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Didattica > Fonti > La mercatura medievale > Letture, 6

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La mercatura medievale

di Armando Sapori

© 1972-2006 – Armando Sapori


LETTURE

6. Il primo «viaggio di levante» delle galee fiorentine
a) La partenza da Porto Pisano [1]

Il 17, il 18 e il 20 del 1422 (rispettivamente venerdì, sabato e lunedì), si svolsero «per tutta la terra» grandi processioni con la partecipazione anche degli alunni delle scuole e degli artigiani che avevano serrato le botteghe, «perché a di 20 d'aprile 1422 dovea partire di Pisa la prima ghalea sottile armata che debbe andare inn Allessandria. Et questo dì s'incominciò a provare in Corsicha… che in tutto per compagnioni e marinai e chomiti e scrivani et pradone e famigli vi fu su circha a dugento cinquanta anime et persone utile».

Intanto che la prima imbarcazione era sottoposta a collaudo, se ne impostava un'altra gemella. Tutte e due, poi, lasciarono Pisa a mezzogiorno del 12 luglio, previa una messa solenne e la benedizione dell'arcivescovo Giuliano de' Ricci, con a bordo gli ambasciatori della Signoria al Sultano, messer Carlo di Francesco Federighi e Felice di Michele Brancacci, nonché il primo «proconsolo de' fiorentini in Levante», Ugolino di Vieri Rondinelli. Una galea, al comando di Giuliano di Turpia (sostituito all'ultimo momento a Zanobi Capponi) si chiamava «San Giovanni Battista», l'altra «che non tocchò mai più acqua salsa», e che era «padroneggiata» da Bindo di Bartolomeo delle Brache «cittadino pisano traditore alla sua patria», aveva nome «Sant'Antonio».

Sulle navi viaggiavano anche «più merchatanti fiorentini» i quali portavano drappi del valore di 4000 fiorini, e, in contanti, per acquisti di «spezierie», 56.000 ducati d'oro. Si noti la sproporzione fra le merci da vendere e il denaro da investire in compere. Quanto al fatto, poi, che si portassero ducati e non fiorini, i fiorentini dovevano accettare questa mortificazione, perché soltanto il ducato veneziano era ammesso ad Alessandria come moneta di scambio, e gli ambasciatori della Signoria proprio fra le prime richieste da rivolgere al sultano dovevano domandare la parificazione del fiorino al ducato.

L'importanza delle pubbliche cerimonie – più che «processione», vere manifestazioni di esultanza di tutto un popolo – commenta come meglio non si potrebbe il giubilo per la conclusione, con lo sbocco al mare, di sacrifici secolari. Il fatto che fin dal primo viaggio, di natura diciamo così politica, si portò una somma notevole per comperare prodotti orientali, testimonia l'impazienza di arrivare direttamente alla fonte delle «spezie» e le speranze di fare con esse, finalmente, i colossali guadagni già esclusivi delle repubbliche marinare.

Lo stato di euforia generale del governo e del popolo risulta anche dal testo delle istruzioni agli ambasciatori mandati presso i vari principi oltreché al sultano. Si veda, per esempio, la istruzione in data 22 e 25 giugno 1422 a Tommaso di Francesco Alderotti inviato ad Antonio Acciaiuoli signore di Corinto e di Atene, a cui si domandava la clausola della nazione più favorita: «et dirai che la nostra comunità à diliberato di navicare con galee grosse nelle parti d'Alessandria et di Soria et  ancora nelle parti di Romania; et se per lo passato non s'è fatto, è stato per non avere avuta la marina spedita come al presente… et mostragli che a lui e alla sua Signoria ne seguirà honore et utile che' nostri legni et nostri mercatanti vi usino, mostrando che siamo adatti a farvi gran cose»... «Et se ti domandasse se questo anno si manderà galee grosse, dirgli che si ragiona di si, ma che non era fatto… Ma in Alexandria et Baruti si manda di certo, cioè due galee che anderanno in Alexandria et Baruti». Attese le «grandi cose» che avrebbe fatto Firenze, l'Alderotti avrebbe dovuto stimolare nel principe l’orgoglio di essere di famiglia fiorentina, discendente del famoso Niccolò: «per rispetto della cittadinanza». E avrebbe, l'ambasciatore, dovuto sollecitare l'amor proprio anche del signore di Cefalonia: «con lui muta le parole di quella parte, ch'egli non è fiorentino, ma la madre fu bene fiorentina, sì che puoi dire che noi lo riputiamo come cittadino».

