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Didattica > Strumenti > La città medievale italiana - 3

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La città medievale italiana

di Gina Fasoli e Francesca Bocchi

© 1973-2007 – Gina Fasoli e Francesca Bocchi


3. Le città italiane tra Bizantini e Longobardi

La vittoria bizantina avrebbe dovuto ristabilire l'antico regime: un cronista infatti scrive risolutamente che Narses patricius Italiam romano imperio reddidit urbesque dirutas ristoravit, totiusque Italiae populum… ad pristinum reduxit gaudium [1].

Di diritto le città continuarono a essere amministrate dalle curie, ma erano curie composte di pochi e sparuti elementi, e di fatto era al curator, nominato dall'imperatore, che spettava provvedere a tutto ciò che riguardava la città e il suo patrimonio, così che lo si chiamerà anche pater civitatis. Al suo fianco era il defensor urbis, eletto dalla curia; ma era un personaggio di poco prestigio, anche se gli era attribuita l'amministrazione della giustizia civile e criminale in prima istanza.

L’invasione longobarda (568-569) modificò notevolmente la situazione: le città che furono occupate dai Longobardi nel loro primo avanzare si trovarono in una situazione di fatto che modificò le loro antiche strutture; ma anche le città che rimasero in mano ai Bizantini si trovarono in una situazione nuova: si trovarono cioè in uno stato di guerra permanente che, a sua volta, modificò molte cose.

Nelle città rimaste bizantine risiedevano i capi militari nominati dall'imperatore: essi intervenivano largamente in tutti gli affari religiosi e civili della città, sottraendoli agli antichi organi cittadini, cosicché l'amministrazione cittadina si risolse in regime militare, e la popolazione si stratificò militarmente, in funzione della difesa della città, affidata non soltanto ai contingenti dell'esercito regolare bizantino, ma anche alle forze locali.

Alla fine del secolo VII gli abitanti delle città sono stratificati in optimates, exercitus, populus: gli optimates (nobiles, proceres) e l'exercitus svolgono una certa attività politica e amministrativa di cui il populus è di volta in volta spettatore, beneficiario o vittima; è soltanto al tempo della lotta iconoclasta che la documentazione consente di parlare con una certa ricchezza di particolari delle città rimaste ai Bizantini.

[1] Il passo è nel cosidetto ANONIMO VALESIANO, in «Archivio Muratoriano», 1922, pp.638-639.

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UpUltimo aggiornamento: 02/08/08