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I poteri signorili (Regno italico: secoli IX - XIII)
a cura di Primo Giovanni Embriaco
[versione 1.0 - dicembre 2008]
© 2008 -
Primo Giovanni Embriaco
per "Reti Medievali"
ISSN 1593-2214
Nota introduttiva
Negli ultimi
decenni il tema dei poteri signorili è stato oggetto di importanti revisioni
interpretative. Ha perso definitivamente credito la vecchia teoria del feudo,
che faceva derivare il proliferare delle signorie da un processo di dismissione
feudale delle giurisdizioni da parte del re. Ma si è rilevata riduttiva anche la
tesi, variamente declinata in ambito tedesco e francese, della sostanziale
equiparazione tra potere locale e signoria fondiaria (théorie
domaniale, Grundherrschaft): la terra risulta fondamentale in ogni
percorso di affermazione ma la natura e l'ambito di esercizio delle prerogative
del signore territoriale non sono semplicemente riducibili ai vincoli e ai
limiti imposti dal suo patrimonio fondiario. Allo stesso modo a importanti
acquisizioni ha condotto la rivisitazione della questione delle forme
dell'egemonia sociale: intorno alla metà del Novecento lo spunto principale del
confronto è stato offerto dalle posizioni di due studiosi, il tedesco Theodor
Mayer e l'austriaco Otto Brunner, ispiratori della corrente storiografia
nota come Neue Lehre. Per gli esponenti della Neue Lehre le
caratteristiche assunte dalle strutture politiche del medioevo erano
sostanzialmente interpretabili come manifestazioni di un'atavica attitudine al
comando propria delle aristocrazie di ceppo germanico; dalle reazioni a questa
tesi dovevano venire approfondimenti basilari sia sul tema della nobiltà sia su
quello degli ordinamenti di orientamento statuale. Più recentemente hanno
funzionato da elemento catalizzatore della discussione storiografica le
teorizzazioni di Georges Duby, riprese e sviluppate dalla "scuola mutazionista"
francese (Pierre Bonnassie, Guy Bois, Jean Pierre Poly ed Eric Bournazel). È
stato Duby il primo a definire in maniera compiuta il modello della signoria di
banno e ad attribuire, seguito dagli altri, una funzione determinante per il suo
impianto ai decenni posti a cavallo dell'anno Mille. Il consenso, sia in patria
che fuori, ha riguardato più gli aspetti della caratterizzazione tipologica
di Duby che l'enfasi sulla rottura cronologica; e nella stessa Francia si
segnalano studiosi apertamente antimutazionisti come Dominique Barthélemy. In
ogni caso la discussione apertasi ha prodotto su scala europea tutta una serie
di ricerche che ha evidenziato l'importanza delle peculiarità regionali, sia in
riferimento alle caratteristiche sia per ciò che concerne la cronologia
dell'affermazione signorile. Nel complesso, nella definizione dei principali
nodi del problema appaiono determinanti in ambito italiano gli apporti degli
studi di Giovanni Tabacco e di Cinzio Violante. Al primo si deve la nozione di
signoria come fenomeno prettamente politico, come espressione tipica di una
riformulazione locale del potere che si evolve in connessione con i mutamenti
del contesto generale, i cui snodi principali sono considerati l'impianto
dell'impero carolingio, la sua crisi e l'affermazione delle comunità rurali e
dei comuni urbani. Di Violante sono importanti soprattutto gli sforzi di
caratterizzazione tipologica che rivelano la disomogeneità profonda del tessuto
signorile.