Il ritorno non fu brillante. Una serie di incidenti, che si leggono nel diario del Brancacci, fece sì che dalle navi, arrivate ad Alessandria il 19 agosto 1422, sbarcarono soltanto i diplomatici. Prima erano state scambiate per imbarcazioni catalane (nemiche), e respinte; poi, essendo in atto una sommossa contro i «franchi», non si ritenne opportuno di far portare a terra le stoffe e il denaro e si finì per rimandare le galee a vuoto. La registrazione del Pietriboni è scarna scarna: «a dì dodici d'ottobre ritornorono a ore XXIV in Porto Pisano le due ghalee sottile in sulle quali andoro gl'imbasciadori in Allessandria. Lodato Idio».

Dovevano costituire, quelle navi, una tale attrattiva che i fiorentini le visitarono da capo a fondo. Il nostro cronista così le descrive dopo averle misurate personalmente: «et sono di portata di 400 botti, le quali io misurai lunghe il vano dentro braccia 72, e nel mezzo il tondo loro braccia 13, e alte braccia 4 e 2/3 dal piano alla coverta»: che è quanto dire stazzavano fra le 400 e le 450 tonnellate, erano lunghe metri 42,22, larghe metri 7,93, alte dal pelo dell'acqua metri 2,85.

b) Il carico delle navi al ritorno [2]

Giovedi a j ora di notte a di XI di febraio 1422[3] giunse in Porto Pisano a salvamento le due ghalee grosse che tornorono d'Alessandria caricha di spetie et delle infrascritte cose qui appiè, le quali s'erano partite insino a di IIIJ di settembre 1422 di Porto Pisano. Idio lodato le fé salve.

Caricho di due ghalee fiorentine messe per Allessandria:


Per Cicilia levato a Rodi:
pepe colli 216
gengavo » 296
gherofani » 27
laccha » 52
verçino sodo colli 14
gengiovo verde » 3
cannella » 10
polvere d'incenso » 2
incenso » 1
indacho colli 2
panni lini » 4
boccaccini » 1
mirra » 5
armoniacho » 2
ghalla » 5
borracia » 1
ghalbino » 1

seghuita per Cicilia levato da Rodi:
borghi colli 1
fusti colli 1
cassia farde 6
follori sporte 8
cedro chasse 1
lini et canovacci balle 44
ghom[m]a caratelli 7
sommacho colli 1
chotone sodo balle 6
çucchero chasse 1
ischiuma barili 2
fusti di balestro fasci 2
cholla di pescio balle 2
pelle di daino » 9
sete » 2
di più ragione confetione e spetie gholsi 24
manna casse 5
ghomma rabicha colli 1
rame e altra roba » 96
chandi » 1

per Ghaeta levato in Alessandria e Rodi:
pepe pondi 29
gengavo » 5
verçino fasci 2
confetto barili 1
chotone balloni 5
pelle di conigli balle 11

caricho per Pisa di dette ghalee levato da Alesandra e a Rodi et di Cicilia: giunte a Pisa giovedí, a ore due di notte a di IJ di febraio 1422:
pepe pondi 223
gengavo » 93
gharofani » 7
aloe seccholtrino » 1
incenso casse 8
mace » 7
mirra » 1
meleghette » 1
gengavo verde sarre 15
ghomma rabicha farde 8
cannella lungha casse 8
sandali rossi balle 1
orpimento casse 3
chanfera schatola 1
denti di lionfanti balle 1
bocchaccini » 3
lino pondi 2
spugnie balle 4
confetti di più ragioni caratelli 13
salnitro caratelli 11
çuccheri » 105
pelle di buoi balle 26
ossa da lanterna » 1
malvagia botte 6
dattari farde 10

seguita per porto Pisano:
merce balle 5
dossi di vaio » 1
prosciutti colli 2
drappi di seta casse 1
tonnina barili 279
formaggio fila 788
cassia » 8
verçino fasci 7 [4]

Capitano delle dette ghalee fu Piero di misser Luigi Ghuicciardini.

