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Didattica > Fonti > La mercatura medievale > Letture, 8

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La mercatura medievale

di Armando Sapori

© 1972-2006 – Armando Sapori


LETTURE

8. Una lettera di mercanti senesi del Dugento [1]

MCCLX

Innomine Domini, ameno Responsione de le lettare di Francia del primo messo de la fiera di Provino di maggio, anno mille dugento sesanta. Iachomo Guidi Chaciaconti, Iacomo e Giovanni di… gli altri chonpangni ti salutano. E facènti asapere che noi avemo bene le lettare, che tu ne mandasti per lo messo de la merchantia de la sopradetta fiera di Provino di maggio del detto anno; e per esse lettare intendemo bene ciò che tu ne mandasti dicendo, e adoparéne bene in ciò che a noi sarà da aoperare chagiuso. Per la quale chosa ti pregiamo te, che tu istiei inteso e siei solecido a fare e adoparare bene ciò che tu ài a fare; e spicialemente, ti pregamo che tu abi guardia a mettare e a prestare chello che ài intra le mani, e che ti verà per innanzi, in buoni pagatori e in sichuri sì perché noi i posiamo riavere a tutte le stagioni che mistiere ne fusse, e che noi e' rivolesimo: e di ciò fare chiamamo merciede a Dio nostro signiore, che ti dia grazia di sì farlo, che sia onore de la tua persona, e la conpangnia se ne ritruovi in buono istà. Amen.

Sappi, Iacomo, che noi iscrivaremo bene ciò che noi avaremo a scrivare, e spicialemente chello che tu ne mandarai dicendo per tua lettara, sichome de' tuoi auti e de' tuoi renduti e le prestanze le quali tu farai; sichome tu nel mandarai dicendo per tua lettara per ciascuna fiera, chosì per ciascuna fiera li scrivaremo e metaremo nel nostro libro; li auti poremo a' tuoi auti, e' renduti poremo a' tuoi arenduti, e le prestanze iscrivaremo a le prestanze, sichome avemo chostumato di fare da chi indietro. Perciò neuno denaio, che tu richolgi o che ti venga a le mani, quando tu ce l'ài mandato dicendo una volta per tua lettara, che tu nol cel mandi dicendo più; perciò che, sì tosto chome tu ne l'ài mandato dicendo, chos1 tosto i metemo, chelli che tu ne mandi per auti, agli auti, e' renduti ponemo a' renduti, e le prestanze a le prestanze; e chosì facemo per ciascuna lettara. Perciò, se tu nel mandasi dicendo per più d'una lettara, vedi che no sarebe buona opera; chè per quante volte tu mel mandasi dicendo, per tante volte el metaremo ne libro, a chello modo che noi tenemo. Perciò sì te ne guarda…

…E chome ti mandamo dicendo per l'altra lettera, chosì ti dicemo in che sta che tu no ti maravigli perché noi abiamo venduti provesini e vendiamo; chè sapi, Iachomo, che noi semo in grande dispesa e in grande facenda, a chagione de la guerra che noi avemo chon Fiorenza. E sapi che a noi pur chonviene avere de' denari per dispendare e per fare la guera; onde noi vedemo che noi nò potemo avere denari da neuna parte che sia meglio per noi, che a vendare provesini. E se tu voli diciare che noi togliamo in presta chagiuso, non è buono per noi: chè sapi ch'e' denari ci sono valuti, da uno merchatante ad altro, cinque d. e sei libra, e altri che no siano merchatanti sono valuti diece d. e dodici in chorsa, et ancho sono in chello istato: or vedi che 'nprontare avemo noi chagiuso. Perciò no ti spiacia, perché noi vendiamo provesini, chè noi amamo meglio di stare in devito in Francia, che noi non amamo di starene chagiuso in devito, né di vendare isterlino: inperciò che vale troppo meglio per noi, avendoli noi a chello costo i provesini che tu li ài ogi, che no varebe a vendare lo sterlino, né a 'nprontare chagiuso; perciò che noi traemo più utulità d'Inghilterra, che noi no faremo di Francia; e a tolare in presta ogi chagiuso, sarebe più el chosto che noi daremo, che no sarebe el pro che noi n'avesimo in Francia. Perciò ti piacia ciò che noi faemo, e no te ne maravigliare neente. E sapi, Iachomo, che se nel paese di Francia si guadagnase melglio che no vi si può guadagniare ogi, noi ; faremo bene sichome tu avaresti de' provesini asai, sl che tu potresti avere bene chello achontio che tu volessi, e del guadagnio che si facese nel paese avaremo bene la parte nostra: e di ciò ista' arditamente.

