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Didattica > Strumenti > La città medievale italiana > Testimonianze, 23

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La città medievale italiana

di Gina Fasoli e Francesca Bocchi

© 1973-2007 – Gina Fasoli e Francesca Bocchi


Testimonianze

23. Alleanze tra città (1130, 1140)

Con l'affermarsi delle autonomie comunali, le città sentirono il bisogno di allearsi fra loro contro le altre città vicine e nemiche o per garantirsene la neutralità, oppure per rinforzare legami commerciali. Tipico è l'esempio di Genova che fra il 1130 e il 1150 concluse numerosissimi trattati di alleanza con Pavia, Tortona, Milano, Marsiglia, il marchese di Savona, il conte di Montpellier, i conti di Barcellona e di Tolone, Pisa.

A titolo d'esempio vengono qui pubblicati (Codice diplomatico della Repubblica di Genova, a cura di C. IMPERIALE DI SANT’ANGELO, F.I.S.I., n. 77, Roma, 1936, docc. 56, 103; pp. 66-67, 123-124) i trattati di alleanza con Pavia (1130) e con Tortona (1140). Col primo, che avrebbe dovuto avere durata decennale, i Genovesi tra l'altro si impegnavano ad affiancarsi ai Pavesi in caso di guerra, particolarmente contro i Tortonesi.

Di dieci anni dopo è l'alleanza con Tortona. Il populus Ianuensis e il populus Terdonensis, in prima persona plurale, si impegnano a desistere da ogni ostilità, a mantenere nel decennio successivo fra loro relazioni amichevoli e a stringere accordi per una comune azione militare nei territori fra Genova e Tortona. Per la storia di Genova cf. la bibliografia della testimonianza 20.


Ab hodie in antea usque ad annos decem nos Ianuenses salvabimus personas Papiensium et eorum districti atque res eorum in toto nostro districto et si aliquis nostri districti eos offenderit in rebus et habuerit unde emendari possit, faciemus ei emendari infra quadraginta dies postquam requisitum fuerit a consilio consulum Papie capiendo tantum nisi remanserit iusto impedimento vel per parabolam consulum Papie… Quod si non habuerit malefactor unde emendari possit, faciemus inde vindictam expellendo eum extra nostrum districtum et non recuperando eum absque consilio consulum Papie, nisi remanserit per parabolam consulum Papie… Et ab his kalendis octubris usque ad annos duos faciemus exercitum per Commune infra predictas coherentias cum consilio consulum utriusque civitatis ubi utilius visum fuerit consulibus utriusque civitatis nisi guerra Pisanorum remanserit… et si aliquid infra predictas coherentias cum communi exercitu vel compagna acquisierimus vel metu exercitus nobis redditum fuerit communiter habebimus et possidebimus, et si perditum fuerit ad recuperandum adiuvabimus. Hec omnia observabimus absque dolo et fraude nisi quantum consilio consulum utriusque civitatis remanserit…

 

[Da oggi in avanti, per dieci anni, noi Genovesi assicuriamo l'incolumità delle persone dei Pavesi, del loro distretto e delle loro cose in tutto il nostro distretto. E se qualcuno del nostro distretto li offenderà nelle cose e avrà di che risarcirli, lo costringeremo a risarcirli entro quaranta giorni dopo che ci sarà richiesto con l'intervento dei consoli di Pavia… E se il malfattore non avrà di che risarcire, lo puniremo espellendolo dal nostro distretto e non lo lasceremo rientrare senza il parere dei consoli di Pavia… E da queste calende di ottobre in avanti per due anni faremo guerra secondo il parere dei consoli delle nostre due città, purché non ci troviamo in guerra con Pisa... e se con un esercito comune faremo delle conquiste, le terremo e le possederemo in comune; se ci saranno delle perdite, aiuteremo a ricuperarle. Tutte queste cose le osserveremo senza dolo e senza frode, salvo che i consoli delle due città non dispongano altrimenti…].

 

Ab hac die in antea, usque ad annos decem, nos populus Ianuensis non tractabimus nec operabimus malum contra civitatem Terdonensium et salvabimus personas et res ipsorum in nostro posse, et faciemus exercitum et cavalcatam sicut nobis preceperint consules qui electi fuerint in parlamento pro Comuni inter nos et Terdonenses, et hoc faciemus sine fraude infra hos fines: a Palodo usque Gavi et a Gavi a Serravalle et a Precipiano et a Pobledo et a Perci usque ad Plebem Alberie, hec omnia adimplebo sine fraude, nisi iusto Dei impedimento remanserit.

Ab hac die in antea, usque ad annos decem, nos populus Terdonensis non tractabimus nec operabimus malum contra civitatem Ianuensium et salvabimus personas et res ipsorum in nostro posse, et faciemus exercitum et cavalcatam sicut nobis preceperint consules qui electi fuerint in parlamento pro Comuni inter nos et Ianuenses, et hoc faciemus sine fraude infra hos confines: a Palodo usque Gavi et a Gavi, a Serravalle et a Precipiano et a Pobledo et a Perci usque ad Plebem Alberie. Hec omnia adimplebo sine fraude, nisi iusto Dei impedimento remanserit.

 

[Da questo giorno in avanti noi popolo genovese per dieci anni non progetteremo né faremo alcun male contro la città dei Tortonesi e assicureremo l'incolumità delle persone e delle cose loro per quanto sta in noi e faremo esercito e cavalcata, secondo quello che ci ordineranno i consoli che saranno eletti in parlamento per il comune tra noi e i Tortonesi. E questo faremo senza frode entro questi confini: da Palodo fìno a Gavi e da Gavi a Serravalle e da Precipiano e da Pobledo e da Perci fino alla pieve di Alberia. Tutte queste cose le adempirò senza frode, a meno che non intervenga un impedimento giusto davanti a Dio.

Da questo giorno in avanti fino a dieci anni noi popolo di Tortona non progetteremo né faremo alcun male contro la città dei Genovesi e assicureremo l'incolumità delle persone e delle cose loro per quanto sta in noi e faremo esercito e cavalcata secondo quanto ci ordineranno i consoli che saranno eletti in parlamento in comune tra noi e i Genovesi e questo faremo senza frode fra questi confini ecc. c.s.].

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UpUltimo aggiornamento: 02/08/08