Oggi appare centrale
nelle analisi degli specialisti la consapevolezza della complessità della
signoria come istituzione: nello stesso tempo autorità politica, organizzazione
economica, regolatore sociale e quadro mentale. Una signoria si configura come
una dominazione locale che interessa un territorio di norma circoscritto; a tal
proposito risulta calzante la definizione di dominatus loci usata, anche
se di rado, dalle fonti medievali. Anche se le campagne erano punteggiate dalle
signorie, non si trattava di una trama regolare e omogenea perché il panorama
delle giurisdizioni si presentava frammentato e i processi di ricomposizione,
largamente improntati alla spontaneità di soluzioni, portavano a una
proliferazione di poteri dalle caratteristiche differenziate. In sede
storiografica si è andata cristallizzando una griglia di situazioni tipo,
considerate paradigmatiche ("signoria domestica", "signoria fondiaria",
"signoria territoriale" e/o "di banno"), che riflettono concrete differenze di
attributi, anche se nella realtà erano usuali sia la frammentazione delle
prerogative sia la coabitazione tra più poteri. Al riguardo giocavano un ruolo
importante anche le consuetudini successorie e la pratica corrente di alienare
singoli diritti o loro quote indipendentemente dai beni o dagli uomini cui si
riferivano. Va tuttavia segnalato come la commistione di prerogative sia un
elemento originario perché fondante; infatti, per quanto sia ormai superata
un'interpretazione della signoria in chiave di oppressione brutale, va
riconosciuto che fu la prevaricazione, più o meno esplicita, lo strumento
principale usato dai signori nella costruzione del loro potere. Esso in genere
non aveva la forza di polarizzare una realtà locale secondo una dialettica
elementare tra signore e sudditi ma perveniva più spesso a coordinare un
complesso reticolo di circuiti sociali. Tuttavia il signore riusciva a volgere a
proprio vantaggio l'instabilità politica, i vuoti del quadro normativo e la
fluidità di quello giuridico, facendo leva sul bisogno di sicurezza e
sull'opacità concernente gli status personali e la titolarità di beni e
di diritti. Era così in grado di rafforzare e articolare il nesso tra ricchezza
delle dotazioni e attributi politici; e poteva valorizzare la "dote" di uomini
che riusciva, a vario titolo, a controllare e a cui garantiva protezione in
cambio di obbedienza e di servizio.
Gli studi hanno
evidenziato l'importanza di due percorsi di affermazione dei secoli X e XI. Il
primo imperniato su alcune prerogative di delega regia (amministrazione
dell'"alta giustizia", convocazione e guida dell'esercito, percezione di multe a
di ammende) esercitate in origine da marchesi e conti nell'ambito di un
distretto almeno programmaticamente coerente e in seguito sfruttate per dare
sostanza ai radicamenti signorili delle varie dinastie. Il secondo è quello
della grande proprietà ecclesiastica, spesso protetta dall'immunità, che fa leva
sulla quotidianità dei concreti rapporti di forza per arricchirsi di
contenuti pubblicistici. Si tratta di una casistica significativa perché i due
schemi non riflettono solo concreti progetti di affermazione ma si configurano
anche come modelli, fornendo uno strumentario pratico e simbolico da imitare.
Tuttavia appare determinante nel definire le caratteristiche della signoria il
gioco delle preponderanze locali, un ambito contraddistinto dall'antagonismo tra
i poteri che lascia margini di manovra alle comunità locali. Per questo la
signoria non rappresentava l'unica forma di supremazia sociale e i protagonisti
dell'affermazione signorile, oltre a quelli già ricordati, furono molteplici:
clientele armate di vario livello, famiglie viscontili e di custodes
castri, collettori di decime, dipendenze locali di chiese e di monasteri,
élites di villaggio a struttura consortile.
2. Indirizzi di
ricerca e problemi aperti
Si passa in
rassegna un campionario di nodi problematici ritenuti particolarmente
significativi.
2.1
Insediamento e poteri signorili. È indubbio che esista un legame forte
tra castello e signoria: spesso il castello è il fulcro di una signoria e allo
stesso modo circoscrizione castrense e distretto signorile tendono a coincidere.
