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Didattica > Strumenti > La predicazione nell'età comunale > Testi, 17

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La predicazione nell'età comunale

di Carlo Delcorno

© 1974-2005 – Carlo Delcorno


Testi

17. Giacomo da Benevento: sermone per il Sabato Santo

Si presenta la seconda delle prediche per il Sabato Santo raccolte nel sermonario De Tempore. I sermoni de Passione avevano una struttura drammatica: il predicatore immaginava patetici dialoghi, fatti di citazioni scritturali (soprattutto dal Cantico dei Cantici) tra personaggi allegorici e Cristo stesso. Qui, sulla falsariga del Cantico, la Chiesa è detta Sposa di Cristo: essa partecipa allo strazio dello Sposo, che nella morte le ha dato la più grande prova d'amore. Vi è un richiamo voluto al topos cavalleresco di Amore e Morte, sublimato in chiave teologica. Seguo la lezione del Ms. Conventi Soppressi A 4 857 della Biblioteca Nazionale di Firenze (proveniente da Santa Maria Novella). Il testo è a cc. 236v-b.


Fasciculus mirre dilectus meus mihi. Inter ubera mea commorabitur. Cant. 1 [1].

Sponsa heri lamentabiliter prosecuta est patibulum Sponsi; hodie adhuc lamentabiliter prosecuta est tumulum Sponsi: et ideo consolabiliter letificata est super gaudio refectionis Sponsi. Heri Sponsus sparserat quosdam gratissimos ramusculos: sanguinem veut rosas; corpus velut lilium inter spinas - propter que dicebatur candidus et rubicundus [2] –; animam humilem sicut violam. Sponsa hodie venit ad montem mirre [3] ut colligeret sparsa. Unde tria considerare oportet in verbis propositis.

Primo causam fasciculi, quia Dilectus meus mihi; secundo materiam, quia fasciculus mirre; et tertio archam que ipsum contineat, quia inter ubera mea commorabitur. Circa primum nota quod dilectus olim nuntios amoris ad Sponsam miserat; Sponsa dubitabat, propter quod clamabat: Osculetur me ipse osculo oris [4]. Et ideo vulneratus caritate heri ostendit Sponse precordia caritatis in corde. Bernardus: Quidni pateant viscera pietatis per vulnera lateris? [5]. Item verba ostendit benignitatis in ore; que audiens Sponsa dixit - Cant. III – Vox tua dulcis [6]. Et idem ostendit insigna caritatis in opere. Johannes XIII: Maiorem caritatem nemo habet [7]. Et ideo Sponsa etiam vulnerata caritate dicit: Dilectum Cristum quero. Cum fervore querit. Cant. III: Queram quem diligit [8]. Cum languore plangit. Cant. V: Nuntiate dilecto quia amore langueo [9]. Et cum labore obsequitur, unde paravit unguenta. Cant. IIII: Ibo mihi ad montem mirre et collem thuris etc [10]. Et ideo dicit ipsa Cantica V: Dilectus meus mihi etc.


[Un mazzetto di mirra è per me il mio amato. Egli poserà sul mio seno. Cantico dei Cantici, cap. 1.

Ieri la Sposa ha seguito con lamenti lo Sposo condotto al patibolo; oggi con nuovi lamenti ha seguito le esequie dello Sposo. In questa tristezza ha trovato letizia e consolazione nel ricomporre la sua salma. Ieri lo Sposo aveva sparso alcuni graditissimi ramoscelli: il suo sangue come rose, il corpo come giglio tra le spine – e perciò era detto candido e vermiglio –; l'anima umile come una viola. Oggi la Sposa è venuta al monte della mirra a raccogliere i fiori sparsi.

Occorre perciò considerare tre cose nel testo proposto: prima la causa del mazzo; dice: Il mio amato è per me etc. In secondo luogo la materia; dice: un mazzetto di mirra. Poi il sepolcro che lo contenga; e dice: riposerà tra le mie mammelle. Vediamo il primo punto. Si noti che l'amato aveva mandato già alla Sposa dei messaggeri; ma ella dubitosa del suo amore gridava: Mi baci coi baci migliori della sua bocca. Ferito d'amore ieri egli mostrò alla Sposa nel suo cuore le viscere del suo amore. Dice san Bernardo: Or non appaiono forse per le ferite del suo fianco le viscere della sua pietà? Mostrò ancora sulla sua bocca le parole della misericordia. La Sposa udendole disse – secondo il Cantico, cap. III –: La tua voce è dolce. Mostrò anche i segni dell'amore di fatto. Dice san Giovanni nel capitolo XV: Nessuno ha maggiore amore di colui che sacrifica la vita per i suoi amici. Dunque anche la Sposa, ferita d'amore dice: «Amerò il mio diletto Cristo». E lo ama con fervore. Dice infatti il Cantico al capitolo III: Cercherò colui che la mia anima ama. Con languore fa lutto. Dice il Cantico, capitolo V: Dite al mio amato che muoio d'amore. Lo segue con fatica; ecco che ha preparato gli unguenti. Dice il Cantico, al capitolo IV: Me ne andrò al monte della mirra e dell'incenso etc. Perciò dice sempre il Cantico al capitolo V: Il mio amato è per me un mazzetto di mirra etc.].

[1] Cantico dei Cantici 1, 12.

[2] Cant. 5, 10. Si ricordi il famoso verso jacoponico «Figlio bianco e vermiglio» (Donna de Paradiso, v. 116).

[3] Cfr. Cant. 4, 6.

[4] Cant. 1, 1.

[5] Citazione non rintracciata.

[6] Cant. 2, 14.

[7] Giovanni 15, 13.

[8] Cant. 3, 2.

[9] Cant. 5, 8.

[10] Cant. 4, 6.

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UpUltimo aggiornamento: 02/07/2005