E intendemo da te per la tua lettara, chome eri istato, sanza Talomeo Pelachane e chon Talomeo Pelachane, dinanzi dal diano di Sa' Stefano di Tresi, per lo fatto di Leon so Rodano, e chome favelaste e ragionaste asai chol pruchuratore del detto arcivescovo di Leon so Rodano, e cho lui no poteste trare né capo né achordo neuno, che buono fusse per noi; né no' potavate trare, se noi no vi mandasimo lettara da Chorte di papa sopra a llui. Unde sapiate che noi avemo auta tanta briga, e avemo, a chagione de la guerra e di fare oste e chavalchate, che noi no v'aviamo pouto intendare per averla achatata: unde sapi che, si tosto chome noi avaremo ispazio di potervi intendare, noi v'entendaremo, e prochaciaremo sichome voi l'avarete la detta lettara sopra a loro…

E ancho intendemo da te, per una tua cedola, che noi dovesimo pregare Orlando Buonsigniore, ch'elli dovesse mandare dicendo a' suoi chonpangni di chetesto paese, che quando tu volesi inpronto da' sai chonpangni, ch'elino tel facesero, chè potrebe esare grande pro di noi. Per la quale chosa ti dicemo chosi, che el detto Orrando Buonsigniore non era a Siena, quando chesta lettara si scrisse, anzi era ne l'oste a Montepulciano: perciò, quando egli sarà tornato, sì saremo a llui, e richordaremlili; e credemo bene ch'elli ce ne farà a piacere.

Sapi, lachomo, che io Vincenti sì darò sesanta a madonna Pacina, sichome tu mi mandasti diciendo. E màndati pregando Nicholò di domino Nichola, che se tu no li ài venduto el suo… de la biffa, che tu li taci vendare per lo suo amore. Egli te l'avarebe mandato dicendo per sua lettera, s'eli no fusse istato ne l'oste a Montepulciano; chè v'andò anzi che le lettere si scrivesero, e pregòne me Vincenti ch'io tel dovese iscrivare in chesta lettara…

