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Didattica > Strumenti > La predicazione nell'età comunale > Testi, 19

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La predicazione nell'età comunale

di Carlo Delcorno

© 1974-2005 – Carlo Delcorno


Testi

19. Un sermone di Franco Sacchetti

Verso il 1381 il Sacchetti compose un quaresimale: le 49 Sposizioni di Vangeli. Scegliamo la XXVI, per la IV Domenica di Quaresima (cfr. F. SACCHETTI, La Battaglia delle belle donne. Le lettere. Le Sposizioni di Vangeli, a cura di A. CHIARI, Bari, Laterza, 1938, pp. 194-197). Si noti che il lungo exemplum incluso nella sposizione sarà ripreso in una novella del Trecentonovelle (nov. CXXIII).


DIE XXVI, DOMINICE. DE DISTRIBUTIONE.


Distribuit discumbentibus etc. [1]


Questi pani hanno diverse significazioni, e così il fieno dove si puosono a sedere. È oppinione d'alcuni Dottori, d'Ugo da San Vittore e d'altri, che questi pani, che saziarono cinquemila persone, cresceano, come si spezzavano, in forma come gonfiassono in pasta. Non si tiene per santo Agostino né per li maestri teologhi. Anco si tiene che colui, che fa uno granello di panico germogliare e fare una panocchia, che ne fa migliaia, così facesse con la sua potenza in questi pani.

[Nell'autografo del Sacchetti vi è uno spazio vuoto di circa righi otto.]

Perché chiamò il Nostro Signore più san Filippo che alcuno de gli altri Apostoli? Però che san Filippo avea predicato più da lungi ne' confini de la terra di là da la Tana a una gente pagana e crudele chiamati Asciti, e aveagli recati a la fede.

[Spazio vuoto di circa righi nove.]

Questi, che portava la sporta de' cinque pani, ebbe nome Marziale. E' Limoggini [2] ne fanno grande festa, e tengono che fosse uno de' discepoli di Cristo.

[Spazio vuoto di circa righi venti.]

Questio. – Se niuna cosa è che non possa commettere diffetto altro che Dio.

Non è alcuna. E tu mi potresti dire: – Gli Angeli o' Santi possono commettere difetto? – Quanto per loro natura, potrebono commettere difetto; ma per la confermazione, che Dio ha loro data, non lo possono comettere, però che hanno sempre inanzi lo specchio del volto di Dio; e avendo quello inanzi, in cui è ogni verità e ogni bene e ogni virtù, non possono comettere alcun difetto.

Nota che di tre peccati discendono tutti gli altri che si fanno, cioè di superbia, di lussuria, e d'avarizia. Come si purga la superbia? Con la orazione, però che è di natura divota e umile. Come si purga la lussuria? Col digiuno, però che 'l digiuno e l'astinenza tempera la carne; e questa è una de le cagioni perché fu trovata la Quaresima, però che, venendo su la primavera le potenze umane, e non essendo temperate de la bocca, in questa stagione, che è quella ov'ogni animale più trascorre in lussuria, questo peccato fuori de' termini serebbe troppo passato. Come si purga l'avarizia? Con la elemosina, la quale non che renda quello che è d'altrui, ma del suo dà. E dico che la elemosina sola può fare, ché l'altre due si fanno facendo quella. Verbigrazia: se io òro e non fo astinenza né elimosina, ho solamente orato; se io digiuno e non fo orazione né elimosina, ho solamente digiunato; se io fo elimosina, colui che la riceve òra per me, colui che la riceve digiuna per me. Adunque, in elemosina si contiene orazione e digiuno; dunque, elemosina è virtù contro a tutti peccati.

Questio. – Chi merita più a Dio, o chi fa uno boto e quello osserva, o chi sanza boto fa quello medesimo bene? Più merito riceve da Dio chi fa il boto, e osservalo.

