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Scrittori religiosi del Trecento

di Giorgio Petrocchi

© 1974 – Giorgio Petrocchi


Testi

9. Girolamo da Siena

Girolamo da Siena nacque nel 1335-1340 circa; entrato ancora adolescente nell'Ordine degli Agostiniani, studiò a Firenze in Santo Spirito; in corrispondenza con Santa Caterina, fu in rapporto anche col beato Colombini. Compì un viaggio in Terrasanta, e soggiornò a lungo a Venezia. Venne a morte verso il 1420. Tra le sue opere e da ricordare soprattutto Il soccorso dei poveri.


Da «Il soccorso dei poveri» [1]

COME SI MODIFICA L'AMORE DI PADRE, MADRE, MARITO, FlGLIUOLI ECC. [XIX]

Amate che e padri e madri vostre sieno virtuosi e cattolici cristiani. Amàtegli piatosi, e misericordiosi, e tementi Iddio. Obbedite li loro giusti comandamenti. Amate che vi nutriscano in timore di Dio. Portate loro onore e reverenzia, e ricordatevi spesso come v'hanno dato l'essere. Amate che sieno innocenti e sanza vizio, virtuosi di vera virtù.

Non amate, in padre madre figliuoli o mariti, apparenzia o leggiadria corporale, né ricchezze né grandezze, né stati mondani né fama, né nominanza mondana né antichità di sangue, né parentado né forze, né viste mondane o nuovi trovamenti di vane notizie.

Amate che sieno poveri, per spirito e volontà. Amate che sieno fuggitori d'ogni mondana fama e onore. Amate che si ricordino come questo mondo viene meno con ogni sua vanità. Amate che temano Dio, e cognòscanlo e onòrinlo come loro creatore. Amate che si ricordino come corrono alla morte, e che d'ogni cosa renderanno ragione el dì del giudicio. Amate che fuggano le vaghezze mondane e le male compagnie, le taverne le piazze e' luoghi e le persone dove e con cui s'offende Iddio sanza rispetto. Amate che fuggano la dimestichezza e presenzia delle femmine vane, e di quelle che sono belle e pazze. Amate che fuggano parole, atti e giullerie disoneste, e ogni costume e atto reo, parole attrattive e ritrovate in danno dell'anime, che traggono el cuore del timore di Dio e fannolo divenire in disonesti pensieri. E tu, donna ch'hai marito, temilo e amalo di buono e casto amore e di iusto e santo timore. Amalo non per diletto carnale, non per amore e affetto bestiale, come fanno gli stolti bestiali, ne' quali non è memoria di Dio né timore di reverenzia. Ricorditi, anima, e ama che esso si ricordi che l'ombra e la figura di questo mondo tosto passa via; ricòrditi di amarlo per rispetto dell'onnipotente Iddio, prudentissimo ordinatore degli stati delle creature. Non ismemorare e non dimenticare, e non essere stolta né bestiale, come cavallo o mulo ne' quali non è intelletto né ragione. Ma abbi intelletto e ragione in te e verso l'ordinatore di tanto sacramento quanto è el matrimonio. Ama adunque el tuo marito di buono e iusto amore, abbi con lui la tua conversazione santa e onesta.

Ama d'essere da lui amata di simile amore: non gli sia, con tuoi atti costumi e sembianti e con tuoi libidinosi acconciamenti, accendimento di male. Ama di vivere con lui in santità di vita. Ama ch'el tuo marito sia ecclesiastico e devoto. Ama ch'e' viva mondo de' peccati. Ama ch'e' sia pacifico e perdonatore delle sue ingiurie. Ama ch'e' sia commettitore di pace e di concordia. Ama ch'e' sia uomo ragionevole. Ama ch'e' non sopraffaccia el prossimo suo, e non cerchi maggioranza sopra 'l suo vicino. Ama ch'e' sia piatoso e caritativo de' poveri e de' pregioni. Ama ch'e' non voglia l'altrui e non tenga la merce del prossimo suo e del povero uomo.

SPEZIALE AMMONIZIONE A VEDOVE [xx]

Ora a te, donna vedova, che dirò, che se' morta al mondo e di carnale marito privata? Solo con Cristo, sposo dell'anima, ti resta compagnia. Guarda bene lo tabernacolo del tuo cuore, che sia mondo e netto. Ama la mondizia e l'onestà, e abbi in odio ogni terrena vanità. E sotto brevità ti dico: sia sollecita all'amore di Cristo, sposo immortale, almeno quanto fusti allo sposo carnale.

E per certo, credete che la maggior parte delle vedove mi par che vivano sognando. Onde notate che io truovo più maniere di vedove.

