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Didattica > Fonti > La mercatura medievale > Letture, 9

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La mercatura medievale

di Armando Sapori

© 1972-2006 – Armando Sapori


LETTURE

9. Ricordanza personale di Simone di Rinieri Peruzzi [1]

MCCCLXXX

Richordanza che dì 8 di maggio anno 1380, io Simone di Rinieri de' Peruzzi feci mio testamento in Montepulciano, nella sacrestia di frati minori, per mano di ser Giunta di frate Jachopo da Montepulciano, presente per testimonianza al detto testamento sette solenni e divoti buoni frari minori, anullando ongni altro testamento e ultima volontà avessi fatto da questo dì adietro. Nonistante il detto testamento e quello che in esso si chontiene, voglio che ssi seguiti e mandisi a seguizione sechondamente si chontiene inn una iscritta fatta di mia mano questo dì per Niccholò mio figliuolo e mie erede, e chosì gli chomando ched egli facci; della quale iscritta qui apresso in forma propia iscrivo chome istae: e òlla lasciata apresso frate Simone da Montepulciano de' frati minori e chustodio di detti frati. E la detta iscritta ò fatta dì 8 di maggio anno 1380 chon buona e riposata diterminazione e chon buona choscienzia, chome dè fare padre tra' suoi figliuoli, che debba essere giusto giudicie e terminatore in fra lloro; ché ss'io volessi avere riguardo a cruccio o atto furioso, lascierei istare il testamento mio chome giacie, senza fare la detta iscritta, chonsiderato le molte disubidienze, falsità, inghanni, tradimenti, istrazî, i quali àne fatto Benedetto mio figliuolo verso di me e di miei chonsorti in sino a questo dì, chome apare in parte per lo mio testamento e per questo libro in alchune parti. Ché oltre all'avere m'à tolto ispeso e chonsumato, per le sue male operazioni e disubidienzie è istato chagione di quanto male è seguito a mme e alla mia famiglia e a' miei chonsorti: e, oltre a cciò, messoci a partito di perdere la vita senza alchuna nostra cholpa. E, senza farli alchuno torto, ma più tosto vantaggio per quello che àne fatto e operato in sino a questo dì, ò di terminato e fatto la detta iscritta non istante altri testamenti o altre iscritture in questo libro si trovassono, fatte per me o dichiari te, da questo dì adietro: a queste questo dì mi riducho, e fo e voglio che nella detta forma si séguiti per li miei figliuoli e mie rede; e questo ò fatto, chome di sopra dichiaro, chon buona choscienzia e riposato animo tra Ddio e l'anima mia, per pacie e riposo de' miei figliuoli e chonvenevolezza e giustizia in fra lloro, facciendo più tosto per la detta forma vantaggio a Benedetto mio figliuolo assai, che a Niccholò mio figliuolo e suo fratello. E questo è la verità, e chosì prendo in sull'anima e choscienzia mia.

Poi ch'io ebbi fatto il detto testamento e ordinato la detta iscritta dichiaro qui di sopra, essendo Benedetto a Giova chonfinato, e noi (tutti i miei chonsorti ed io) volavamo ubbidisse i detti chonfini, ch'erano per uno anno, chome avea fatto io, che sempre fui ubbidiente al mio popolo e Chomune. Egli, chospirato dallo spirito malingnio sempre di male in peggio, tue a mme disubidiente chon ongni spregio di me e di miei, e chos1 chontro al nostro chomune popolo della nostra città. E per tanto oggi, d1 14 di nove(m)bre anno 1380, chasso ongni iscritta avessi fatta chome di sopra dichiaro ch'io avea fatta, e quella òne arsa; e attenghomi e voglio si seguiti propio il mio testamento iscritto qui di sopra, o altro testamento faciessi da qui inanzi. E il detto Benedetto mio figliuolo maladicho, e da mme quanto posso sia maladetto, chome in ogni bene e virtù disubbidiente a mme; il quale, chon ongni inghanno, tradimenti, falsità m'à sempre disubidito, istraziato e tradito, e chosì il mio popolo e Chomune, e i miei chonsorti e chongiunti. E per sua chagione inique, false e rie, molti danni e pericholi in (on)ore, istato e pacie, e sì nell'avere e sì nelle persone, cie ne sono seguite. Sia sempre quanto' posso maladetto da Ddio, amme(n). E se dopo a mme rimane in vita, ed io non l'abbi prima chorretto e ghastighato chome merita, la sentenzia di Ddio giusta il punischa chome malvagio traditore quanto merita.

[1] I Libri di commercio dei Peruzzi per cura di A. SAPORI, Milano, Treves, 1934, p. 524. Vedi nel testo «4. La figura del mercante: 1. Il mercante italiano dell'età eroica». Si noti la robustezza del linguaggio e la forza della maledizione lanciata da un padre al figliolo.

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UpUltimo aggiornamento: 19/11/06