavalleresco conosce una più grande espansione. Le conquiste normanne — dei normanni da tempo stanziati nella Francia del nord — dell’Italia meridionale, della Sicilia, dell’Inghilterra, legano per sempre all’Europa queste zone periferiche, sottraendole rispettivamente alle influenze bizantino-arabe o al dominio degli ancora barbari uomini del nord. La penisola iberica vive la parte centrale della reconquista cristiana. In Oriente, attraverso le crociate, si forma un impero coloniale-mercantile delle città marinare italiane e un più effimero sistema di stati «franchi». La rivoluzione mercantile non avviene solo a sud. Se il Mediterraneo tende sempre più a diventare un lago italiano, il Mare del Nord e più tardi il Baltico si trasformano in laghi germanici, in laghi dei mercanti dell’Hansa. E a questo predominio mercantile, che finisce per estendersi anche a vaste zone delle terre slave dell’interno, si accompagna, da parte tedesca, anzi talvolta lo precede, una capillare e intensa colonizzazione contadina, una continua «marcia verso est» alla ricerca di nuove terre da arare.

La circolazione dei beni si accelera notevolmente rispetto ai secoli precedenti, conseguenza e causa insieme di un rafforzarsi dei poteri statali, siano monarchie nazionali che muovono i primi passi o potenti città-stato dell’Italia centro-settentrionale. Il ritorno alla coniazione di forti monete d’oro pone fine al monometallismo argenteo fissatosi in età carolingia. Anche l’immenso mondo slavo, tra l’Elba e il Volga, per impulso esterno, ma anche per uno sviluppo autoctono, vede apparire, al più tardi dalla metà del X secolo, accanto ad aziende agricole di sussistenza, arcaiche e tradizionali, correnti di commercio locale e di commercio a distanza non più limitate ai soli prodotti di lusso per l’aristocrazia.

L’espansione fu accompagnata, a partire dall’XI secolo, da un fortissimo incremento demografico, ma non è escluso che l’entità dell’incremento possa apparire maggiore perché le fonti — raramente «quantitative» almeno fino alla seconda metà del XIII secolo — sono ora più abbondanti. Crebbero in ogni modo le città e cominciò a riaffermarsi in maniera sempre più netta una divisione delle funzioni fra il centro urbano, sede di manifatture e di commerci, e la campagna circostante, produttrice di derrate agricole e consumatrice dei manufatti della città. Fenomeno particolarmente vistoso nella zona dei grandi comuni italiani, anche se va tenuto presente che la resistenza delle città e una «tradizione cittadina» era stata nella penisola più forte che nel resto d’Europa lungo tutto l’alto Medioevo. Fenomeno tuttavia registrabile anche nelle arretrate terre slave, a conferma della sua universalità nel continente. Per la Russia si è potuto, ad esempio, constatare che l’artigianato cittadino, nell’XI e XII secolo, inviava i suoi prodotti in un raggio di territorio compreso tra i cinquanta e i cento chilometri. Ma le grandi città di Kiev, Smolensk, Novgorod lavoravano per mercati molto più ampi. Il primo di questi centri inviava i suoi prodotti di oreficeria in un raggio di 1400 chilometri.

Se l’incremento della popolazione fu in effetti imponente, lo si può attribuire, almeno in parte e per certe zone, come crede Lynn White, a un miglioramento nella dieta degli uomini per l’introduzione nell’alimentazione delle leguminose, frutto a loro volta della diffusione della rotazione triennale? Bisogna riconoscere che, almeno allo stato attuale della ricerca, è impossibile stabilire fino a qual punto la esplosione demografica stessa sia una causa e fino a qual punto invece un effetto del perfezionamento delle tecniche agricole e dell’estensione dello spazio coltivato. La stessa complessiva «vitalità» politica ed economica può apparirne di volta in volta effetto e causa. Accontentiamoci perciò di puntualizzare le concomitanze. La stessa affermazione che settore motore della rinascita economica fu quello primario, cioè quello agricolo, potrebbe apparire pacifica. Ma a scendere più a fondo bisognerebbe fare distinzioni notevoli, inserire sfumature, calcolare quale funzione stimolante e vivificante sulla ripresa possano avere avuto quei traffici, certo «marginali», ma mai interrotti neppure nel secoli più oscuri del Medioevo e sulla cui inconsistenza si è forse in passato un po’ esagerato.

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UpUltimo aggiornamento: 26/06/06