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La mercatura medievale

di Armando Sapori

© 1972-2006 – Armando Sapori


1. La rivoluzione commerciale e la rinascita dell'Europa

5. Le vie dei traffici

Gli innumerevoli spostamenti dei mercanti, almeno fino alla età del secolo XIV quando, lo vedremo in seguito, gli uomini di affari presero a divenire sedentari, si inquadrano nella grande mobilità degli uomini del tempo che si muovevano con estrema frequenza a brevi distanze e spesso anche a distanze enormi. Si pensi ai pellegrini, dalla Scozia a Compostella e a Gerusalemme, agli ecclesiastici di vari gradi che si portavano a Roma, ai missionari. I primi circolavano entro i limiti del mondo cristiano, gli altri anche al di là. Si seguivano le vie marine, i corsi d’acqua e le vie di terra. Per mare si correvano rischi gravi che per i mercanti potevano implicare la perdita totale delle merci con quella della nave dovuta alle tempeste se colpita al largo, agli incendi e ai pirati compresi i signori delle città costiere che intercettavano e rapinavano i naviganti  e si appropriavano per il diritto di albinaggio di quanto potesse rimanere dai naufragi presso la terra. Per contro c’erano i vantaggi: poter fare grossi carichi che per terra avrebbero richiesto teorie di muli e di carretti; non pagare tanti balzelli che per terra erano dovuti a ogni passo per l’estremo frazionamento politico dei territori; essere liberi dalle pastoie delle leggi corporative e così via. Ci poteva essere inoltre il beneficio della relativa rapidità, s’intende a seconda dei percorsi e delle stagioni. C'era infine il beneficio della scelta, se si trasportavano merci ingombranti o no e povere o ricche, fra i tipi di imbarcazioni che i carpentieri del mediterraneo occidentale moltiplicavano sui modelli greco-romani modificati nei cantieri bizantini.

Le vie fluviali facevano risparmiare esse pure delle spese di trasporto e, trattandosi per lo più di scafi non pesanti si potevano portare a terra in caso di bisogno.

Le vie di terra, a ogni modo, sopportavano il peso più grande dei traffici. Non si trattava delle strade del mondo romano, diritte e ben lastricate, fatte per il passaggio delle legioni e dei funzionari; ma i mercanti preferivano alla qualità la quantità, ancorché fossero per lo più sentieri impervi fra i monti, viottoli fra le boscaglie, tracciati rudimentali nelle pianure scoperte. Nell'insieme costituivano una rete abbastanza fitta che si prestava, in caso di necessità e magari all'ultimo momento, a cambiare l’itinerario stabilito. Senza dubbio la circolazione era lenta. Né vale la pena di insistere sui dati che abbiamo, non soltanto perché pochi  ma anche diversi per uno stesso percorso: diversità che è notevole se si tenga conto della qualità delle persone che lo effettuavano e delle circostanze accidentali. Quello che preme piuttosto è constatare – tanto più che si continua a ripetere che i mercanti non avevano nozione del tempo – che il mercante il tempo lo considerava un fattore che incideva sulle spese e quindi sui profitti, e che faceva del suo meglio per abbreviarlo. Già nel secolo XI seguiva le strade lungo le quali la Chiesa stabiliva gli ospizi per i pellegrini, per riposarsi e riparare le merci durante la notte e per ferrare le bestie. In seguito i mercanti si costituirono punti di appoggio nei quali fissavano loro incaricati che tenevano cavalli di ricambio e cercavano di stabilire orari regolari di partenza. Così nel Dugento l'Arte di Calimala faceva muovere giornalmente, da Firenze e dalla Champagne, due messi che portavano la corrispondenza dei consoli e degli operatori economici. E ai primi del Trecento i corrieri di Venezia, pure regolari, raggiungevano Bruges in una settimana. Più significativo, infine, è un episodio di cui nel 1336 furono protagonisti la Chiesa (l'organizzazione più efficiente dell'epoca), e una compagnia fiorentina, episodio raccontato da Yves Renouard. Quando Benedetto XII volle mandare una partita di grano agli Armeni per il timore che stremati da una  lunga e grave carestia abiurassero la fede cristiana, passarono decine di giorni prima che l'ordine giungesse alla società fiorentina dei Bardi, a cui affidò l'operazione, e le disposizioni arrivassero ai funzionari delegati al controllo; mentre i Bardi in meno di venti giorni fecero pervenire le istruzioni ai fattori in Puglia, questi comprarono le 7000 tonnellate richieste, provvidero a trovare i noli e fecero salpare le navi da Napoli.

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UpUltimo aggiornamento: 19/11/06