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Didattica > Strumenti > La città medievale italiana > Testimonianze, 19

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La città medievale italiana

di Gina Fasoli e Francesca Bocchi

© 1973-2007 – Gina Fasoli e Francesca Bocchi


Testimonianze

19. Angerio vescovo di Catania e la sua città (XII secolo)

L'iscrizione sepolcrale del vescovo Angerio di Catania, pur non tramandandoci la data della sua morte, fornisce interessanti notizie sull'attività che egli svolse nell'ambito cittadino.

Catania usciva, alla fine dell'XI secolo, da una grave crisi dovuta alla guerra di conquista normanna in cui era stata coinvolta, crisi che si andava risolvendo per l'energico intervento del conte di Sicilia, Ruggero, che, tra il 1088 e il 1092, fondò accanto alla chiesa della veneratissima Sant'Agata un monastero benedettino, e pensò di abbinare la carica di vescovo della rinnovata diocesi catanese con quella di abate del nuovo monastero.

La scelta cadde su Angerio, a cui fu affidato anche il governo temporale della città (1092). Egli, dotato di un forte senso pratico oltre che di alte doti morali e religiose, provvide a ricostruire la città semidistrutta e le strutture che erano necessarie, e a mettere a coltura il territorio circostante.

Il testo qui pubblicato è tratto da G. FASOLI, Tre secoli di vita cittadina catanese (1092-1392), in «Archivio storico per la Sicilia Orientale», s. IV, a. VII, 1954, pp. 143-145, dove è data anche una sintesi molto acuta della storia di Catania medievale.

Cf. inoltre I. PERI, Città e campagna in Sicilia, Palermo, 1953-1956.

Per la storia della Sicilia cf. i classici M. AMARI, Storia dei Musulmani di Sicilia, Firenze, 1872; F. CHALANDON, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicilie, Paris, 1909, e il recente D. MACK SMITH, Storia della Sicilia medievale e moderna, Bari, 1970.

 

Cunctis sit notum praesentibus atque futuris,
qui metuunt et amant divini culminis iuris,
Ansgerius quod ego, qui praesul et abbas vocatus,
nomine non meritis, hac cornor in arce locatus;
istius Ecclesiae primus fundamina ieci,
muros et turres faciendaque cetera feci,
atque ruinosas reparavi civibus aedes,
quae fuerant avibus nocturnis antea sedes.

Struxi piscinas, hortos, virgultaque sevi,
quae satis esse queant praesentis in usibus aevi,
innumeras colui vites, ficus et olivas,
singula multiplicans novitates per redivivas.

Nec sata, nec fruges variae multiplicitatis
Arvaque non deerant numerose felicitatis.

Fratres praeterea nonnullos associavi,
quos evangelica crebro dulcedine pavi.

Libros describens multos satis eloquorum,
qui redolent plene flores et thura sacrorum;
plurima confido quibus insudans vehementer
largifluis opibus ditabar sufficienter.

 

[Sia noto a tutti coloro che – presenti e futuri – temono e amano l'altezza del Giudice supremo, che io Angerio, chiamato vescovo e abate di nome ma non nei meriti, sono qui in questa tomba: di questa Chiesa io posi il primo fondamento, feci le torri e le mura e tutto quello che era da fare e riparai per i cittadini le case che cadevano in rovina e che erano diventate asilo degli uccelli notturni. Costruii cisterne, piantai orti e arbusti e tutte quelle cose che possono essere necessarie all'uso della vita presente; coltivai innumerevoli viti, fichi e olivi, moltiplicando ogni cosa nuovamente richiamata alla vita. La varia molteplicità dei seminati e dei raccolti e dei campi coltivati non mancò mai di felice abbondanza. Mi associai molti fratelli che nutrii continuamente con dolcezza evangelica, scrivendo molti libri che profumano dei fiori e degli incensi dei sacri eloqui; molte cose ho compiuto alle quali mi sono dedicato con tutte le mie forze dotandoli a sufficienza di larghi doni…].

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UpUltimo aggiornamento: 02/08/08