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Il Regno italico e le signorie territoriali

a cura di Primo G. Embriaco

  [versione 1.0 - gennaio 2006]

© 2006 - Primo G. Embriaco per "Reti Medievali"
ISSN 1593-2214

 

Nota introduttiva

   

In relazione al titolo della scheda si sono operate due scelte tematiche. In primo luogo è stato preso in considerazione solo l’ambito - spaziale e cronologico - di effettivo, per quanto minimo, funzionamento delle strutture del Regnum. La seconda opzione è stata quella di concentrare l’attenzione sul mondo rurale, lasciando sullo sfondo l’azione di quelli che in Italia - ma solo da un certo momento - furono i principali protagonisti dei processi di ridefinizione del panorama politico, cioè i comuni urbani. Com’è noto, le campagne italiane furono interessate durante i secoli centrali del medioevo da una proliferazione di poteri autonomi che la storiografia raggruppa sotto l’etichetta unificante di “signoria rurale”. La definizione è in uso da tempo ma in realtà i suoi contenuti sono stati coerentemente formalizzati solo negli ultimi trenta-quaranta anni, a partire dalle indagini di Cinzio Violante e di Giovanni Tabacco. Allo stato attuale delle ricerche, l’opinione degli studiosi converge, pur con ovvie sfumature,  su alcuni punti ritenuti qualificanti. Le interpretazioni della signoria scaturiscono da un’analisi complessiva sulle strutture politiche del medioevo europeo, a lungo incapace di esprimere ordinamenti di orientamento statuale in grado di funzionare con significativa e durevole efficacia. La signoria rurale è interpretata come la manifestazione più tipica dei processi di localizzazione del potere correlati a queste dinamiche e, in particolare, l’accelerazione dei secoli intorno al Mille è posta in relazione al disgregarsi dell’impero carolingio. In una società che fondava sulla terra non solo la sussistenza ma anche l’organizzazione militare (la leva era funzionale alla ricchezza fondiaria e le milizie venivano stipendiate con l'assegnazione di terre), una serie di spinte convergenti sollecitava chi deteneva a vario titolo beni fondiari e giurisdizioni  a valorizzare queste basi; il risultato era la “signorilizzazione”, cioè la patrimonializzazione, delle principali prerogative politiche: l’amministrazione della giustizia, la disponibilità di armati e il diritto di richiedere prestazioni militari. Non è un caso se il contesto più favorevole a questi sviluppi  fu appunto la campagna che era il serbatoio delle fonti di sostentamento e dove la proprietà tendeva più facilmente a concentrarsi e la popolazione era socialmente meno articolata; per questo, già per i contemporanei, signore in senso politico era per antonomasia un dominus rurale.

 

1.       Premesso che è l’843 la data formale di nascita del Regno, esso sostanzialmente si innesta sull’entità politico-territoriale definita “Italia quae et Langobardia dicitur” con capitale Pavia che costituiva il regno longobardo della seconda metà del secolo VIII. Questo perché la dominazione franca in Italia non fu il prodotto di un’invasione e la graduale immissione di elementi franchi, alamanni, bavari e burgundi o la progressiva sostituzione dei conti ai duchi non alterarono l’impalcatura istituzionale del precedente organismo.

Il Regno italico comprendeva la Langobardia propriamente detta, corrispondente alla parte transappenninica della penisola a esclusione della zona di Venezia, e le due grosse entità (prima ducati, poi marche) del Friuli e di Tuscia. Dei due ducati “autonomi”, Spoleto e Benevento, solo il primo fu effettivamente coinvolto (ma in modo non duraturo) nelle dinamiche politico-istituzionali del Regnum: da subito elementi franchi ricoprirono la carica di duchi e alla fine del secolo IX Guido e Lamberto divennero re d’Italia. Per il secondo la gravitazione verso Pavia si limitò nei fatti al riconoscimento formale della subordinazione ai suoi re, formulata a più riprese tra secolo VIII e IX. In sintesi si può dire che alla fine del secolo IX fossero stabilmente aggregati al Regno gli odierni territori del Piemonte e della Lombardia, la terraferma veneta, l’Emilia dal Po a Modena, parte delle Marche, la Liguria, la Toscana e l’Abruzzo; il resto del centro-nord, anche se sottoposto all’alta giurisdizione regia, si andava strutturando nell’organismo del Patrimonium Sancti Petri.

