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Didattica > Strumenti > La città medievale italiana > Testimonianze, 3

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La città medievale italiana

di Gina Fasoli e Francesca Bocchi

© 1973-2007 – Gina Fasoli e Francesca Bocchi


Testimonianze

3. Le città in età gota (507-511 circa)

Cassiodoro nacque intorno al 487 a Squillace da una ricca famiglia di funzionari imperiali che aveva accettato di servire prima Odoacre e poi Teoderico. Cassiodoro divenne magister officiorum del re goto e rimase al servizio dei suoi successori, ritirandosi poi nel Vivarium, una specie di monastero che egli aveva fondato nei pressi di Squillace e di cui si proponeva di fare un centro di studio. Qui vi rimase fino alla morte nel 580 – egli attese fra l'altro a raccogliere e riordinare sotto il titolo di Variae le numerosissime lettere che durante la sua lunga carriera aveva scritto per conto dei sovrani, e che ne documentano la politica.

Alcune di quelle lettere – qui ne riportiamo due (Varie, «Monumenta Germaniae Historica», Auct. Ant., a cura di TH. MOMMSEN, Hannover-Leipzig, 1894, t. XII, I, 28 ; III, 49) – sono dirette ai funzionari delle curie delle città del regno, curie che evidentemente erano in grado di funzionare e a cui era demandato il compito di restaurare le città. Nelle parole di Cassiodoro si riflette il convincimento che le città erano comunità di uomini legati da interessi materiali e spirituali e che quindi esse erano da conservare, da restaurare e da fortificare proprio perché rappresentavano il «mezzo» per l'esistenza dei loro abitanti.

Su Cassiodoro come uomo politico e letterato cf. A. VAN DE VYVER, Cassiodoro et son œuvre, in «Speculum», VI, 1931; P. LAMMA, Coltura e vita in Cassiodoro, in «Studium», nn. 7, 8 (1947); P. LAMMA, Teoderico, Brescia 1951: con rinvii alla bibliografia precedente.

Sulle città in età gota cf. C. MENGOZZI, La città italiana nel Medioevo, cit.; G. FASOLI, Che cosa sappiamo delle città italiane nell'alto Medioevo, cit., pp. 289-305.

Sull’età gota cf. N. ABERG, Die Goten und Langobarden in Italien, Uppsala, 1923; «Terza settimana di studio del centro italiano di studi sull’alto Medioevo»: I Goti in Occidente, Spoleto, 1956.


 

Universis Gothis et Romanis Theodericus rex.

Digna est constructio civitatis, in qua se commendet cura regalis, quia laus est temporum reparatio urbium vetustarum: in quibus et ornatus pacis adquiritur et bellorum necessitas praecavetur. Ideoque praesenti iussione profutura sancimus, ut, si quis cuiuslibet generis saxa in agris suis iacentia muris habuerit profutura, libens animo sine aliqua dilatione concedat, quod tunc magis verius possidebit, cum hoc utilitati suae civitatis indulserit. Quid est enim gratius quam videre crescere publicum decus, ubi omnium utilitas in generalitate concluditur?…

 

[A tutti i Goti e ai Romani Teoderico re.

Cosa degna è la costruzione di una città nella quale si esalta la sollecitudine del re, poiché è gloria del nostro tempo il restauro delle antiche città con cui si consegue un ornamento per il tempo di pace e ci si tutela di fronte alle necessità della guerra. Perciò noi provvediamo agli avvenimenti futuri, ordinando che se qualcuno ha nei suoi campi delle pietre di qualsiasi genere utili per costruire dei muri, con animo volenteroso, senza nessun ritardo, le conceda poiché allora più veramente possiederà ciò che avrà concesso per il bene della sua città. Che cosa c'è di più grato che vedere crescere il pubblico decoro che torna ad utilità di tutti? E sebbene vengano concesse cose vili queste saranno di comune vantaggio…].


Honoratis possessoribus defensoribus et curialibus Catinensis civitatis Theodericus rex.

… Vestra enim munitio nostra est nihilominus fortitudo: et quicquid vos ab incerto eripit, famam nostrae defensionis extendit. Saxa ergo, quae suggeritis de amphitheatro longa vetustate collapsa nec aliquid ornatui publico iam prodesse nisi solas turpes ruinas ostendere, licentiam vobis eorum in usus dumtaxat publicos damus, ut in murorum faciem surgat, quod non potest prodesse, si iaceat. Quocirca perficite confidenter, quicquid cautio ad munimen, quicquid ornatus expetit ad decorem, tantum nobis scituri gratum fore quod facitis, quantum exinde gratia vestrae se civitatis extulerit.

 

[Agli onorati possessori, difensori e curiali della città di Catania Teoderico re.

… La vostra difesa è al tempo stesso la nostra forza e tutto ciò che vi sottrae al pericolo si protende a difesa della nostra gloria. Perciò quei sassi che voi dite essere caduti per lunga vetustà dall'anfiteatro e non giovare più all'ornamento della città, mostrando lo spettacolo di turpi rovine, noi vi concediamo di usarli a vantaggio comune, così che si innalzi in un muro ciò che non può giovare se resta disperso al suolo. Quindi conducete fiduciosi a compimento tutto ciò che serve per la difesa, tutto ciò che serve al pubblico decoro e sappiate che ci sarà grato tutto quello che voi farete a vantaggio della vostra città].

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UpUltimo aggiornamento: 02/08/08