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Scrittori religiosi del Trecento

di Giorgio Petrocchi

© 1974 – Giorgio Petrocchi


Premessa

Rispetto all'altissimo clima estatico e ascetico del Duecento, ai grandiosi fenomeni di nascita e di rapidissimo sviluppo degli Ordini mendicanti, alla presenza incalzante ed emozionante della figura di san Francesco e alla sua continuità nei moti pauperistici e caritativi degli Spirituali, agli sconvolgenti fatti mistico-sociali offerti dal movimento dei Disciplinati, l'atmosfera del Trecento religioso appare contrassegnata da una maggiore calma, come di chi ripieghi su se stesso, pensoso seppur ancora inquieto, dopo una stagione di accesi rapimenti e di nettissime scelte di vita. Non che manchino nel Trecento personaggi e momenti di vibrante accensione mistica (basterà ricordare il nome di santa Caterina) o pauperistica (anche qui potrà essere sufficiente anticipare la figura del Colombini e il clima oltranzistico dei Gesuati), ma il complesso della vita religiosa, riposando sui fondamenti d'una società borghese e comunale più solida e compatta, presenta caratteri meno rivoluzionari, conflitti più calmi, un maggior peso della meditazione ascetica sui fervori esaltanti della visio mistica.

Prima ancora d'addentrarci nel campo vero e proprio della letteratura religiosa, si potrà avere una conferma di quanto s'è detto sol che si paragoni la spiritualità di Dante (con la quale abbiamo voluto concludere il panorama del Duecento) [1] a quella, ben diversa, del Petrarca, senza eccelsi slanci e senza forti impegni d'apostolato politico-profetico, tutta raccolta in sé, ad analizzare le contraddizioni del proprio spirito in un colloquio talvolta anche drammatico ma più spesso riposatamente analitico con la coscienza, identificata nel Secretum con un «classico» della confessione ascetica quale fu sant'Agostino, simbolo e compendio di tutti gli auctores classici e cristiani coi quali il Petrarca volle mantenersi in costante contatto spirituale oltre che culturale.

L'impegno spirituale, così costante nel Petrarca, appare fondamentalmente estraneo alla generazione del Boccaccio e degli altri discepoli; si possono piuttosto verificare una serie di influssi e di imitazioni della Commedia, la cui organicità teologico-filosofica nessuno s'attenta a ripetere nel corso del tempo, ripiegando piuttosto sugli aspetti allegorico-amorosi della vicenda, come fa per l'appunto il Boccaccio nelle terzine dell'Amorosa Visione, ovvero su taluni sparsi elementi d'ordine dottrinario, evitando la figurazione escatologica. Tra gli imitatori di Dante è dato però cogliere qualche personale interesse per i problemi religiosi nel Quadriregio del vescovo domenicano Federico Prezzi, per quel che concerne la tradizione dei poemi allegorico-didattici, ovvero in qualche momento delle rime di Simone Serdini detto il Saviozzo e persino nell'ambito della poesia giocosa, ad esempio in quella di Pieraccio Tedaldi, laddove il poeta fiorentino esprime il suo disgusto del peccato e chiede misericordia alla Vergine e perdono al Signore. D'altronde Pieraccio ha tenuto presente la struttura della Commedia, limitandosi soltanto ad adattarla al contenuto di un canzoniere d'intento realistico-borghese.

Anche tra i poeti d'arte non mancano accenti religiosi, per lo più di derivazione dantesca, ma appaiono frammentari e saltuari, come nelle liriche che dal carcere detta Giannozzo Sacchetti, quando potè entrare in rapporto con santa Caterina da Siena e col cenacolo cateriniano di Firenze, ed espresse il sincero pentimento di un uomo dissoluto ma ormai disgustato dalla frivolezza della vita mondana. A tratti una religiosità di tipo popolaresco, fresca e ingenua, si insinua tra i versi di Antonio Pucci, mentre le rime di carattere religioso dei poeti curiali appaiono piuttosto un saggio della superficiale versatilità di questi rimatori di corte che il segno di una schietta meditazione spirituale. Per conoscere gli aspetti e le forme della vera e grande letteratura religiosa del Trecento occorre penetrare negli ambienti degli Ordini religiosi, soprattutto tra i Frati Minori e i Predicatori.

[1] Vedi G. PETROCCHI, Scrittori religiosi del Duecento, in questa stessa collana di «Scuola aperta», serie diretta da V. BRANCA, Firenze, Sansoni, 1974.

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UpUltimo aggiornamento: 10/12/06