Con l’intronizzazione del 962 Ottone I riuniva le corone d’Italia e di Germania sotto l’egida di quella imperiale e da questa data le marche di Verona e del Friuli furono in larga misura inglobate nel ducato di Baviera. È grosso modo sullo sfondo dei limiti geografici così delineati che si snodano nei secoli successivi le vicende del Regno italico, anche se quest’ultimo andò progressivamente abdicando a molti degli attributi di un efficace organismo politico-territoriale. Infatti le forze che agivano nella società italica portarono ai noti sviluppi per cui nella prima metà del secolo XII, in particolare durante il regno di Corrado III, il ruolo dei sovrani si era andato sostanzialmente riducendo ai termini di un’evanescente autorità sovraordinante che si limitava a sanzionare l’avvenuta affermazione dei nuovi nuclei di potere.

Fino all’età di Federico II, tuttavia, non si può parlare di totale svuotamento di funzioni; ci furono anzi delle riprese, pur in modi largamente mediati o formali, con Federico Barbarossa e lo stesso Federico II. Il primo, nel corso degli anni compresi tra il 1159 e il 1162, fu in grado di costituire nel Regnum una rete di funzionari imperiali che era capillare soprattutto in Lombardia; la stessa pace di Costanza (1183), che pur sanzionava la sostanziale autonomia politica delle città italiche, permise in ultima analisi l’integrazione dei comuni nel dominio svevo. Il secondo, in particolare dopo la vittoria di Cortenuova (1237), riuscì per qualche tempo a strutturare una partizione del Regno italico in grandi circoscrizioni territoriali a cui corrispondeva un sistema stabile di funzionari locali (vicari, capitani, podestà, giudici, castellani).


2.       Gli studi degli ultimi decenni hanno permesso di allargare il ventaglio interpretativo sui meccanismi che hanno portato alla crisi del Regno italico e alla moltiplicazione dei poteri autonomi. Innanzitutto, ha perso credito l’assunto di un lineare e progressivo processo di declino da un’età aurea, tradizionalmente identificata nel regno di Carlo Magno, all’anarchia post-carolingia perché le ricerche hanno ridimensionato la forza e la pervasività delle originarie strutture di governo dei Carolingi e hanno messo in discussione che l’assetto dei quadri politici si giocasse tutto su una dialettica esclusiva tra centro e periferia e quindi sull’analogia “eclissi del potere centrale - vittoria dei poteri locali”. In sostanza si è incrinata la visione del Regnum quale entità equiparabile (o raffrontabile) a uno stato moderno perché si è valorizzato il rilievo che vi avevano sin dall’inizio la lacunosa territorializzazione dei poteri comitali e marchionali, la simbiosi tra le strutture ecclesiastiche e l’apparato regio, i legami familiari, i circuiti di clientele e di protezione.

In secondo luogo sono andate emergendo la pluralità di percorsi e l’eterogeneità dei fattori che determinavano il formarsi delle signorie. Al centro del nesso tra signore e sudditi stava la legittimazione del primo a esercitare un’autorità di tipo politico sui secondi e indubbiamente la disponibilità di terre e il controllo di una o più fortificazioni costituivano i presupposti migliori per innescare una tale dialettica. Ma le ricerche vanno chiarendo che come erano eterogenee le forme di dominio sugli uomini altrettanto variegate erano le modalità attraverso cui questo si instaurava e poteva essere durevolmente esercitato. Se vogliamo tentare una spiegazione di questa multiformità, si può dire che le peculiarità locali e, in minor misura, le contingenze davano sostanza a un modello di rapporto tra uomini capillarmente diffuso e accettato, una vera struttura sociale.

A una dilatazione nel campo delle cause è corrisposto un deciso allargamento dell’arco cronologico considerato di genesi delle signorie: dalla prima età carolingia sino al pieno secolo XII. Tale ampiezza temporale, che corrisponde evidentemente a una disomogeneità di situazioni, si può ricondurre, schematizzando, a un triplice ordine di concause: al rilievo attribuibile ai fattori locali e all’eterogeneità delle componenti si somma una peculiare instabilità del panorama signorile; i dominati infatti potevano durare, con la possibilità di ridefinire anche in maniera profonda le proprie caratteristiche, ma non è raro che scomparissero, specie nella prima fase e nel caso di alcuni organismi di grandi dimensioni, come, per esempio, la marca arduinica di Torino. Questa “distruzione creatrice” rappresenta uno degli elementi che ha concorso a determinare alcune delle caratteristiche tipiche delle signorie italiche: le ridotte dimensioni delle dominazioni (molto spesso inferiori ai 100 km quadrati). il numero molto alto dei signori, laici o ecclesiastici, che si spartivano il territorio, la coesistenza di più livelli di signoria, con suddivisione o rivendicazione dei vari diritti tra più domini.

