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Bisanzio. Società e stato

di Jadran Ferluga

© 1974 – Jadran Ferluga


1. Premessa

Lo studio della storia e della cultura bizantina è stato negli ultimi cento anni oggetto di un interesse continuamente crescente. Questa tendenza è il frutto di una giustificata ricerca delle più lontane radici della civiltà europea in quel periodo che comunemente chiamiamo Medioevo. Senza una conoscenza più approfondita e precisa di quell'età, la comprensione di molti fenomeni storici e culturali di ieri e di oggi ci resterebbe preclusa.

D'altra parte il concetto stesso di Europa si è allargato o piuttosto si sta finalmente correggendo: esso non comprende più soltanto l'Europa occidentale, ma anche quella orientale; l'una non esistette e non esiste senza l'altra. Se la conoscenza del mondo bizantino rende possibile una migliore comprensione dello sviluppo della civiltà europea in occidente – e Bisanzio fu una componente fondamentale dell'Europa moderna – il passato e il presente dell'Europa orientale senza Bisanzio resterebbero inconcepibili. E si aggiunga anche che buona parte della storia italiana è strettamente legata a quella bizantina; né si può dimenticare che Bisanzio fu nell'Alto Medioevo l'unico stato civilizzato in Europa.

Sarebbe impossibile presentare e illustrare qui tutti gli aspetti di un passato e di una civiltà così complessi come quelli bizantini. È nostra intenzione limitarci allo sviluppo della società e dello stato, dato che la loro interdipendenza è un fenomeno di valore storico generale; e dato che Bisanzio ebbe uno sviluppo sociale e statale specifico e nell'Alto Medioevo fu, per un periodo abbastanza lungo, «l'unico stato degno di questo nome».

Si parla continuamente di Bisanzio e di Bizantini. Questi termini sono di origine moderna: furono applicati dagli eruditi francesi del secolo XVII alla storia di quelle province orientali dell'impero romano che sopravvissero alla caduta di Roma (476). Giusta o meno, questa definizione è rimasta fino a oggi la denominazione generalmente accettata per l'impero romano d'oriente e per i suoi abitanti. La scelta degli eruditi francesi non è stata però casuale.

Bisanzio, nome di una modesta colonia greca fondata probabilmente nel VII secolo a.C., ebbe dall'inizio del IV secolo d.C., allorché divenne capitale dell'impero bizantino assumendo il nome di Costantinopoli, un ruolo preponderante ed essenziale per l'esistenza dell'impero fino alla sua caduta, nel secolo XV. Costantinopoli costituisce, dal principio alla fine, la culla e il centro animatore della storia bizantina. Per quanto infatti i termini cronologici di essa siano stati ampiamente discussi, si può fissare come termine a quo l'11 maggio 330, cioè il giorno in cui Costantino il Grande inaugurò la nuova capitale dell'impero romano sul Bosforo e come termine ad quem il 29 maggio 1453, giorno in cui l'ultimo imperatore bizantino Costantino XI Paleologo cadde difendendo contro i Turchi Ottomani la capitale, a cui ormai era ridotto l'impero.

Gli abitanti di questo impero però continuarono a chiamarsi Romani o meglio Romei (= Romaioi) e così gli imperatori che si consideravano i successori di Augusto. Quanto profonde siano state le radici romane e quale l'apporto della romanità alla storia dello stato bizantino è evidente non solo dal nome di Romei, ma anche dal fatto che per secoli l'impero fu chiamato «Romania» e che dopo la sua caduta la maggior parte dei suoi territori conservarono questa denominazione. Del resto, regioni che per un certo periodo erano state bizantine mantengono fino a oggi tale nome: è il caso, in Italia, della Romagna, ove Bisanzio ebbe sin verso la metà dell'VIII secolo il suo «esarcato di Ravenna». L'impero bizantino si ricollega così alla tradizione romana come a una delle sue basi. Ostrogorsky, uno dei maggiori storici moderni di Bisanzio, così definisce il nuovo stato: «Struttura statale romana, cultura greca e religione cristiana sono le fonti dello sviluppo dell'impero bizantino.

