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      Discussioni
	  
      V Workshop nazionale 
      “Medioevo e didattica”
      Brescia, Università  Cattolica del Sacro Cuore 
      15 aprile 2005 
       
                Cenni introduttivi
				In un periodo di cambiamenti e  trasformazioni (alcune solo annunciate, altre realizzate) della scuola e dei  suoi programmi di insegnamento, l’incontro seminariale di Brescia organizzato  da Reti medievali ha rappresentato un’utile occasione di discussione e di  confronto sui temi della didattica della storia, e di quella medievale in  particolare. 
                 Programmato a poca distanza dalla  promulgazione, da parte del ministro Letizia Moratti, del Decreto Legislativo  19 febbraio 2004, n. 59 sulla Definizione delle norme generali relative alla  scuola dell’infanzia e al primo ciclo di istruzione, si è incentrato in  particolare sui problemi della scuola primaria e la scuola secondaria di primo  grado. Vi hanno partecipato docenti universitari, docenti delle SSIS e docenti  di scuola secondaria, in una integrazione reciproca di approcci e punti di  vista. 
                 Pubblichiamo ora i materiali  della giornata di studio, mettendo a disposizione la maggior parte delle  relazioni, nella speranza che esse possano diventare occasione di discussione e  di riflessione, e possano alimentare quell’indispensabile rapporto tra scuola e  università che proprio l’esperienza delle SSIS – pur tra tante difficoltà e  qualche polemica – ha contribuito a riproporre, e che andrà in futuro  salvaguardato e sviluppato, a prescindere da quello che accadrà in futuro  riguardo alla formazione degli insegnanti. 
                 Piace osservare che, partendo  anche da punti di vista ‘specialistici’ (ad es. la storia economico-sociale del  medioevo, la storia religiosa [1]), i  contributi proposti focalizzano sì temi e problemi collegati nello specifico  all’età medievale, ma toccano problematiche che investono l’identità stessa  delle discipline storiche. 
                 Sono necessarie, come il pane,  efficaci tematizzazioni e buone pratiche didattiche, le une e le altre alla  portata – se c’è da parte loro una buona volontà che va sorretta e motivata –  anche da docenti che arrivano a  insegnare dopo aver sostenuto magari soltanto due esami di storia (nessuno dei  quali, talvolta, di ambito medievale). Se proposte correttamente e con  intelligenza (e gli strumenti – ad esempio, i repertori di fonti tradotte che www.retimedievali.it mette con dovizia  a disposizione – non mancano), le tematiche medievistiche si prestano con  grande efficacia ad una funzione didattica di carattere generale, ad educare lo  studente alla complessità storica e al rapporto con le fonti. Si contribuisce  così a far giustizia di stereotipi, non meno frusti che insopportabili: che per  ‘interessare’ ed educare gli studenti non si possa che proporre la  contemporaneità, e che il medioevo sia il luogo oscuro della tradizione. A  queste banalizzazioni hanno talvolta ceduto gli stessi programmi ministeriali  e la produzione manualistica.  
                Silvana Anna Bianchi, Gian Maria  Varanini 
                [1] Non è stato possibile  purtroppo acquisire la relazione concernente la storia politico-istituzionale.  
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