Per ciò che concerne la “qualità” delle prerogative signorili, va rilevato che la definizione di una serie di modelli (signoria domestica, signoria fondiaria, signoria territoriale e/o di banno) ha permesso di tracciare un quadro di base delle principali forme di subordinazione al dominus e  delineare così percorsi di “accrescimento” o di “regressione” da un tipo all’altro. Nel contempo è emersa sempre più la convinzione della non applicabilità di rigidi schematismi. La circospezione con cui va trattata la griglia tipologica così proposta nasce dalla consapevolezza che si tratta di uno strumento squisitamente euristico per cui appare pericoloso cercare di definire modelli “perfetti” di signoria (sia essa domestica, fondiaria o territoriale) e insistere troppo sulle caratteristiche peculiari ed esaustive di un tipo rispetto a un altro. Allo stesso modo il passaggio dalla signoria fondiaria alla signoria territoriale e i connessi processi di arrotondamento e perfezionamento dei diritti signorili vanno provati caso per caso e non presupposti secondo un’ottica puramente teleologica; e così vale pure per il percorso inverso.

Il tutto va dunque ricondotto alla realtà del tempo, dove, nella dimensione eminentemente locale della signoria, era centrale la dialettica signore - sottoposti. Tale rapporto si esplicava principalmente nel libero gioco della contrattazione dei rispettivi obblighi, un ambito in cui erano determinanti consuetudine, grado di progettualità e concreti rapporti di forza. Per cui non è raro trovare nella stessa carta, più o meno consapevolmente mescolati, oneri di natura personale, obblighi legati a terre in concessione e impegni di tradizione pubblicistica o derivanti dalla natura territoriale della signoria. All’intrico delle prerogative e alla frammentazione delle giurisdizioni contribuiva anche la pratica corrente di cedere o alienare, in toto o in parte, insieme a terre, territori e uomini anche i diritti assisi sugli stessi. È certo comunque che a partire dalla seconda metà del secolo XII il dominatus loci è sempre più concepito (e anche strutturato) in termini distrettuali. Su ciò agivano tutta una serie di elementi tra cui alcuni di più lungo periodo, ad esempio il condizionamento esercitato dalle strutture politico-giurisdizionali che interessavano le campagne, come i distretti pievani o parrocchiali, gli ambiti di decimazione e, soprattutto, i circuiti castrensi che spesso erano i fulcri o coincidevano con l’estensione della signoria. O altri coevi, come la semplificazione della geografia politica operata dalle città nei loro contadi e l’influenza delle riflessioni teoriche sulla territorialità della giurisdizione.

 

               


Risorse

 

1. Archivi

Tutti gli archivi più importanti dell’Italia centro-settentrionale (Archivi di Stato, Archivi di enti ecclesiastici) sono indiziati di conservare materiale utile alla ricostruzione delle vicende del Regno italico e della storia della signoria. A tali potenzialità corrisponde una ben più limitata fruibilità in rete del loro contenuto. Infatti la maggior parte dei siti contiene di norma un’informativa generale  sulla consistenza archivistica dei fondi, una più o meno dettagliata descrizione delle serie e nozioni pratiche per l’accesso e la consultazione della documentazione. Si può qui segnalare tra le poche eccezioni l’Archivio di Stato di Torino (<http://ww2.multix.it/asto/archivio.htm>); un servizio on line, attivo per ora solo per la sezione “Corte” (Piazza Castello 9), consente attraverso varie opzioni di ricerca (struttura gerarchica dei fondi, lettura degli inventari, ricerca libera per parole) di avere un’idea chiara non solo della consistenza dei fondi, delle serie e dei mazzi ma anche del contenuto delle singole carte attraverso la lettura dei regesti che viene fornita in linea.