Già Pietro Vaccari aveva sottolineato la funzione del castrum quale polo
di attrazione giurisdizionale. In anni più recenti è stato Pierre Toubert,
col suo fondamentale studio sul Lazio medievale, a ribadirne la centralità,
mettendo in rilievo come alla comparsa dei villaggi fortificati nelle campagne
laziali dei secoli X e XI si accompagnasse un duplice e duraturo processo, di
accorpamento insediativo e di riassetto territoriale. Nei fatti il paradigma
laziale è diventato il termine di paragone per una proficua stagione di studi
che ha ridefinito in profondità, ampliandolo, il patrimonio di conoscenze sul
castello medievale; e al riguardo un contributo significativo è venuto anche
dall'archeologia. Le ricerche hanno progressivamente messo in luce l'ampiezza
tipologica e funzionale delle fortificazioni: con apprestamenti concepiti già in
partenza come strutture effimere, come quelli tattico-militari, o a occupazione
discontinua, come i castelli ricetto. Di pari passo è stato sottolineato il
rilievo, al fianco dell'incastellamento, dell'opposto fenomeno di
decastellamento. Indagini specifiche, come quelle di Aldo Settia, Vito Fumagalli
e Chris Wichkam sull'area padana e sulla Toscana, hanno evidenziato come
in molti casi la comparsa dei castelli nei secoli X e XI non abbia
determinato modifiche sostanziali alla configurazione dell'habitat. Si è infine
registrata, a diverse altezze cronologiche, la perdurante vitalità di un modello
di signoria in cui il polo di attrazione non è costituito da un castello
ma da un centro fondiario, una chiesa o un villaggio aperto. Tutte acquisizioni
importanti che hanno permesso un approccio più equilibrato al problema dei
rapporti tra strutture insediative e potere: un ambito complesso in cui vanno
tenuti nel giusto conto gli elementi di continuità nel paesaggio del popolamento
e delle giurisdizioni, nel contempo valorizzando gli snodi e le fasi delle
trasformazioni che, anche grazie ai castelli, vi si vanno producendo.
2.2 Fonti
documentarie e poteri signorili. Non esiste una tipologia di documenti che
si possano definire specificamente "signorili". Proprio perché beni e diritti
potevano essere oggetto delle più svariate transazioni, informazioni
fondamentali sulla signoria si possono ricavare da semplici carte di
compravendita, permuta, locazione, ecc. Era la funzione di titoli di proprietà
che rendeva questi atti particolarmente preziosi, promovendone la redazione e
incentivandone la conservazione; al contrario di altri, come gli elenchi di
censi e di prestazioni o gli inventari di beni e di redditi, concepiti come di
natura più transitoria e quindi solo sporadicamente conservati. Accanto alle
carte private, il nerbo della documentazione utilizzabile è costituito dal
variegato complesso degli atti che possiamo definire di matrice contenziosa:
tipicamente i placiti sino all'XI secolo e in seguito un'articolata gamma di
scritture (carte di querela, verbali di testimonianze, carte di franchigia o di
concordia, statuta, consuetudines), che attestano il clima
di conflittualità latente che interessava le campagne e investiva la sfera dei
rapporti tra i signori o tra i signori e le comunità. Il punto di incontro tra
queste diverse forme di documentazione scritta non va cercato tanto sul piano
tipologico quanto piuttosto su quello cronologico. Infatti esse si concentrano
in un periodo (seconda metà del secolo XII - prima metà del secolo XIII) che
costituisce in molti casi l'epoca della "rivelazione" della signoria ma anche
quella del tramonto di tanti dominatus: dunque di tutta la parabola
signorile è rimasto spesso documentato solo un segmento. In secondo luogo
mostrano una cura particolare nel definire ambiti di esercizio e contenuti dei
poteri signorili con un'attenzione non casuale al loro risvolto economico perché
ci troviamo in un'epoca in cui il denaro va assumendo un peso progressivamente
crescente. In terzo luogo questa documentazione nasce all'interno di una precisa
temperie culturale e politica che, impegnata a meditare con rinnovato impegno
sui fondamenti e sugli attributi della sovranità, insiste sulla matrice unitaria
della giurisdizione e promuove un'operazione di riordino delle sue prerogative.
Si deve tenere nel giusto conto il fatto che, applicato all'imbricato mondo
signorile, questo sforzo produceva da una parte un'omogeneizzazione a posteriori
di una realtà che poteva essere ben altrimenti complessa e dall'altra una
riclassificazione degli attributi politici con, a seconda dei casi, una
semplificazione o un arricchimento dei loro contenuti. È sulla scorta di queste
riflessioni che va gettato lo sguardo sul complesso dei poteri signorili,
tenendo presente, come ultima cautela, che queste carte costituiscono a tutti
gli effetti una "normativa" che in quanto tale poteva venire contraddetta dalla
realtà e, realisticamente, era soggetta a continue ricontrattazioni.