Alquante sono corporalmente vedove, e della mente sono disoneste. E queste così fatte non hanno in cielo merito di loro vedovanza e continenzia, perciò che sono ancora sommerse e profondate nelle delizie e concupiscenzie di questo mondo. Delle quali vedove scrive l'apostolo santo Pagolo: «La vedova la quale vive ancora nelle delizie, vivente è morta»: cioè, vivendo di vita di corpo e di mondo, è morta a Dio.
Alquante sono vedove col corpo e colla mente. E queste sono vere vedove. Di queste così fatte scrive l'Apostolo a Timoteo suo discepolo: «Onora le vedove, quelle che vere vedove sono». Penso, anime, che voi non siate di quello primo numero, delle vedove vane della mente. Voglia Iddio che voi di quelle non siate, perciò che sareste già morte a Dio, e tale sarebbe ammaestrarvi o durare fatica in voi, quale sarebbe a' sordi le favole narrare. Non vogliate adunque essere di quello dannato numero di quelle vane vedove, la cui vita è tutta viziosa e impudica: superbe vagabonde vane ardite audaci, sanza vergogna e sanza rispetto, cupide avare indevote incomposte disobbedienti e rebelle a Dio, inimiche d'onestà e di virtù, e gli occhi loro pieni d'adulterio.

Tali vedove vane sogliono volentieri e spesso uscire di casa, e accompagnarsi con giovani donne, maritate e non maritate, e andare a vani sollazzi per la città e per lo contado, e a nozze e a vane felicità e conviti, e spesso richiedere parentadi, e avere vanagloria di loro persone, e comparire volentieri dinanzi alla faccia degli uomini. E desiderano di piacere, di dannoso e mortale piacimento, all'aspetto delle persone; e sono inimiche d'orazioni e di contemplazioni, e d'ogni dottrina sana e buono costume. Gli occhi loro non sostengono di vedere el bene, né l'orecchie d'udire parole di Dio né di conversare con virtuose persone; ma, elate e enfiate di vento di vanagloria, spregiano le persone cattoliche e virtuose, e biasimano ogni virtuoso modo di vivere, sollecite alle cose del mondo, negligenti alle cose che sono di Dio.

Or voi, anime benedette, non andate per questa maculosa via, ma con grande e altissima considerazione cogitate la inestimabile nobilità di Cristo, e considerate la sua benignità, carità e umilità; lo quale v'ha tanto amate che, per trarvi a sé, ha fatto parentado con voi; e per copula di celestiale e invisibile sacramento, sì s'è degnato di unire se medesimo collo spirito vostro. Onde, per la presenza e reverenza di tanto e sì nobile Sposo, dovete tutte cessare, e dal mondo essere ritratte, e avere el mondo in odio e la morte in desiderio.

Dovete levare ogni speranza di questo mondo, e non apprezzare né vita, né sanità di corpo, né gioventù, né parentado, né antica nobiltà di sangue, né ricchezza, né amistà mondana.

Dovete fuggire la presenzia delle persone, e spezialmente degli uomini.

Dovete fuggire ogni vanità e ogni compagnia di vane persone, e conversare con persone oneste e devote, da cui possiate sempre pigliare esemplo di virtù.

Dovete vacare ad astinenzia digiuni limosine orazioni contemplazioni, e essere tutte intente all'opere a Dio bene piacenti, e fare l'opere di Dio con divota sollecitudine.

Dovete dì e notte conversare nella casa di Dio, ad esemplo della venerabile Anna profetessa. E questo, s'intende, ne' tempi e ore constitute.

Dovete essere visitatrici d'infermi, sollicite a consolare e confortare gli afflitti e quegli che sono in amaritudine di persecuzione; ricevere peregrini, e quegli che sono ignoranti ammaestrare; vacare alle cose spirituali e divine. E se alcuna di voi, vedove, ha figliuoli o nipoti in casa, impàri prima a reggere bene la casa sua, nella qual cosa rende vice o guiderdone o merito 'l padre e alla madre, i quali ebbono cura di lei quando era piccolina, e questa si è cosa accetta e graziosa a Dio.

E chi è vera vedova e desolata, cioè rimasta sanza cura di figliuoli o d'altra famiglia, speri in Dio, e vachi all'ossecrazioni, nelle quali sì priega Iddio che rimuova el male, e vachi all'orazioni, nelle quali sì priega Iddio che rimuova el male, e vachi all'orazioni, nelle quali sì priega Iddio che ci conceda di seguitare el bene, dì e notte, e cioè a' tempi e l'ore costituti. E questa è la dottrina dello apostolo santo Paolo, che dà alle vedove.

SPEZIALE AMMONIZIONE ALLO STATO VIRGINALE [XXI]

Salimento facciamo dello stato viduale allo stato virginale, siccome è cosa di più e di maggiore istato, nobiltà, e frutto.

A voi adunque istendo el mio parlare, spose dello altissimo Iddio e per celestiale matrimonio in fede e santa carità con Cristo già copulate, vergini a Dio consacrate e non sacrate. A quelle vergini del bello numero parlo, delle beate vergini prudenti. A voi tali parlo e scrivo, anime in Dio dilette.