2. Biblioteche

In virtù di una consolidata tradizione di studi condotti presso le seguenti istituzioni, possono costituire un’ottima base di partenza per sviluppare ricerche sull’argomento trattato le rispettive biblioteche:

 

·        Università di Pavia (<http://www.unipv.it/biblio.html>)

·        Università di Pisa (<http://biblio.unipi.it/>)

·        Università di Torino: Biblioteca "G. Tabacco" (<http://incipit.unito.it/salalettura/>)

·        Istituto Storico Germanico di Roma (<http://www.dhi-roma.it/bibl_katalog.html?&L=11>)

·        Istituto Storico Italiano per il Medio Evo (<http://www.isime.it/indexbiblio.htm>)


3. Centri di ricerca

Tra i centri di ricerca italiani che promuovono un’attività scientifica abbracciante tematiche che consuonano con  l’argomento trattato in questa scheda va innanzitutto ricordato il Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto (<http://www.cisam.org/produzione/index.htm>). Com’è noto, a partire dal 1953 il Centro spoletino ha organizzato un’ininterrotta serie di Settimane di studio i cui atti costituiscono le più importanti opere di sintesi sulle principali problematiche di carattere politico-istituzionale che hanno interessato l’Europa durante l’alto medioevo. Alle Settimane si affianca l’organizzazione di Congressi internazionali (diciassette a partire dal 1951) di argomento più specificamente italiano. La qualità dei contributi, dovuti ai migliori specialisti, unita al taglio cronologico (sino al secolo XI), fanno delle edizioni delle Settimane e dei Congressi uno strumento indispensabile di conoscenza sui primi secoli di storia del Regno italico. D’ausilio possono essere anche alcune monografie (nelle serie Studi, Collectanea e Istituzioni e società) e alcuni saggi della rivista «Studi Medievali» (la III serie ha preso avvio nel 1960), altre iniziative patrocinate dal Centro e che travalicano l’arco cronologico rappresentato dall’alto medioevo. È inoltre doveroso ricordare l’attività dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo (<http://www.isime.it/>) che nella collana “Fonti per la Storia d’Italia” (FSI) ha curato alcune edizioni molto importanti, come la serie dei diplomi dei cosiddetti re d’Italia indipendenti e i placiti del Regnum [si veda alla voce successiva] e, più recentemente, nella serie Antiquitates (arrivata al numero 24) delle “Fonti della storia dell’Italia medievale”, altre pubblicazioni di grande impegno quali i diplomi di Ludovico II (850-875).


4. Fonti

Tra il materiale edito va in primo luogo ricordata la documentazione di carattere pubblico contenuta in:

·        I diplomi di Berengario I (sec. IX-X); I diplomi di Guido e di Lamberto (sec. IX); I diplomi italiani di Lodovico III e di Rodolfo II (sec. IX-X); I diplomi di Ugo e di Lotario, di Berengario II e di Adalberto (secolo X), a cura di L. Schiaparelli, Roma 1903, 1906, 1910, 1924 (FSI, 35-38)

·        I Placiti del “Regnum Italiae”, a cura di C. Manaresi, 3 volumi, Roma 1955-1960 (FSI, 92, 96-97).


A questa documentazione vanno aggiunti gli atti degli imperatori (prima di stirpe carolingia, poi sassone, francone e sveva) concernenti il Regno italico, raccolti nelle serie Capitularia, Diplomata e Constitutiones degli MGH. Si tratta, com’è prevedibile, di una produzione disomogenea sia per quello che riguarda la completezza sia per ciò che concerne l’affidabilità delle edizioni. Infatti, se molto buono rimane il livello delle pubblicazioni dello Schiaparelli, e per ciò che riguarda gli MGH, di quelle di Bresslau, Kehr, Von Gladiss e della più recente edizione dei diplomi di Federico I a cura di Hans Appelt, ormai superate appaiono quelle relative ai sovrani di casa sassone. La stessa edizione de I Placiti curata da Manaresi, per quanto affidabile sul piano paleografico, proprio per la natura di collezione di carte provenienti dalle più disparate sedi archivistiche con il trascorrere del tempo e il rinvenimento di nuovo materiale sta rivelando i suoi limiti come  rappresentativo testimone delle pratiche di registrazione e di risoluzione delle dispute.

Va segnalato che le serie degli MGH sono ora fruibili anche in rete all’url <http://www.dmgh.de/> e disponibili su CD Rom, anche se per il momento ancora in maniera incompleta.

Naturalmente, spunti proficui e notizie sulle vicende del Regno italico e sulla più generale evoluzione delle sue strutture politico-istituzionali si possono recuperare anche nelle serie Scriptores degli MGH, così come nei Rerum Italicarum Scriptores  (la vecchia edizione a cura di L. A. Muratori è composta da venticinque volumi, editi a Milano nel 1723-1751; la nuova edizione, iniziata a Città di Castello - Bologna nel 1900, è giunta alla III serie, vol. 6 (2005) ed è tuttora in corso).