D'altra parte ti volemo fare asapere di chonvenentri di Toscana: chè sapi, Iachomo, che noi semo agi in grande di spesa et in grande facenda, a chagione de la guerra che noi avemo chon Fiorenza. E sapi çhe a noi chostarà asai a la borsa; ma Fiorenza chonciaremo noi sì, che giamai no ce ne miraremo drieto, se Dio di male guardia messer lo re Manfredi, a chui ldio dia vita, amen. Sapi, lachomo, che noi avemo guasto tutto Cholle e Montalcino intorno, e a Montepulciano andamo per guastare; unde el Montepulcianese vide che noi li eravamo indosso e guastavamlo, inchominciò a tenere mene di choncia; e bastaro le mene parecchie dì, e achordarsi le mene in chesto modo: ch'elino dovevano fare la fedeltà di messer lo re Manfredi e di Siena; e di giurare la fedeltà, ciascuno di Montepulciano, per bocca a uno a uno, da' quatordici anni insino a' setanta: e di ciò fare, disero che ne farebero inprometere al chumune di Perogia, soto certa pena, che chelo che el chomune di Montepulciano n'aveva inpromesso, che el chomune di Perogia el farebe avere fato e fermo, soto chela pena che posta era. E andò la detta choncia chotanto innanzi, che tuti cheli di Montepulciano giurato la fedeltà del detto re, a uno a uno, chome ordinato era di fare, da' quatordici a' setanta anni; e bastaro a fare le saramenta parechie dì. E quando ebero facte le saramenta e noi ce ne partimo e noi guastamo più e tornamone a chasa. E venivanne pur asai de' Montepulcianesi in Siena, cho loro merchantie e di grano e di vino, ed altre merchantie s'aferivano da noi a loro; e credeva onnie uomo che elino fusero nostri amici. E stando noi intorno di quatto dì; ed elino no ne mandato dicendo che noi andasimo a ricevare la promesione, ch'elino ne dovevano fare al chomune di Perogia; e noi facemo anbasciadore, e mandamo dicendo ch'elino n'avevano inpromesso. Ed elino risposero ch'erano istati al chomune di Perogia, e avevanlolo messo innanzi; ed elino no ne lo volsero fare neente. Onde noi, odendo chosì, credemo esare inganati: dimandamoli istadichi, perch'elino atenesero ciò ch'avevano inpromesso; ed elino no ne volsero fare neente. Noi in chesto chonosciemo la loro male inchorata, e ch'elino l'avevano fatto per chanpare el guasto ch'eli avevano, el più bello ch'elino avesero poscia che Montepulciano fu chastello. lnchontanente si parti el chonte Giordano chon tutti i chavaieri tedesci e genesi e col terziero di Cità, e andò là per guastarlo, e guàstalo onnie di; e tuttavolta àno mena di choncia. Che si sarà per innanzi, noi no sapemo: insino a chi, istà chosì. E sapi che ne la cità di Siena sono posti ottocento chavali per dare morte e distrugimento a Fiorenza. E sapi ch'elino àno sì grande paura di noi e de' nostri chavaieri, ch'elino si sconpisciano tutti, e non aspetano in neuna parte là 've eglino siano: chè sapi, che quando noi guastamo Cholle, eglino trasero popolo e chavaieri insino a Barbarino; ma venero a malota, chè ce n'eravamo partiti dal guasto e tornati in Siena d'uno dì. lnchontanente che noi el sapemo, traemo tutti, popolo e chavaieri, e andavànne a loro, e traemo insino a Pogibonizi. Ine sapemo ch'elino erano fugiti, ed andavansi via: noi rimandamo el popolo a Siena; e 'chavaieri lo' trasero dietro e andavanli chaciando d'in pogio in pogio chome gativi; e andato ardendo e abrusciando insino apresso a Fiorenza a quatto miglia. O puoi vedere, s'elino ne dotano e àvonne paura di noi. E sapi che noi a loro daremo el malano unguanno in chesto anno, se Dio piace. Sapi, Iachomo, che poscia che chesta lettera fu iscripta da chi in su, si avemo novella, chomo Montepulciano e era choncio e aveva fata la fedeltà a messere lo re, lo re Manfredi, e di Siena; e farà oste e chavalchata a cui noi voremo; e' nostri amici terà per amici, e' nemici terà per nimici. E fato chesto, sì si parti messer lo chonte Giordano, chon tutta l'oste ch'eli aveva a Montepulciano, e sì n'è andato ad Arezo; e credemo ch'eli l'avarà a sua volontà. Or chesto istà chosi in sino a chi: per innanzi istarà chosì e meglio, se Dio piace.

Mo(v)uta lunidì, cinque dì intrante lullio.

A Iachomo Guidi Chaciachonti, e non altrui detur.

[1] Lettere volgari del secolo XIII scritte da senesi e illustrate con documenti e annotazioni da CESARE PAOLI e da ENEA PICCOLOMINI, Bologna, 1871. Vedi nel testo «4. La figura del mercante: 1. Il mercante italiano dell'età eroica». La lettera mercantesca dà anche l'idea del giornale per le notizie che porta oltre a quelle riguardanti gli affari.

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UpUltimo aggiornamento: 19/11/06