2.3 Struttura della
rendita e del prelievo. L'analisi delle basi materiali di una signoria è
importante per fare chiarezza su una serie di questioni. Innanzitutto fornisce
indicazioni sulla configurazione del patrimonio fondiario e sulla sua gestione;
o anche sull'influenza esercitata sulla produzione agricola dal mercato o dagli
stili di vita dei ceti dominanti. Ma, più in generale, la composizione e
l'articolazione dei proventi testimoniano la forza di una signoria, la sua
"presa" su una realtà locale. Gli studiosi mettono giustamente in rilievo
come il potere signorile sia scomponibile in una serie di esazioni; non solo le
più ovvie richieste per le terre in concessione o per il fodro
(un'imposta di derivazione pubblica riscossa su base familiare) ma anche
l'esercizio delle prerogative più squisitamente politiche poteva risolversi in
prelievi: sotto forma di multe o, per i reati più gravi, di confische di beni. È
importante sottolineare la base "reale" del potere signorile; ogni diritto era
in pratica il corrispettivo di una quota di controllo su terre e su uomini ed
era quindi passibile di concretizzarsi in una forma di reddito. Ma non va
accettata a priori una meccanica identificazione tra signoria e rendita, così
come del prelievo appare più corretto rimarcare, almeno per il contesto
cronologico dell'"età d'oro" della signoria (secoli X-XII), la funzione
poliedrica, per cui l'aspetto economico non va disgiunto da un più complessivo
contenuto socio-politico. La signoria rispondeva infatti a un'esigenza concreta:
di funzionamento regolamentato - per quanto in modo empirico o grossolano
- di una realtà locale nei suoi molteplici aspetti. Un meccanismo, fondato sulla
disuguaglianza di status tra gli uomini, che mirava ad assicurare ai
molti un minimo di sussistenza e di sicurezza e ai pochi il mantenimento di una
situazione di privilegio. Le articolazioni del prelievo sono l'espressione più
visibile, perché meglio documentata, dell'insieme di rapporti e di pratiche che
ne costituiscono l'ossatura. Per questo, tra i secoli X e XII, una parte non
marginale dei proventi signorili era costituita da cespiti dal risibile valore
economico (come i censi di un denaro o gli amiscere, piccoli donativi in
prodotti) ma dal grande valore simbolico, perché sancivano ritualmente,
ribadendole ogni volta, le gerarchie sociali. Inoltre, nella fase di
accrescimento, va sottolineata la grande importanza, almeno per le signorie
degli enti ecclesiastici, di un fattore non esclusivamente economico come le
donazioni.
Risorse
1.
Archivi, biblioteche ed edizioni di fonti
Sono le fonti documentarie a fornire le informazioni essenziali sui poteri signorili. Al riguardo appaiono opportune un paio di precisazioni.
1) Una parte consistente delle scritture di natura ordinaria (compravendite, concessioni, ecc.), che risultano fondamentali per la conoscenza del fenomeno signorile, è inedita. È quindi necessario un lavoro di spoglio della documentazione presso le varie sedi di conservazione per il quale risulta indispensabile avere a disposizione strumenti di orientamento. Per gli Archivi di Stato esiste la Guida generale degli Archivi di Stato, in cinque volumi, con elenco delle sedi in ordine alfabetico e indicazioni di massima sui fondi di ogni archivio e delle sue sezioni; questa ricerca preliminare è oggi effettuabile anche in rete al sito http://www.maas.ccr.it/h3/h3.exe/aguida/findex_guida. Per le biblioteche è disponibile l'Annuario delle Biblioteche italiane; l'ultima edizione risale al 1969-1981 e comprende biblioteche nazionali, provinciali, comunali, universitarie, di collegi e di enti ecclesiastici, con indicazioni sulla presenza o meno di fondi archivistici; il limite dell'Annuario è l'incompleta copertura del panorama bibliotecario italiano Dal 2000 si sta redigendo l'Anagrafe delle biblioteche italiane accessibile su http://anagrafe.iccu.sbn.it.
