Logo di Reti Medievali 

Didattica

spaceleftMappaCalendarioDidatticaE-BookMemoriaOpen ArchiveRepertorioRivistaspaceright

Didattica > Strumenti > La città medievale italiana > Testi, 3

Strumenti

Wycliff. Il comunismo dei predestinati

di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri

© 1975-2007 – di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri


Testi

3. Dal «De civili dominio»

Il De civili dominio, in tre libri, occupa il terzo, quarto e quinto libro della Summa (in dodici libri). È a noi noto solo nella copia della biblioteca di Vienna, scritta con ogni evidenza da mano boema. La data verosimile per la sua composizione è indicata nel 1375-1376, com'è dimostrato anche dal fatto che la bolla del 1377 del papa Gregorio contiene la condanna di alcune proposizioni dell'opera.

(Ed. a cura di R. L. POOLE, London, 1885, vol. I, pp. 1-5).


CAPITOLO I


Trattando del civile dominio umano che si aggiunge a quello naturale, bisogna innanzitutto esaminare se il dominio civile presuppone il dominio naturale fondato sulla grazia, come il diritto civile presuppone il diritto divino come sua causa e suo modello. Intendo dimostrare due verità che userò come principi nel mio trattato: primo, che nessuno in peccato mortale ha diritto al dono gratificante di Dio; secondo, che neppure chi è in grazia di Dio ne ha diritto, ma di fatto possiede tutti i beni che Dio dà…

Ogni relazione di diritto fra uomini presuppone colpe sua causa il diritto divino… ossia ogni dominio giusto fra gli uomini è fondato su un dominio giusto nei riguardi di Dio. Ma chi è in peccato mortale manca di questo fondamento e quindi non ha diritto al dominio. Il peccatore manca del vero dominio che viene da Dio, come ogni creatura in peccato mortale, e quindi non può avere dominio in senso proprio. Perciò se possiede dei beni li possiede ingiustamente, ossia non ha giusto dominio… Si può persino dire che chi è in peccato mortale solo in senso translato possiede corpo, anima e beni di fortuna poiché, siccome si possiede tutto per pura grazia e la legge di natura è vincolata dalla grazia, quando si rompe il patto con Dio ogni possesso è tale solo di nome…

È noto a chiunque studia che ingiustizia e carità sono termini opposti, ossia che se uno è presente nell'uomo, l'altro deve mancare, e viceversa. Ne consegue che se non è possibile che un ingiusto usi di qualcosa se non ingiustamente (ossia ne abusi), per la stessa ragione non è possibile che un ingiusto domini su un altro uomo se non ingiustamente (ossia lo tiranneggi), estorcendogli qualcosa ingiustamente e depredandolo. E ciò secondo la testimonianza dei dottori e massimamente del grande Agostino…

Molti sono, tra gli uomini, i domini civili che si estendono sopra i beni temporali, ma perché esistano non è sufficiente che vi siano, e contemporaneamente, chi domina e chi è dominato: è necessario un fondamento del dominio, ossia un principio di giustizia in chi domina. Cioè è necessario che nel dominante vi sia una base di giustizia.

….E su questo sono d'accordo tutti gli uomini ragionevoli, i quali concordemente ammettono che è necessario che in ogni dominio vi sia il diritto a dominare l'oggetto sul quale si esercita la supremazia, o per ereditarietà, o per donazione, e poiché ogni diritto creato è fondato sul primo diritto, ne consegue che nessuno ha diritto, e quindi dominio, su altri se non possiede il beneplacito di Dio.

…Il primo titolo di giustizia di qualsiasi dominio civile viene da Dio. È questa una verità certissima per i cattolici, poiché il nostro grande Dio, in ragione della sua onnipotenza e dell'efficacia della sua volontà somma, possiede tutto ciò che Egli vuole nel suo regno e non possiede soltanto ciò che non vuole avere; quindi ogni posizione nell'ambito civile deve essere autorizzata, ratificata, confermata da Lui perché ciò che Egli non approva non è giusto.

…Ne deriva che Dio non approva che un ingiusto eserciti il dominio… ciò è confermato dalla Scrittura, che dice a proposito dei tiranni: «Essi regnarono da soli senza di me». Le tirannie sono dette solo equivocamente regni, ed è chiaro che gli ingiusti non dominano con il permesso di Dio, anzi non dominano affatto.


CAPITOLO XIV


…Ogni uomo deve essere in grazia, e quando è in grazia è signore del mondo e di tutto ciò che esso contiene. Ogni uomo è signore dell'universo, e ciò non sarebbe compatibile con la moltitudine degli uomini se essi non possedessero il mondo in comune. Quindi tutti i beni devono essere in comune.

…Ma bisogna rintuzzare le obiezioni dei sofisti che si scagliano contro la dottrina della comunione dei beni. La loro prima obiezione è che «i beni andrebbero in rovina poiché nessuno si cura dei beni in comune». Ma a ciò ribatto che, se osservando questa legge i puri non si curassero della condizione dei beni in comune, peccherebbero, e questo fatto non invalida la dottrina della comunità…, così se stiamo al parere dei filosofi è preferibile che un bene sia in partecipazione a più individui che proprio di uno solo… Inoltre si può osservare che la partecipazione di più al dominio di qualcosa migliora e rafforza lo stesso dominio.

… In più è chiaro che ogni oggetto è tanto più perfetto, quanto più serve secondo il suo fine a più uomini sottomessi a Dio; ma quanti più uomini ne hanno possesso, tanto maggiore è la sua perfezione: la comunione dei beni è quindi più valida, quanto più è estesa. Questo dominio in comune è più simile al dominio dello stato iniziale di innocenza e al dominio che si avrà in paradiso. Questi due domini sono il criterio con il quale misurare il dominio dell'uomo che percorre il suo viaggio terreno… Inoltre il dominio in comune è naturale e spirituale; il dominio privato è artificiale ed è corruttibile.


Wyclif respinge poi l'obiezione che lo stesso Aristotele abbia criticato la comunità dei beni di Platone: Wyclif ritiene che la critica di Aristotele non investa tutta la dottrina, ma solo l'aspetto per cui anche le donne, nella repubblica platonica, erano in comune.


Ritornando al nostro tema riaffermo che, se un ingiusto si appropria di un bene di Dio, lo prende con la rapina, il furto e il ladrocinio. Da ciò deriva che l'uomo diventa ladro, cade in peccato mortale e, abusando dei beni divini, perde il dominio.

…Quanto la Scrittura dice: «Tutti quelli che compiono uffici di prelato non sulla garanzia di Cristo, sono ladri e predoni» è verissimo … poiché si fonda sui due principi anzidetti che la comunione dei beni è la forma più naturale di dominio e che i ladri e gli usurpatori non sono veri signori.

…E così accade anche dei ricchi che abusano dei beni temporali, offendendo i diritti dei poveri, poiché i beni che dissipano sono anche di questi ultimi.

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 02/08/08