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Didattica > Strumenti > La città medievale italiana > Testimonianze, 27

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La città medievale italiana

di Gina Fasoli e Francesca Bocchi

© 1973-2007 – Gina Fasoli e Francesca Bocchi


Testimonianze

27. Crisi politico-economica a Genova (1154)

Di nuovo il cronista Caffaro ci informa su un particolare momento dell'evolversi e del crescere del comune di Genova. Il 1154 fu un momento di crisi, quando i consoli eletti non vollero sobbarcarsi del peso del governo perché sapevano che la città «dormiva», oberata dai debiti, e paralizzata da discordie interne molto gravi, poiché accanto alla compagna (cf. la testimonianza 25) si era costituita – in contrapposizione o in concorrenza con essa – un'altra associazione giurata i cui aderenti fino al 1162 rifiutarono non solo di sciogliersi, ma anche di pagare le tasse e di concorrere alle spese pubbliche.

Le insistenze del vescovo e il popolo costrinsero i consoli a giurare. Per «svegliare» la città essi cominciarono a pagare i debiti e decisero la costruzione di una flotta che potesse assicurare la difesa della città.

Nel medesimo anno lo stesso Caffaro e l'arcidiacono Ugo, che sarebbe poi divenuto arcivescovo di Genova, furono inviati alla prima dieta che Federico Barbarossa tenne a Roncaglia, dove furono accolti con onore dall'imperatore che promise favori alla città di Genova più che a ogni altra città dell'Italia. (Il testo qui riprodotto è tratto dagli Annali genovesi di Caffaro e de’ suoi continuatori, a cura di L. T. BELGRANO, F.I.S.I., n. 11, Roma, 1890, pp. 37-39).

Per la bibliografia su Genova cf. le testimonianze 20 e 25.

 

In tricesimo quarto consulatu unius anni fuerunt consules IIII de Comuni: Oglerius de Guidone, Ansaldus de Auria, Obertus Spinola, Lanfrancus Piper… isti namque consules, quando electi fuerunt, quoniam civitatem dormire et litargiam pati, et sicuti navem sine gubernatore per mare pergentem cognoscebant, ad presens consulatum iurare nolebant. At quia ab archiepiscopo moniti in remissione eorum peccatorum, et a populo coacti fuerunt, vix tandem consulatum pro honore civitatis iuraverunt. Qui, postquam iuravere, statim multum cogitando quomodo civitatem a sompno eriperent, mox in initio eorum consulatus galeas pro munimine civitatis facere, quibus civitas omnino carebat, et peccuniam feneratoribus civitatis ultra quindecim milia librarum numero solvere inceperunt, unde cives qui dormierant, a sompno aliquantulum surrexerunt et in omnibus eorum preceptis obedire dixerunt… postquam vero predicti consules ad finem eorum consulatus venerunt, peccuniam quindecim milia librarum numeri quam in initio solvere inceperant, totam debitoribus solverunt et cives in pace tenuerunt, et multa consilia que de utilitate civitatis invenerant, consulibus venturis in scriptis dederunt, quoniam brevitate temporis et solutionis peccunie impedimento, explere non potuerunt… Tempore enim predictorum consulum Fredericus Romanorum rex et semper augustus Lombardiam venit, ibique virorum omnium civitatum atque locorum fidelitatem et forum accepit, multaque alia quod longum est narrare, peregit. Predicti vero consules legatos de melioribus, Ugonem scilicet archidiaconem et Caffarum huius libri compositorem ad predictum regem miserunt, quos honorifice suscepit et multa secreta consilia de honore regni et Januensis civitatis legatis aperuit et ultra omnes civitates Italie honorem Ianuensi civitati facere promisit… consules vero secreta consilia que legati a rege detulerant, electis consulibus post eos venturis omnia per ordinem narraverunt et in eorum arbitrio omnia peragere dimiserunt.

 

[Nel 34° consolato annuale furono consoli per il comune: Oglerio di Guido, Ansaldo Doria, Oberto Spinola e Lanfranco Pepe. Questi consoli quando furono eletti, poiché si accorsero che la città dormiva ed era in letargo e come una nave senza timoniere andava alla deriva in mare, non volevano giurare il consolato e ammoniti dall'arcivescovo, quale remissione dei loro peccati, e dal popolo, giurarono il consolato per onore della città. Dopo aver giurato meditando in quale modo potessero risvegliare la città dal suo sonno, fecero delle galee per la difesa della città, delle quali essa aveva gran bisogno. Cominciarono a pagare oltre 15.000 libbre a coloro che avevano prestato denaro alla città, Così i cittadini che dormivano si svegliarono dal sonno e dissero che avrebbero obbedito ai loro precetti… Poi quando questi consoli giunsero alla fine del loro consolato, pagarono ai creditori quelle 15.000 libbre che avevano cominciato a pagare all'inizio e mantennero i cittadini in pace e molti suggerimenti relativi al bene della città li dettero scritti ai loro successori, poiché per la brevità del tempo e l'impedimento del pagamento dei debiti non avevano potuto completare i loro piani. Al tempo di questi consoli Federico imperatore, re dei romani sempre augusto,venne in Lombardia e ricevette il giurameno di fedeltà e il fodro dagli abitanti di tutte le città e luoghi minori e fece molte altre cose che sarebbe lungo narrare. Questi consoli mandarono ambasciatori al predetto re i loro uomini migliori, ossia l'arcidiacono Ugo e Caffaro autore di questo libro. Egli li accolse onorevolmente, confidò loro molti segreti relativi all'onore del regno e della città di Genova e promise che avrebbe innalzato Genova su tutte le città d'Italia. I consoli narrarono ordinatamente ai loro successori le cose che gli ambasciatori avevano riferito e lasciarono che i nuovi consoli si regolassero come meglio credevano].

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UpUltimo aggiornamento: 02/08/08