2) A tutt'oggi non esiste per l'Italia un repertorio delle fonti documentarie. Ci si deve quindi muovere per sondaggi in diverse direzioni. Parte del materiale edito è reperibile in varie pubblicazioni di taglio regionale e locale: un elenco rappresentativo è fornito nella sezione 3. Riviste. Tra le collane più importanti meritano un cenno la "Biblioteca della Società Storica Subalpina" (poi "Biblioteca Storica Subalpina"), incentrata sull'edizione di fonti di Piemonte, Liguria e Lombardia occidentale, e i "Regesta Chartarum Italiae" (56 volumi, dal 1907 al 2006), dove è ospitata documentazione principalmente dell'Italia centrale. In generale, una consultazione preventiva è sempre consigliabile per una collezione edita, come i "Regesta", dall'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo (http://isime.it): si tratta delle "Fonti per la Storia d'Italia" (118 volumi, dal 1887 al 1993), che contengono, tra l'altro, l'edizione dei diplomi dei re d'Italia da Guido a Berengario II e dei placiti, cioè delle sedute giudiziarie, del Regno dal IX all'XI secolo; proficuo può rivelarsi anche l'esame del Repertorium Fontium Historiae Medii Aevi (11 volumi, dal 1962 al 2006); infatti, anche se dal Repertorium sono escluse le collezioni di scritture esclusivamente documentarie, la presenza di un testo di altra natura in una raccolta di documenti fa si che quest'ultima venga catalogata nella sua integrità.
Tra gli strumenti innovativi si segnala l'iniziativa on line Italia regia, incentrata su una schedatura approfondita della documentazione altomedievale di matrice pubblica (diplomi, placiti): per il dettaglio si veda più avanti alla sezione 4. Siti web tematici.
2.
Centri di ricerca
Tra gli enti di ricerca che hanno al centro dei loro interessi
le problematiche trattate in questa sede vanno ricordati:
- il Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo di Spoleto (http://www.cisam.org/produzione/index.htm>). Com'è noto, a partire dal 1953 il Centro spoletino ha organizzato un'ininterrotta serie di Settimane di studio i cui atti costituiscono le più importanti opere di sintesi sulle principali problematiche di carattere politico-istituzionale che hanno interessato l'Europa durante l'alto medioevo. Alle Settimane si affianca l'organizzazione di Congressi internazionali (diciassette a partire dal 1951) di argomento più specificamente italiano. La qualità dei contributi, dovuti ai migliori specialisti, unita al taglio cronologico (sino al secolo XI), fanno delle edizioni delle Settimane e dei Congressi uno strumento indispensabile di conoscenza sui primi secoli di storia del Regno italico. D'ausilio possono essere anche alcune monografie (nelle serie Studi, Collectanea e Istituzioni e società) e alcuni saggi della rivista «Studi Medievali» (la III serie ha preso avvio nel 1960), altre iniziative patrocinate dal Centro e che travalicano l'arco cronologico rappresentato dall'alto medioevo.
- L'ISIG -
Istituto storico italo-germanico. Fondato nel 1973 su iniziativa dell'Istituto
Trentino di Cultura da Hubert Jedin e Paolo Prodi come Istituto storico
italo-germanico in Trento, ha assunto recentemente la denominazione di Centro
per gli Studi storici italo-germanici ed è stato integrato nella Fondazione
Bruno Kessler (http://isig.fbk.eu/it), l'ente di
ricerca della provincia autonoma di Trento che opera nel campo
scientifico-tecnologico e delle scienze umane. Il Centro si propone la
promozione degli studi relativi ai legami che uniscono il mondo tedesco e quello
italiano nella realtà storica europea e organizza convegni, incontri e seminari
di studio di alto profilo scientifico (di recente si è assistito a un drastico
diradarsi delle iniziative che includano anche problematiche
medievistiche).
- Il SAAME -
Centro Interuniversitario per la Storia e l'Archeologia dell'Alto Medioevo (http://venus.unive.it/info.saame/).