E padroni furono:
Michele di Naddo Pangnini, il quale ebbe dal Comune f. 1490 et tolsele a sua spesa per l'andare et tornare da Alessandria; Francesco di misser Arnoldo Mannelli, il quale ebbe dal Comune fior… et tolsele a sua spesa per andare et tornare da Allessandra.

Inbasciadori che andarono prima in su le due ghalee et sottili al Soldano et tornorono in sulle dette ghalee furono: Misser Carlo di Francesco Federighi giudicie, Filicie Branchacci setaiuolo.

In detto viaggio morì insino a dì… 1422 Ugholino di Veri Rondinelli, consolo primo per fiorentini in Allessandria per tre anni. E Piero di Iacopo del Papa spetiale andovi per merchatante. Le sporte d'Alessandria tornono a Vinegia lbr. 700, costano in Allessandria bisanti CXX, viene il carico di Vinegia duchati XX; el caricho di Vinegia è libre 400, sicché viene in Vinegia il caricho duchati 80; el carico di qui viene fior. 26 ¹/³ in ½ posto qui in Firençe.

[1] A. SAPORI, Studi di storia economica, Firenze, Sansoni, 1967, vol. III, saggio I: I primi viaggi di levante e di ponente delle galee fiorentine, pp. 4-12. (Le notizie qui ricordate sono tratte da una Cronaca inedita di Paolo di Matteo di Piero di Fastello Pietriboni). Vedi «3. Il mercante all'opera: 3. Il mercante italiano». Se Firenze sia divenuta una potenza marinara o no, è discusso: senza dubbio non riuscì a mettere su una flotta mercantile, ma si servì largamente di noli e attivò un notevole commercio nei porti di Pisa e di Livorno.

[2] Ibidem, pp. 20-21.

[3] In realtà 11 febbraio 1423 perché l'anno fiorentino cominciava il 25 marzo (stile dell'Incarnazione) e finiva il 24 marzo successivo. Anche da questo carico di due sole navi si ha l'idea della ricchezza del commercio internazionale, di cui vedi «1. La rivoluzione commerciale e la ribascita dell'Europa: 4. Le merci del commercio internazionale».

[4] Nell'ordine dell'elenco delle merci si dà la spiegazione dei termini non di uso comune: gengavo = zenzero; verzino = bresil, legno da tingere in rosso; boccaccini = stoffe di lino lucenti come seta; armoniaco = cloruro di ammonio; galla = gallozza delle foglie di quercia punta da insetti che serviva a fabbricare inchiostro, conciare le pelli e a tingere in genere; borracia = borace di sodio; galbino = gomma resina odorosa di muschio e trementina; borghi (o bordi) = stoffe di seta; fusti = peduncoli del chiodo di garofano; follori (folori) = piccole monete di rame; sommaco = pianta ricca di tannino per conciare e tingere; schiuma = silicato di magnesio schiumoso per oggetti di lusso e in seguito per pipe; fusti di balestro = legno curvo delle balestre; candi = zucchero candito; confetto = confetture; aloe seccholtrino = aloe dell'isola di Socotra, droga medicinale; mace = noce moscata; meleghetta = semi aromatici; sandali rossi = legno delle Indie per tingere in rosso usato anche per farmaco; orpimento = solfuro d'arsenico per colorare in giallo usato anche come farmaco; denti di liofante = avorio; ossa da lanterna = ossi di seppia; buttaraghe = uova di pesci conservati; dossi di vaio = pelli di un animaletto simile allo scoiattolo.

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UpUltimo aggiornamento: 19/11/06