Se per ciò che concerne il Regno italico è possibile indicare alcuni punti fermi nel magmatico panorama delle fonti a disposizione, il discorso si fa più difficile per quel che riguarda il fenomeno signorile, prima di tutto per l’eterogeneità delle forme con cui si è manifestato. Se però consideriamo la signoria una struttura tipica del mondo rurale che ha per protagonisti dinasti laici, più o meno potenti, e chiese (episcopi, capitoli, monasteri) - una semplificazione per certi versi forzata ma accettabile - allora alla base c’è innanzitutto un problema di disponibilità e di reperibilità delle testimonianze scritte. Alle carenze originarie di conservazione si sommano con regolarità fratture dinastiche nel caso di laici e crisi istituzionali in campo ecclesiastico che possono aver portato allo smembramento e alla dispersione della documentazione; il tutto è aggravato nel panorama urbanocentrico dell’Italia dall’azione centripeta esercitata anche in questo campo da parte dei comuni cittadini. Il percorso accidentato che le carte hanno fatto per giungere sino a noi si snoda poi attraverso la formazione degli stati regionali nel basso medioevo e in età rinascimentale con la crescente centralizzazione di strutture amministrative e burocratiche, l’instaurazione dei regimi giacobini con la promulgazione di leggi antinobiliari e la soppressione degli ordini religiosi, le sottrazioni dell’epoca napoleonica e, per finire, la nascita dello stato unitario che ha determinato spesso nuovi ordinamenti o altri smembramenti di serie archivistiche. Il risultato è che la storia di tanti poteri signorili, specie laici, è prima di tutto una storia ex post di ricostruzione della loro documentazione; molto spesso, per non dire usualmente, una sorta di ricomposizione di un puzzle fatto di tessere eterogenee per contenuto e provenienza.  C’è poi un problema di orientamenti editoriali, con l’attitudine a privilegiare la pubblicazione del grande corpus o del “diplomatico” dell’ente prestigioso. È dunque difficile fornire precisi orientamenti, se non quello di preavvertire il ricercatore che non è inusuale trovare notizie fondamentali su una signoria rurale in qualche Liber Iurium cittadino o nel cartario di un ente religioso molto lontano dalla sede del dominatus.

Per questo ci si limita a fornire, tra le tante edizioni di carte private, l’indicazione di alcune tra le più importanti, come le Chartae degli “Historiae Patriae Monumenta” (2 volumi, Torino 1836-1853); i più di duecento volumi della “Biblioteca della Società Storica Subalpina” (poi “Biblioteca Storica Subalpina”) in cui sono edite fonti non solo dell’odierno Piemonte ma anche della Liguria e della Lombardia occidentale; i “Regesta Chartarum Italiae” (cinquantaquattro volumi a partire dal 1907) e le due serie dei “Documenti di storia italiana”, pubblicati dalla Deputazione di storia patria per la Toscana (I serie, quindici volumi dal 1867 al 1952; II serie, dieci volumi dal 1952 al 2001).

Nell’ancora scarno quadro delle fonti del medioevo italiano presenti in rete si può segnalare il Codice Diplomatico digitale della Lombardia medievale, a cura di M. Ansani (<http://dobc.unipv.it/scrineum/CDLweb/index.htm>).


5. Studi

5.1. Regno italico

5.1.1. Inquadramento generale


J. Ficker, Forschungen zur Reichs- und Rechtsgeschichte Italiens, 4 volumi, Innsbruck, 1868-1874.

G. Fasoli, I re d’Italia (888-962), Firenze 1949.

C. G. Mor, L’età feudale, 2 volumi, Milano 1952.

V. Fumagalli, Il Regno italico, Torino 1978 (Storia d’Italia Utet, 2).

C. Wickham, Early Medieval Italy. Central Power and Local Society 400-1000, London-Basingstoke 1981, ed. it. L’Italia nel primo Medioevo, Milano 1983.

G. Albertoni, L’Italia carolingia, Roma 1997.

P. Cammarosano, Nobili e re. L’Italia politica dell’alto medioevo, Bari 1998.

G. Sergi, The Kingdom of Italy, in New Cambridge Medieval History, 3, (c. 888-c. 1044), a cura di T. Reuter, Cambridge 1999.