È stato costituito recentemente dai Dipartimenti storici e archeologici delle
Università di Padova, Siena e Venezia con sede al Cassero di Poggio
Imperiale (Poggibonsi, Siena). In un'ottica rigorosamente interdisciplinare, il
Centro promuove master universitari e organizza seminari internazionali di
studio sull'alto medioevo.
- Tra i
centri di ricerca stranieri con sede in Italia va in primo luogo ricordata l'ÉFR
- École Française de Rome (http://ecole-francaise.it/). L'istituto
francese, già attivo nella seconda metà dell'Ottocento e con un ambito di
ricerca molto ampio che abbraccia storia, archeologia e scienze sociali in
Italia e nel bacino del Mediterraneo dalla preistoria all'età contemporanea, ha
patrocinato nell'ultimo ventennio una serie di fondamentali incontri di studio
sul problema del popolamento e dell'incastellamento nelle regioni
mediterranee.
- Un altro ente
straniero importante e ricco di prestigio è il DHI - Deutsches Historisches
Institut in Rom (http://dhi.roma.it/). Fondato
nel 1888, l'Istituto tedesco promuove e patrocina ricerche sulla storia italiana
e tedesca dall'alto medioevo all'epoca moderna. Dal 1897 pubblica l'importante
rivista «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und
Bibliotheken».
- Il CRISM -
Centro di Ricerca sulle Istituzioni e le Società Medievali (http://hal9000.cisi.unito.it/wf/DIPARTIMEN/storia1/CRISM/CRISM.index.htm).
Il nucleo originario del CRISM, costituitosi sulla scia del magistero di
Giovanni Tabacco, è composto dal gruppo dei principali allievi del medievista
torinese a cui si sono aggregati, dal 1995 in poi, altri studiosi. La struttura
fa capo al Dipartimento di Storia dell'Università di Torino e si è fatta
promotrice di alcune significative esperienze congressuali ed
editoriali.
- Dal 2001 è
attivo un altro centro di ricerca piemontese, il CISIM - Centro Internazionale
di Studi sugli Insediamenti Medievali, sostenuto dal Comune di Cherasco e dalla
Provincia di Cuneo. L'orientamento di ricerca del CISIM si deve all'impronta dei
fondatori, Francesco Panero e Rinaldo Comba, e, per quanto non specificamente
volto allo studio dei poteri signorili, si indirizza verso alcune tematiche,
quali le dinamiche del popolamento nelle campagne, i processi di ridefinizione
dell'habitat e l'evoluzione delle strutture del mondo contadino, che risultano
centrali anche per la questione della signoria. L'ultima iniziativa del Centro è
il patrocinio di una pubblicazione collettiva: Il popolamento alpino in
Piemonte. Le radici medievali dell'insediamento moderno, Torino
2006.
- Tra i
gruppi di ricerca operanti fuori dall'Italia che in anni recenti si sono
distinti per gli studi sulle dinamiche sociali e sulle strutture del potere
dell'alto e del pieno medioevo, con particolare riferimento all'ambito del Regno
italico, va in primo luogo segnalato il nucleo degli allievi di Hagen Keller
presso l'Institut für Frühmittelalterforschung dell'Università di Münster (http://uni-muenster.de/Fruehmittelalter/).
Per quel che riguarda la Francia è doveroso ricordare le iniziative coordinate
da Régine Le Jan (Università di Parigi I) e da François Bougard (Università di
Parigi X); per una bibliografia su questi ultimi due studiosi si può consultare
il sito della Société des Historiens médiévistes de l'enseignement supérieur
public: http://shmes.ish-lyon.cnrs.fr/.
3.