Se si prescinde da uno di questi tre elementi, ci si preclude la comprensione della cultura bizantina. Solo la sintesi della cultura ellenistica e della religione cristiana con la struttura statale romana ha permesso la formazione di quel fenomeno storico che chiamiamo impero bizantino.

Questa sintesi è stata resa possibile dallo spostamento del baricentro dell'impero romano verso oriente, determinato dalla crisi del III secolo, che ebbe la sua espressione più manifesta nella fondazione della nuova capitale sul Bosforo.

Questi due avvenimenti – la vittoria del cristianesimo e il virtuale trasferimento del centro politico dell'impero nell'oriente ellenistico – segnano l'inizio dell'epoca bizantina».

Il primo periodo, che si estende dal IV al VII secolo, è una tipica età di transizione. La fusione fra la tradizione statale romana e quella ellenistica con il cristianesimo, l'elemento nuovo, si compie fra crisi e sussulti sociali, economici e politici nella parte orientale dell'impero, mentre nella parte occidentale lo sviluppo fu violentemente interrotto nel V secolo dall'occupazione barbarica. Questo periodo però ha un'importanza tutta speciale poiché alcuni dei principi fondamentali che impregnarono la storia dell'impero bizantino cominciarono allora a prender forma. Il vecchio e il nuovo si mescolano e perciò quest'epoca è giustamente definita o «primo periodo bizantino» o «epoca tardo-romana» o «tardo periodo dell'impero romano».

Il crollo delle vecchie strutture sociali e le perdite territoriali dell'impero aprono l'epoca bizantina nel vero senso della parola.

Dal VII alla metà del IX secolo vengono posti e consolidati i fondamenti dello stato bizantino medievale. Esso s'appoggia sulla nuova classe sociale dei contadini liberi e dei contadini-soldati e la sua organizzazione amministrativa si fa più elastica anche se continua a essere centralizzata e autocratica. Vengono così respinti i pericoli esterni e superati quelli interni, rafforzate le strutture dello stato, create nuove basi economiche, sociali, amministrative e militari.

Dalla metà del IX all'inizio dell'XI secolo, l'impero raggiunge il suo apogeo, «la sua età d'oro», che si riflette non solo nello sviluppo interno, in primo luogo nell'affermazione dei nuovi rapporti feudali, ma anche in una politica estera espansiva, coronata da brillanti successi e da conquiste in Asia, nei Balcani, in Italia. Ma era una crescita che portava in sé i germi della nuova crisi. Lo scontro fra il potere centrale e una nascente aristocrazia militare, poi la lotta di due gruppi sociali (cioè della nobiltà militare delle province e di quella civile della capitale) per il potere centrale terminavano verso la fine dell'XI secolo con il trionfo dell'aristocrazia militare-feudale. Il breve periodo però fra l'inizio e la fine dell'XI secolo è un'epoca tipica di transizione caratterizzata dalla lotta fra due gruppi nobiliari per il controllo dello stato.

Dalla fine dell'XI al primo decennio del XIII secolo assistiamo al fiorire del potere feudale, sebbene la struttura statale conservi buona parte delle vecchie forme. La conquista di Costantinopoli nel 1204 da parte dei crociati occidentali segna la fine dell'impero bizantino. Lo stato centralizzato e autocratico di una volta sembra sopravvissuto attraverso vecchie forme, ormai spesso vuote; ma nuove forze centrifughe lo sgretolano lentamente. Occorsero ancora quasi due secoli e mezzo prima che l'impero scomparisse dalla carta politica dell'Europa. Dall'occupazione latina, cioè dal 1204, l'impero passò un periodo in esilio in Asia Minore, con capitale a Nicea. Rientrati nel 1261 gli imperatori nella vecchia capitale sul Bosforo, dovettero fronteggiare prima il pericolo occidentale e poi quello orientale, molto più minaccioso. Furono i Turchi Ottomani, passati in Europa verso la metà del XIV secolo, a dare un secolo più tardi il colpo di grazia all'ormai decrepito impero. Durante gli ultimi secoli esso fu uno stato di second'ordine e grandezza, oggetto della politica altrui e non più grande potenza internazionale. Queste in breve le tappe dello sviluppo della società e dello stato bizantino.

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UpUltimo aggiornamento: 02/07/05