 


5.1.2. Strutture di governo e funzionariato


A. Solmi,  L’amministrazione finanziaria del regno italico nell’alto medioevo, Pavia 1932 (Biblioteca della Società pavese di storia patria, 21).

H. Hlawitschka, Franken, Alemannen, Bayern und Burgunden in Oberitalien (774-962). Zum Verständnis der fränkischen Königherrschaft in Italien, Freiburg im Breisgau 1960 (Forschungen zur oberrheinischen Landesgeschichte, 8).

H. Keller, Zur Struktur der Königsherrschaft im karolingischen und nachkarolingischen Italien. Der “consilarius regis“ in den italienischen Königsdiplomen des 9. und 10. Jahrhunderts, in «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken», 47 (1967), pp. 123-223.

C. Brühl, Fodrum, Gistum, Servitium regis. Studien zu den Wirtschaftlichen Grundlagen des Königtums im Frankenreich und in den fränkischen Nachfolgestaaten Deutschland, Frankreich und Italien und vom 6. bis zur Mitte des 14. Jahrhunderts, 2 volumi, Köln - Graz 1968 (Kölner Historische Abhandlungen, 14/I - II).

K. F. Werner, Missus-marchio-comes. Entre l’administration centrale et l’administration locale de l’empire carolinigien, in Histoire comparée de l’administration, Actes du XIVe colloque historique franco-allemand, Tours 27 mars-1er avril 1977, a cura di W. Paravicini e K. F. Werner, Munich 1980 (Beihefte der Francia, 9), pp. 191-239.

I ceti dirigenti in Toscana nell’età precomunale, Atti del Convegno, Firenze, 2 dicembre 1978, Pisa 1981.

R. Pauler, Das Regnum Italiae in ottonischen Zeit. Markgrafen, Grafen und Bischöfe als politische Kräfte, Tübingen 1982 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 54).

Formazione e strutture dei ceti dominanti nel medioevo: marchesi conti e visconti nel Regno italico (secoli IX-XII), Atti dei Convegni, I, Pisa, 10-11 maggio 1983, Roma 1988 (Nuovi studi storici, 1); II, Pisa, 3-5 dicembre 1992, Roma 1996 (Nuovi studi storici, 39); III, Pisa, 18-20 marzo 1999, Roma 2003 (Nuovi studi storici, 56).

F. Bougard, La justice dans le Royaume d’Italie: de la fin du VIIIe siècle au début du XIe siècle, Roma 1995 (Bibliothèque des Écoles françaises d’Athènes et de. Rome, 291).



5.1.3. Quadri territoriali


V. Fumagalli, L’amministrazione periferica dello stato nell’Emilia occidentale in età carolingia, in «Rivista storica italiana», 83/4 (1971), pp. 911-920.

G. Sergi, Una grande circoscrizione del regno italico: la marca arduinica di Torino, in «Studi medievali», serie III, 12/II (1971), pp. 637-712, anche in Id., I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, Torino 1995 (Biblioteca Studio, 17), pp. 56-126.

H. Keller, La marca di Tuscia fino all’anno Mille, in Lucca e la Tuscia nell’alto medioevo, Atti del V Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Lucca, 3-7 ottobre 1971, Spoleto 1973, pp. 111-140.

G. Sergi, M. Nobili, Le marche del regno italico: un programma di ricerca, in «Nuova rivista storica», 65 (1981), pp. 399-405.

A. Castagnetti, L’organizzazione del territorio rurale nel medioevo: circoscrizioni ecclesiastiche e civili nella “Langobardia” e nella “Romania”, Bologna 1982.



5.1.4. Trasformazioni e “funzionamenti” dopo il Mille


G. Falco, La crisi dell’autorità e lo sforzo della ricostruzione in Italia e Id., L’Italia e la restaurazione delle potestà universali, in I problemi comuni dell’Europa postcarolingia, Atti della II Settimana di Studio, Spoleto 14-19 aprile 1954, Spoleto 1955, pp. 39-51; pp. 52-65.

P. Delogu, Vescovi, conti e sovrani nella crisi del regno italico. Ricerche sull’aristocrazia carolingia in Italia, III, in «Annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell’università di Roma», 8 (1968), pp. 3-72.

A. Haverkamp, Herrschaftsformen der Frühstaufer in Reichsitalien, 2 volumi, Stuttgart 1970-1971 (Monographien zur Geschichte des Mittelalters, I/I-II).