Riviste
Un
contributo fondamentale alla conoscenza del fenomeno signorile è venuto dalle
ricerche di storia locale, nell'accezione positiva della definizione, e in primo
luogo dalle indagini sull'organizzazione del territorio e sulla struttura delle
società locali. Si tratta di una corposa e composita tradizione di studi che in
qualche modo è stata fatta propria dalla storiografia più avvertita perché
promossa da quest'ultima o recepita nelle sue acquisizioni. I contenitori
elettivi per questo tipo di studi sono le riviste edite dalle varie Deputazioni
e Società regionali di Storia Patria; esse, ovviamente, non esauriscono il
ventaglio delle pubblicazioni a disposizione di chi voglia attingere
informazioni su specifici argomenti o ambiti geografici ma ne rappresentano un
campione significativo e includono, tra l'altro, alcuni tra i periodici storici
italiani di più antica tradizione e prestigio. Ci si limita a ricordare quelli
delle regioni più o meno stabilmente comprese nell'ambito del medievale Regno
italico.
- Abruzzo:«Bullettino
della Deputazione abruzzese di Storia Patria».
- Emilia
Romagna: «Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le Province di
Romagna», «Atti e memorie della Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia
Patria», «Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le Antiche
Province Modenesi», «Archivio storico della Deputazione di Storia Patria per le
Province Parmensi», «Reggiostoria».
- Friuli
Venezia Giulia: «Quaderni giuliani»,«Atti e memorie della Società Istriana di
Archeologia e Storia Patria», «Memorie storiche forogiuliesi».
- Liguria:
«Atti della Società Ligure di Storia Patria», «Atti e memorie della Società
Savonese di Storia Patria».
- Lombardia:
«Archivio storico lombardo».
- Marche:
«Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche».
- Piemonte:
«Bollettino storico-bibliografico subalpino».
- Toscana:
«Archivio storico italiano», «Bollettino storico pisano», «Miscellanea storica
della Valdelsa».
- Veneto:
«Archivio veneto».
- L'elenco
completo delle Deputazioni regionali italiane e delle riviste che vi fanno capo
è in http://www.giunta-storica-nazionale.it/giunta/giuntaindex.htm.
Per lo spoglio di buona parte di queste riviste si può ricorrere al sito
dell'Istituto Internazionale di Storia Economica "F. Datini" di Prato: http://www.istitutodatini.it/biblio/riviste/home.htm.
4. Siti
web tematici
4.1 Le
fonti documentarie. Nel 1999 ha preso forma Scrineum (http://scrineum.unipv.it/ Si tratta di
un'iniziativa promossa da un gruppo di paleografi e diplomatisti che offre
on line saggi e materiali di scienza del documento medievale. Dal 2003 il sito
si è arricchito con un periodico telematico: http://scrineum.unipv.it/rivista/rivista.html.
Tra le realizzazioni più significative si segnala la redazione del Codice
Diplomatico digitale della Lombardia medievale, a cura di Michele Ansani (http://cdlm.unipv.it/). Un'iniziativa
recente e molto interessante è costituita dal sito Italia regia (http://italiaregia.it/). Si tratta di un
data-base, avviato a partire dal 2002 e coordinato da Stefano Gasparri,
articolato su diverse schede interagenti tra loro che ha per oggetto la
documentazione pubblica (diplomi, placiti) emanata in Italia dal secolo VII alla
prima metà del secolo XI. Per ora è disponibile il materiale della provincia
Etruria, che è stato curato da François Bougard, Antonella Ghignoli e Wolfgang
Huschner.
4.2
Convergenza storia-archeologia. Attraverso il portale della SAMI -
Società degli Archeologi Medievisti Italiani (http://archeologiamedievale.unisi.it/NewPages/SAMI/index.html)
è possibile consultare tutte le annate della rivista «Archeologia Medievale» e
gli atti dei congressi internazionali patrocinati dal gruppo fondatore del
periodico. All'impegno di questo nucleo di studiosi, coordinatosi attorno ad
alcune figure di spicco - tra cui quella di Riccardo Francovich, recentemente
scomparso - si deve una stagione fondamentale dell'archeologia medievale
italiana e la promozione di una proficua convergenza tra storici e archeologi
che ha trovato il suo terreno privilegiato di incontro proprio nello studio del
fenomeno dell'incastellamento.