Voi, o vergini, siete l'oro incorrotto e incontaminato, purgato da ogni contagiosa carnalità. A voi s'appartiene d'essere aliene dal mondo, e salvatiche da ogni conoscenza e umana dimestichezza. Dovete sapere, che voi portate prezioso tesoro in fragili vaselli. Ancora dovete sapere, che l'antico serpente sempre va cercando e procurando se da alcuna parte potesse vedere apertura o parte più debile o male guardata, donde potesse con suoi fraudolenti inganni intrare, e pigliare la signoria del castello della vostra virginità, e conducere cattive l'anime vostre in eterna preda al tartaro infernale. Onde stanno nascosti in aguato, come li ladroni che osservano se alcuno ralloggiasse el suo tesoro, per robarlo entro la via. Figliuole, impredabili sono le nascoste divizie. Onde a voi conviene, con solo Iddio e colla beata Vergine Maria e con gli angeli e con gli santi di paradiso avere familiarità e dimestichezza.

E come la làmpana, a cui la vostra virginità è assimigliata, e al tutto nera, chiusa e serrata e stretta, e verso lo cielo è larga, aperta e luminosa, così voi, vergini benedette, dovete avere al tutto rinchiuso e serrato ogni carnale appetito e terreno desiderio e mondana visione, e ogni umana familiarità, dimestichezza e amicizia. Dovete bene sapere che l'amicizia di questo secolo è nimica di Dio. Tanto quanto la virginità è più familiare e dimiestica di Dio e per spirituale parentado più congiunta con gli angeli, tanto vuole essere più salvatica et elongata e non conosciuta dal mondo, cioè dal mondano modo di vivere.

Secondo santo Geronimo, la verginità è uno reale vestimento di porpora, del quale chi sarà vestito, sarà sopra tutti elevato. La virginità si è formosa, della quale formosità e bellezza la commenda santo Geronimo, dicendo così: «La verginità è una gemma preziosa, la verginità è uno tesoro più prezioso che l'oro o qualunque preziosa margherita». Come l'uomo riguarda a bella faccia e 'l bello vestimento da ogni macula, che non guasti la sua bellezza, così voi dovete bene guardare questo prezioso vestimento, purpureo, virginale, da ogni macula di peccato, che tanto dispiace a Dio, che ogni merito fa perire.

La virginità tiene conformità con gli angeli; onde dice santo Geronimo che vivere virginalmente in umana carne è vita angelica e non terrena. E pertanto, o vergine, li tuoi pensieri e atti e costumi e operazioni debbono essere tutti celestiali e spirituali, mondi da ogni carnalità, e a Dio bene piacenti.

La virginità debbe essere intera: onde dice santo Cipriano martire che la virginità è opera intera, e incorrotta immagine di Dio, rilucente all'opere divine. Questa virginità è quello intellettuale occhio della mondizia, per lo quale si vede Iddio. Questa virginità è quello soave fiore, del cui odore Iddio si diletta. Questa virginità è quella amica, che per carità congiugne l'anima con Dio.

La virginità debbe essere ponderosa, debbe essere umile e aggetta e vergognosa in cospetto d'ogni persona, e massimamente dinanzi alla faccia dell'uomo. Debbe essere inimica delle umane sollecitudini, per potere meglio vacare a Dio. Onde dice l'Apostolo: «La vergine cogita quelle cose che sono di Dio, a ciò che sia monda di corpo e di spirito». La vergine debbe essere sobria, laboriosa negli spirituali esercizi; debbe essere nell'abito non pomposa. La vergine debbe avere in sé somma custodia, che per gli sentimenti del corpo non entri la morte dell'anima.

Alla vergine s'appartiene d'èssere in tutti e suoi atti modesta; e spezialmente nella parola, sì che parli, umile, quieta e temperata, parole utili e fruttuose; e quanto e quando, dove e cui bisogna. Alla vergine s'appartiene piuttosto d'ascoltare che di parlare, però che le condizioni di chi ode sono più sicure che di chi parla; perciò che, mentre che l'anima ascolta la dottrina, l'umiltà sì conserva; ma quello che parla, spesse volte è tentato.

Alla vergine s'appartiene di fuggire saviamente la cagione del peccato, lo esempio di Dina, figliuola di Jacob, e di Tamar, figliuola di David.

Or conchiudendo questo capitolo, dilette in Dio e da Dio elette, voi dovete con fervente amore amare la memoria di quegli servi e serve di Dio, che per virtù di fortissima castità e continenza sono saliti in cielo. Ora, infinito è lo numero delle cose che sono a dire, e di quelle che sono da amare, e di quelle che sono da tenere, e di quelle che sono da lasciare; ma, per le parole già scritte di sopra, quale di voi avrà intendimento, comprenderà l'ordine che debbe tenere nell'amore e nell'odio buono. E perciò voglio, secondo la mia promissione, incominciare alle due perfezioni della iustizia; delle quali l'una con buono studio piglia la fuga del male, l'altra fa fervente cercamento del bene.

[1] In Scrittori di religione, cit., pp. 302-308.

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UpUltimo aggiornamento: 10/12/06