M. Nobili, L’evoluzione delle dominazioni marchionali in relazione alla dissoluzione delle circoscrizioni marchionali e comitali e allo sviluppo della politica territoriale dei comuni cittadini nell’Italia centro-settentrionale (secoli XI e XII), in La cristianità dei secoli XI e XII in Occidente: coscienza e strutture di una società, Atti della ottava Settimana internazionale di studio, Mendola, 30 giugno-5 luglio 1980, Milano 1983, pp. 230-252.

R. Bordone, L’amministrazione del regno d’Italia, in Federico I Barbarossa e l’Italia, Atti del Convegno, Roma, 24-26 maggio 1990, a cura di I. Lori Sanfilippo, «Bullettino dell’Istituto storico italiano per il medioevo e Archivio muratoriano», 96 (1990), pp. 133-156.

G. Tabacco, Sperimentazioni del potere nell’alto medioevo, Torino 1993.

A. Zorzi, La giustizia imperiale nell’Italia comunale e P. Cammarosano, L’esercizio del potere: la fiscalità, in Federico II e le città italiane, a cura di P. Toubert e A. Paravicini Bagliani, Palermo 1994, pp. 85-103; pp. 104-111.

Sergi, I confini del potere cit.

G. Tabacco, Dai re ai signori. Forme di trasmissione del potere nel Medioevo, Torino 2000.

A. Fiore, L'Impero come signore: istituzioni e pratiche di potere nell'Italia del XII secolo, in «Storica», 10 (2004), 30, pp. 31-60. 

 

 

5.2. Signoria

5.2.1. Inquadramento generale


G. Chittolini, Signorie rurali e feudi alla fine del medioevo, in Comuni e Signorie: istituzioni, società e lotte per l’egemonia, Torino 1981 (Storia d’Italia Utet, 4), pp. 591-676.

G. Sergi, Lo sviluppo signorile e l’inquadramento feudale, in La Storia. Il Medioevo, a cura di N. Tranfaglia e M. Firpo, II, Torino 1986, pp. 369-393.

Strutture e trasformazioni della signoria rurale nei secoli X-XIII, a cura di G. Dilcher e  C. Violante, Atti della XXXVII Settimana di studio, Trento, 12-16 settembre 1994, Bologna 1996 (Annali dell’Istituto italo-germanico, 44).

La signoria rurale nel medioevo italiano, a cura di A. Spicciani e C. Violante, 2 volumi, Pisa 1997-1998 (Studi medioevali, 3-4).

L. Provero, L’Italia dei poteri locali. Secoli X-XII, Roma 1998.

S. Carocci, Signori, castelli, feudi, in Storia medievale, Roma 1998 (Manuali Donzelli), pp. 247-267.

M. Montanari, Il trionfo dei poteri locali nelle campagne e nelle città, Secoli X-XI, in Id. (in collaborazione con G. Albertoni, T. Lazzari e G. Milani), Storia medievale, Roma-Bari 2002, pp. 106-115, url <../didattica/strumenti/montanari.htm>.

 

 

5.2.2. Genesi, tipologie, caratteristiche


C. Violante, La signoria “territoriale” come quadro delle strutture organizzative del contado nella Lombardia del secolo XII, in Histoire comparée de l’administration cit., pp. 333-344.

A. A. Settia, Castelli e villaggi nell’Italia padana. Popolamento, potere e sicurezza fra IX e XIII secolo, Napoli 1984.

C. Violante, La signoria rurale nel secolo X. Proposte tipologiche, in Il “secolo di ferro”: mito e realtà del secolo X, Atti della XXXVIII Settimana di Studio, Spoleto, 19-25 aprile 1990, Spoleto 1991, pp. 329-385.

Curtis e signoria rurale: interferenze fra due strutture medievali, a cura di G. Sergi, Torino 1993, url <http://centri.univr.it/RM/biblioteca/scaffale/volumi.htm#Giuseppe%20Sergi>.

P. Toubert, Dalla terra ai castelli. Paesaggio, agricoltura e poteri nell’Italia medievale, a cura di G. Sergi, Torino 1995.

 

 

5.2.3. Alcuni percorsi dinastici e signorili


R. Romeo, La signoria dell’abate di Sant’Ambrogio di Milano sul comune rurale di Origgio nel secolo XIII, Assisi 1970.

V. Fumagalli, Le origini di una grande dinastia feudale. Adalberto-Atto di Canossa, Tübingen 1971 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Roma, 35).