4.3 I
castelli. Il fascino che esercita il tema del castello anche al di fuori
dell'ambito più strettamente scientifico ha condotto a una proliferazione di
iniziative e di siti. Tra questi è doveroso ricordare almeno quello dell'IIC -
Istituto Italiano dei Castelli (http://www.castit.it/). L'ente, nato nel 1964 e
riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali nel 1991, è articolato in sezioni regionali e pubblica una serie di
riviste: «Cronache castellane», «Castellum», «Castella».
5.
Status quaestionis
Possono
essere considerati rappresentativi degli attuali orientamenti della ricerca
sulla signoria gli atti di due convegni internazionali recentemente
pubblicati:
- Señores,
siervos, vasallos en la Alta Edad Media. XXVIII
Semana de Estudios Medievales, Estella 16-20 luglio 2001, Pamplona
2002.
- Pour une
anthropologie du prélèvement seigneurial dans les campagnes médiévales. Réalités
et représentations paysannes, Medina
del Campo 1-4 giugno 2000, a cura di M. Bourin e P. Martinez Sopena, Paris 2004
(Histoire ancienne et médievale, 68).
Il taglio
comparatistico si propone di far emergere analogie e differenze tra esperienze
signorili talora molto diverse anche sulla base di un confronto terminologico e
concettuale, cioè sulla scorta dello strumentario che le varie storiografie
europee hanno messo a punto sull'argomento della signoria. Le linee guida
interpretative sono enunciate nell'ampio questionario proposto dagli
organizzatori ai relatori di una delle sezioni del convegno di Medina e
disponibile in rete: http://hal.archives-ouvertes.fr/index.php?halsid=8fribtdcsqiatl2f92nhg77u97&view_this_doc=halshs-00154804&version=1 .
Di questo vanno sottolineate l'attenzione posta alla tipologia delle fonti e la
centralità del tema del prelievo (forme, tempi, luoghi) che costituisce un
ottimo indicatore del rilievo di un potere locale e dei suoi meccanismi di
funzionamento.
6.
Studi
La
signoria: modelli, sintesi, puntualizzazioni
- M. Bloch,
La société féodale, 2 voll., Paris 1939-1940, trad. it. La società
feudale, Torino 1987.
- R.
Boutruche, Seigneurie et féodalité, 2 voll., Paris 1959-1970, trad. it.
Signoria e feudalesimo, Bologna 1974.
- O. Brunner,
Land und Herrschaft. Grundfragen
der territorialen Verfassungsgeschichte Österreichs im
Mittelalter,
Wien-Wiesbaden 1959, trad. it. Terra e
potere, Milano
1983.
- G. Tabacco,
La dissoluzione medievale dello stato nella recente storiografia, in
«Studi medievali», serie III, 1 (1960), 2, pp. 397-446, poi in Id.,
Sperimentazioni del potere nell'alto medioevo, Torino 1993, pp.
245-303.
- V.
Fumagalli, Coloni e signori nell'Italia Superiore dall'VIII al X secolo
(problemi di ricerca e strumenti di lavoro), in «Studi medievali», serie
III, 10 (1969), 1, pp. 423-446.
- G.
Tabacco, L'allodialità del potere nel medioevo, in «Studi medievali»,
serie III, 11 (1970), 2, pp. 565-615.
- H.
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Segnalazioni
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può contattare direttamente il curatore, Primo Giovanni Embriaco: primoem@tin.it.
Curatore
Primo
Giovanni Embriaco si è laureato in Lettere all'Università di Genova e ha
conseguito il dottorato di ricerca in storia medievale all'Università di Torino.
È membro del CRISM (Centro di Ricerca sulle Istituzioni e le Società Medievali,
(http://hal9000.cisi.unito.it/wf/DIPARTIMEN/Storia1/CRISM/CRISM.doc_cvt.htm).
Al centro dei suoi interessi si trovano i processi di trasformazione del
paesaggio politico e insediativo durante i secoli del pieno e del basso
medioevo, con particolare attenzione all'ambito dell'odierna Liguria. Ha
pubblicato, tra l'altro: Vescovi e signori. La Chiesa albenganese dal declino
dell'autorità regia all'egemonia genovese (secoli XI-XIII),
Bordighera-Albenga 2004 (Collana storico-archeologica della Liguria occidentale,
30). |