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La predicazione nell'età comunale

di Carlo Delcorno

© 1974-2005 – Carlo Delcorno


Premessa

La storia della predicazione è «solo un aspetto della vita movimentata della Chiesa» (Schneyer); di per sé richiederebbe una trattazione globale, da Cristo ai nostri giorni, dove fosse possibile cogliere la continuità e la varietà di un tipo di letteratura eccezionalmente importante per la formazione della cultura e delle lingue nazionali dei popoli europei. Vi sono caratteristiche strutturali che, a prima lettura, permettono di distinguere da un'omelia dei Padri o da una predica barocca un sermone dell'età scolastica. Meno facile è distinguere un sermone medievale da uno dell'età umanistica poiché, nonostante le innovazioni tematiche e gli adattamenti morfologici, la predicazione perpetua le stesse strutture fino al maturo Rinascimento. I teorici delle Artes praedicandi, che fioriscono tra il XII e il XV secolo, definiscono «moderno» il tipo di sermone le cui regole sono fissate a partire dal XIII secolo. L'aggettivo (modernus), usato così frequentemente dagli scrittori del Duecento per sottolineare la novità di una cultura a base logico-scientifica, vuole caratterizzare la perfezione tecnica del nuovo sermo, costruito secondo i precetti della dialettica, ricco dei nuovi contenuti elaborati dalla Scolastica.

Ci muoveremo nell'àmbito della predicazione moderna o scolastica, dall'inizio del XIII secolo alla fine del XIV secolo, quando, particolarmente in Italia, le nuove forme di cultura e di spiritualità che vanno sotto il nome di Umanesimo incidono anche sul genere omiletico. Il discorso sarà delimitato da una parte dell'apparizione dell'ordine dei Predicatori, dall'altra dalla diffusione del sermone come mezzo di espressione del laicato. La predicazione medievale è internazionale, legata ai, nuovi ordini Mendicanti (francescani e domenicani), i quali sfuggono al particolarismo delle Diocesi e sono piuttosto connessi alla vita delle grandi Università europee (Parigi, Oxford, Bologna): ha dunque un orientamento amplissimo e una capacità di penetrazione ecumenica. L'angolo di visuale di un italianista deve essere forzatamente riduttivo. Occorre innanzitutto fissare limiti geografici: alcuni dei più grandi predicatori dell'epoca, pur essendo nati in Italia, recitano i loro sermoni a Parigi, davanti agli studenti dell'Università; ci sforzeremo di fissare la nostra attenzione sulle grandi città italiane, in particolare sui comuni dell'Italia centro-settentrionale. In parte dovremo sacrificare i livelli alti della predicazione per cogliere le dimensioni sociologicamente più interessanti, cioè le forme di predicazione in cui la cultura clericale, di lingua latina, viene proposta in volgare al vasto pubblico delle città.

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UpUltimo aggiornamento: 02/07/2005