H. Keller, Adelsherrschaft und städtische Gesellschaft in Oberitalien 9. bis 12. Jahrhundert, Tübingen 1979, ed. it. Signori e vassalli nell’Italia delle città (secoli IX-XII), a cura di G. G. Merlo, Torino 1995.

G. Castagnetti, I conti di Vicenza e di Padova dall’età ottoniana al comune, Verona 1981.

G. Petti Balbi, I signori di Vezzano in Lunigiana (secoli XI-XIII), La Spezia-Massa Carrara 1982 (Collana storica della Liguria orientale, 9).

P. Guglielmotti, I signori di Morozzo nei secoli X-XIV: un percorso politico del Piemonte meridionale, Torino 1990 (Biblioteca Storica Subalpina, 206).

R. Bordone, Un tentativo di “principato ecclesiastico” fra Tanaro e Stura. Le trasformazioni bassomedievali del comitato di Bredulo, in Le strutture del territorio fra Piemonte e Liguria dal X al XVIII secolo, a cura di A. Crosetti, Atti del Convegno, Carcare, 15 luglio 1990, Cuneo 1992, pp. 121-140.

F. Menant, Lombardia feudale. Studi sull’aristocrazia padana nei secoli X-XIII, Milano 1992 (Cultura e storia, 4).

L. Provero, Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo. Sviluppi signorili entro quadri pubblici (secoli XI-XII), Torino 1992 (Biblioteca Storica Subalpina, 209)

R. Merlone, Gli Aleramici. Una dinastia dalle strutture pubbliche ai nuovi orientamenti territoriali (secoli IX-XI), Torino 1995 (Biblioteca Storica Subalpina, 212).

E. Goez, Beatrix von Canossa und Tuszien. Eine Untersuchung zur Geschichte des 11. Jahrhunderts, Sigmaringen 1995 (Vorträge und Forschungen, Sonderband 41).

S. Collavini, “Honorabilis domus et spetiosissimus comitatus“. Gli Aldobrandeschi da “conti“ a “principi territoriali“ (secoli IX-XIII), Pisa 1998, disponibile in formato digitale all’url <http://centri.univr.it/RM/biblioteca/scaffale/volumi.htm#Simone%20Collavini>.

Costituisce un prezioso strumento di orientamento sugli studi concernenti l’aristocrazia italiana la rassegna bibliografica presente nella scheda Famiglia e lignaggio: l’aristocrazia in Italia, a cura di M. Bettotti (<../repertorio/famiglia1.html>), alle sezioni 6.1 Aristocrazia e società e 6.3 Aristocrazia e territorio.

 

 

5.2.4. Dibattito


Un recente e aggiornato status questionis in S. Carocci, Signoria rurale, prelievo signorile e società contadina (sec. XI-XIII): la ricerca italiana, in Pour une anthropologie du prélèvement seigneurial dans les campagnes médiévales. Réalités et représentations paysannes, a cura di M. Bourin e P. Martinez Sopena, Paris 2004, pp. 63-82, in formato digitale all’url <http://centri.univr.it/RM/biblioteca/scaffale/c.htm#Sandro%20Carocci>.

 



Questa pagina è periodicamente aggiornata. Chi desiderasse segnalare mutamenti e novità relativamente alle risorse a stampa e in rete relative all’argomento trattato può contattare direttamente il curatore, Primo G. Embriaco: <primoem@tin.it>.

 

Curatore 

Primo G. Embriaco si è laureato in Lettere all’Università di Genova e ha conseguito il dottorato di ricerca in storia medievale all’Università di Torino. È membro del CRISM (Centro di Ricerca sulle Istituzioni e le Società Medievali, <http://hal9000.cisi.unito.it/wf/DIPARTIMEN/Storia1/CRISM/CRISM.doc_cvt.htm>). Al centro dei suoi interessi si trovano i processi di trasformazione del paesaggio politico e insediativo durante i secoli del pieno e del basso medioevo, con particolare attenzione all’ambito dell’odierna Liguria. Ha pubblicato, tra l’altro: Vescovi e signori. La Chiesa albenganese dal declino dell’autorità regia all’egemonia genovese (secoli XI-XIII), Bordighera-Albenga 2004 (Collana storico-archeologica della Liguria occidentale, 30).

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Ultima modifica: 21/01/2006

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