Asolutio. – Pruova: chi fa il boto, s'obliga, se non lo fa, d'essere condenato da Dio; e com'egli s'è obligato dal boto, è sottoposto a l'ubidienza. Sì che fa il bene e ha servito a l'obedienza; ma l'altro serve al bene, ma non s'è sottoposto a l'obedienza. Verbigrazia: uno dice a un altro: – Io mi ti voglio obligare e sottomettere di servirti, o di darti denari di qui a uno mese; e se questo non fo, che tu me ne facci portare quella pena che io merito. – E come ha promesso, così ha fatto. Un altro sanza obligarsi o sottomettersi serve o dona denari per lo medesimo modo che ha fatto l'altro a quel medesimo ricevente che di sopra è detto. Qual di questi due dee essere più acetto a colui che ha ricevuto il dono? Più acetto dèe essere colui che gli s'è sottoposto, però che l'ha servito sottometendosi a ubidienza; l'altro il servì senza somessione. Può dire alcuno contra: – Chi s'è sottomesso dèe pagare; e s'egli dèe pagare e paga, niente merita; ma chi non è sottomesso e paga, oserva liberamente, dunque merita più. – Questo è falso, però che non era tenuto quello d'obligarsi se non come l'altro; adunque, se per acrescere virtù s'è sottoposto, dèe ricevere più merito. E se colui che ha botato non osserva il boto, grave pena gli ne séguita, però che ha promesso; a l'altro, che non ha promesso, non segue pena alcuna. Adunque, è ragione di stare al guadagno come a la perdita da poi che, non osservando il boto, io pecco gravemente e ricevo pena; osservando, debbo meritare più. E questo s'intende ancora per li religiosi, che ne la professione promettono d'osservare gli ordini de la Religione, che meritano assai più osservando quello che hanno promesso a la Religione, che gli altri fuori de l'Ordine mondani facendo quelle medesime cose a che sono tenuti.

Fu, non è gran tempo, uno contadino ricco, che avea una sua moglie e uno figliuolo maschio e due fanciulle femine. Il fanciullo maschio apparò leggere e scrivere, poi gramatica; e avendo buona aprensiva, venne volontà al padre di fare studiare questo suo figliuolo, e mandollo a Bologna; e là mandato, ognora sentia che divenia valentrissimo. Avenne che la madre di questo giovene morì, e 'l padre dopo certo tempo tolse un'altra moglie; e stando questa con lui, come spesso adiviene, il padre di questo giovene gli mandava, come è d'usanza per libri e per altri bisogni a gli studianti, spesse volte quando trenta fiorini, quando cinquanta, e quando cento. Di che la moglie cominciò a mormorare: – Che è questo? Ove mandi tu questi danari? Tu non ti lasci niente. – Questi rispondea che gli mandava al figliuolo, il quale era per venire valentrissimo uomo. La donna rispondea: – E che si vede di quello che tu di'? Tu gli mandi a uno corpo morto.– E tanto avea preso il volgare [3] che sempre il nominava corpo morto.

Avendo romore e mala vita il marito con lei, queste cose, come interviene, furono significate al giovene a Bologna; e dopo alcuno tempo tornò, valentrissimo di scienza oltre modo, al padre e a casa sua. La matrigna, vegendo molti che 'l veniano a vicitare per la sua scienzia, gli parea essere scornata per le parole che di lui avea dette. Avenne uno giorno che 'l padre di questa famiglia invitò il prete del popolo [4], che era suo amico, a desinare con lui, e disse a la moglie che facesse da desinare ciò che gli piacesse, sì che bastasse. La donna fece cuocere uno cappone. Venendo l'ora del desinare, posto a tavola prima il prete, poi il padre, poi la matrigna, poi due fanciulle sorocchie de lo studiante, e lo scienziato giovene, disse la matrigna di costui al marito: – Ché non sapiamo noi da costui che scienza è questa, ch'egli ha apparata? – Disse il marito: – O come il possiamo sapere? – Disse la donna: – Diciamo che tagli questo cappone per gramatica. – Il marito, consentendo a la moglie, disse al giovane che, poi che egli avea apparata tanta scienza, che tagliasse quello cappone per gramatica. Il giovene che s'era accorto di tutto, disse che ben gli piacea. E recandosi il cappone inanzi, e' disse: – Etimologia è una parte de gramatica, con la quale voglio tagliare questo cappone; e vegendo il prete essere nostro padre spirituale e che porta la cherica, la parte sua sia la cresta. – E tagliata glila diede. – Il padre mio è capo de la casa, e poi ch'egli è il capo, la parte sua sia il capo. – E sì gliel diè. – La donna de la casa è mia matrigna, e ella e l'altre sono ne le case per sostentare le famiglie e andare su e giù provegendo a la masserizia de la casa e questo non si può fare sanza piedi. – E tagliati i piedi, glili diede. – Le due sue sorelle, che non aveano marito, disse che aveano a volare fuori de la casa, e andare dove avranno marito, e 'l volare non si può fare sanza alie; a ciascuna diede uno de' sommoli de l'alie. A la sua parte, disse che era chiamato corpo morto; quel corpo che era rimaso del cappone però che era corpo morto, era suo. E così si fece la parte grassa, tagliando per gramatica.

[1] Giovanni 6, 11.

[2] Abitanti di Limoges.

[3] Modo di dire.

[4] Del quartiere.

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UpUltimo aggiornamento: 02/07/2005