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Didattica > Strumenti > Bisanzio. Società e stato > Documenti, 28

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Bisanzio. Società e stato

di Jadran Ferluga

© 1974 – Jadran Ferluga


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28. Lettera del patriarca Antonio al granduca russo Basilio I sull'universalità dell'impero

In questa lettera, ormai divenuta famosa, scritta verso la fine del XIV secolo, il patriarca di Costantinopoli Antonio espone a Basilio I, granduca della Russia, figlio del vincitore dei Tatari Demetrio Donskoj, i principi fondamentali su cui poggiava la dottrina dell'universalità dell'impero. Interessante è che i ruoli sono, negli ultimi secoli di vita dell'impero bizantino, invertiti: prima era lo Stato a proteggere la Chiesa mentre ora è la Chiesa che difende l'ideologia imperiale. Malgrado la situazione catastrofica, malgrado l'impero fosse cioè scaduto a uno stato di terza categoria, ridotto alla capitale e a qualche lontano possedimento, i principi fondamentali della dottrina dell'universalità dell'impero romano vengono difesi, nonostante la tragica realtà, con veemenza e convinzione. Tanto possono essere profonde le radici della tradizione!

 

Nobilissimo gran re di Moscovia e di tutta la Russia, nello spirito santo beneamato, figlio della nostra modestia, signor Basilio… Il santo imperatore ha un grande posto nella Chiesa; non è per nulla come gli altri regnanti e signori di paesi e questo perché gli imperatori fin dall'inizio hanno sostenuto e rafforzato la vera religione in tutta l'ecumene. Gli imperatori convocavano i concili ecumenici; essi stabilivano e ordinavano che fosse accolto quello che dicono i divini e sacri canoni circa i veri dogmi e il governo dei cristiani; e combatterono molto contro le eresie; e assieme ai concili rilasciarono decreti imperiali che fissavano i seggi metropoliti dei vescovi e la divisione delle loro diocesi e il decorso dei confini; perciò gli imperatori hanno un grande onore e una grande posizione nell'ambito della Chiesa. Anche se, permettendolo Iddio, i popoli [barbari] hanno circondato il dominio dell'imperatore, questi ha fino ad oggi lo stesso sostegno della Chiesa, la stessa posizione e le stesse preghiere, e viene unto con la solenne mirra, e ordinato basileus [1] e autocrate dei Romei, cioè di tutti i Cristiani; e il nome dell'imperatore è ricordato in tutti i luoghi da tutti i patriarchi, metropoliti e vescovi, dovunque ci sia gente che porti il nome di Cristiani. Nessun altro regnante o principe ha mai avuto un tale potere riconosciuto da tutti di modo che anche gli stessi Latini, i quali non hanno niente in comune con la nostra Chiesa, rendono essi stessi a lui lo stesso onore e presentano la stessa sottomissione come nei giorni passati, quando erano uniti a noi, ma molto di più gli devono ciò i Cristiani ortodossi. Infatti non perché i popoli [barbari] circondano il dominio dell'imperatore, da ciò deve seguire che debbano i Cristiani disprezzarlo, ma al contrario essi avrebbero dovuto piuttosto imparare qualcosa ed essere diventati più saggi in quanto se il grande imperatore in persona, signore e regnante dell'ecumene, che abbraccia un così grande potere, viene a trovarsi in così grande difficoltà, cosa dovrebbero soffrire alcuni principi o regnanti di stati più piccoli e con minor numero di sudditi? Infatti la Vostra nobiltà e il Vostro stato sono spesso esposti a sofferenze e assedi e prigionia da parte degli infedeli ma perciò non sarebbe giusto se mostrassimo disprezzo verso la nobiltà Vostra; al contrario la modestia nostra e il santo imperatore, noi vi scriviamo secondo la vecchia abitudine e sia nelle lettere che nei documenti che per bocca degli ambasciatori, Vi rendiamo lo stesso onore che ebbero i grandi re Vostri predecessori.

E non è bello, figlio mio, quando dici che abbiamo una Chiesa, ma non un imperatore. Non è possibile per i Cristiani avere una Chiesa e non avere un impero. Chiesa e Impero sono strettamente uniti [e formano] una comunità e non è possibile che siano separati l'una dall'altro. I soli imperatori che i Cristiani non riconoscono sono gli eretici, quelli che hanno infuriato contro la Chiesa e introdotto dottrine corrotte e aliene agli insegnamenti degli Apostoli e dei Padri. Il nostro potente e santo autocrate, per grazia di Dio, è il più ortodosso e il più fedele, ed egli è il campione e il difensore e il vendicatore della Chiesa: e non è possibile che ci possa essere un vescovo che non faccia menzione del suo nome.

Senti cosa dice il corifeo degli Apostoli Pietro, nella prima delle sue «epistole cattoliche». «Temete Iddio, onorate il basileus [2]». Egli non disse «i re», affinché qualcuno non potesse pensare a coloro che vengono chiamati qua e là re tra i popoli [barbari], bensì «il re», per mostrare che uno era il basileus universale. E chi indicano queste parole? A quel tempo era infedele e persecutore dei Cristiani; ma come Santo ed Apostolo prevedendo il futuro e sapendo che i Cristiani avrebbero avuto un basileus, insegnò agli uomini a onorare il basileus miscredente, affinché imparassero da lui come si deve onorare quello pio e ortodosso. Pertanto se ci sono anche degli altri cristiani che si assumono il nome di imperatore, tutto ciò è contro natura e contro la legge e risultato piuttosto di usurpazione e violenza. Di chi parlano alcuni padri, certi sinodi e alcuni canoni? Ma è dell'imperatore naturale che gridano fortemente su e giù, di colui le cui leggi, ordinanze e decreti vengono accettati in tutta l'ecumene, dell'imperatore e di lui solamente, che i Cristiani ovunque ricordano, e non di un altro.

[1] Imperatore.

[2] Il re.

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UpUltimo aggiornamento: 26/07/08